Politiche sociali: i tagli del Governo sul fondo nazionale mettono in allarme gli enti locali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 novembre 2008 14:55
Politiche sociali: i tagli del Governo sul fondo nazionale mettono in allarme gli enti locali

"Dopo la scuola, adesso i servizi sociali e il fondo sanitario. Il governo ha gettato la maschera. E non è certo con l'elemosina della social card che si danno le risposte ai bisogni dei cittadini in difficoltà". È quanto dichiara l'assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni nell'apprendere la notizia della volontà del governo di tagliare il fondo nazionale per le politiche sociale del 30%, quasi 300 milioni per il 2008. "La Regione ci ha informato che per la Toscana questo taglio significa una riduzione di 18 milioni di euro: ovvero si passa dai 61 milioni del 2007 ai 43 di quest'anno.

Per il Comune di Firenze significa una riduzione del 21% pari a 1.605.814 euro". Con questi fondi si finanziano le attività sociali e sociosanitarie, fra cui i servizi per gli anziani non autosufficienti, parte della spesa per le Rsa oltre che i servizi per minori, per le dipendenze e per il contrasto alla povertà. "Il Comune si impegnerà per ammortizzare questo taglio, ma non sarà facile visto anche la difficile situazione dei bilanci comunali. Il rischio, che cercheremo di evitare ad ogni costo, è quello di essere costretti a tagliare i servizi" conclude l'assessore Cioni.


“ Se non accadono fatti nuovi, non potremo fare altro che registrare un debito fuori bilancio di 800mila euro: questa è infatti la cifra che viene a mancare al Comune a seguito del taglio effettuato dal Governo sul fondo nazionale per le politiche sociali”. E’ un vero e proprio allarme quello che lancia l’assessore al sociale Alfio Baldi, denunciando una situazione “davvero insostenibile, addirittura a rischio dissesto finanziario”. L’assessore Baldi spiega che l’essere venuti a conoscenza di questo quadro, cioè del taglio del 30 per cento del fondo nazionale per le politiche sociali, solo alla fine di ottobre non consente neppure una qualsiasi manovra compensativa rispetto alla spesa già sostenuta per i servizi sociali.

Da qui, il rischio reale del dissesto. “E se nel 2009 non vi sarà una inversione di tendenza- aggiunge Baldi- non saremo in condizione di garantire il sistema dei servizi sociali che, faticosamente, siamo riusciti a costruire negli anni. Ciò vuol dire , per esempio, che probabilmente dovremo rinunciare ad assicurare i sussidi per gli indigenti, le vacanze anziani, i percorsi di lavoro assistito e molto altro ancora”. “ Non può non colpirmi- dichiara l’assessore- la contraddizione tra il rilievo che noi diamo al sistema del welfare locale e la sua assenza dalla scena nazionale.

Non può non colpirmi il fatto che i forti incrementi degli investimenti comunali in questo settore servano non tanto ad ampliare i servizi, come sarebbe auspicabile e necessario, ma solo per sopperire all’assenza di efficaci misure economiche nazionali. Mai - conclude- nella mia non breve esperienza di amministratore, sono stato preoccupato come in questo momento. Perché colpire i soggetti più deboli e i bisogni primari dei disabili, degli anziani, dei minori? Per quanto ci riguarda, per quanto riguarda questa amministrazione, continuiamo ad essere convinti che il modo in cui si affrontano i problemi sociali, i problemi delle fasce più deboli, rappresenti la misura della civiltà di una comunità.

Questi interventi sono fondamentali per la vita delle persone, e per questo spenderemo ogni nostra energia per mantenere ciò che abbiamo conquistato”.
«Il modo della cooperazione – sottolineano Antonio Terribile (Legacoop), Luigi Sbrilli (Confcooperative) e Luana Calvani (Agci) – è molto preoccupato delle conseguenze che potrebbero verificarsi nella nostra realtà, nel caso in cui il governo confermasse la volontà di tagliare di quasi 300 milioni di euro la dotazione del Fondo sociale nazionale.

La Asl 9 e la gran parte degli Enti locali – sottolineano i tre presidenti – ricorrono infatti al personale delle cooperative sociali per garantire le prestazioni assistenziali nelle strutture residenziali, per erogare l’assistenza domiciliare e una serie di alte prestazioni di natura sociosanitaria. Nella nostra realtà, gli addetti della cooperazione sociale impiegati in questo tipo di mansioni sono circa 1.000, la gran parte dei quali donne. Se venisse confermato il taglio del 21,6% del Fondo sociale nazionale sia nel 2008 che nel 2009, questo per la provincia di Grosseto significherebbe una riduzione di oltre un milione e 800.000 euro delle risorse trasferite alle Zone socio-sanitarie, con ripercussioni inevitabili sui pagamenti alle cooperative e quindi sui livelli occupazionali.

D’altra parte, già le cooperative sociali sopportano un doppio onere, conseguente ai ritardi oramai cronicizzati dei pagamenti da parte degli Enti committenti, e al rinnovo del contratto di lavoro del comparto a partire dal 1° luglio 2008, che ha comportato un incremento retroattivo delle retribuzioni del 5,78% per quest’anno, cui si aggiungeranno aumenti del 2,70% nel 2009 e del 2,80% nel 2010 (complessivamente un incremento dei costi dell’11,78%). E’ chiaro – concludono i tre presidenti – che se si vuole anche solo mantenere il livello esistente dei servizi, non sono sostenibili tagli delle già esigue risorse disponibili, mettendo in gravissime difficoltà gli Enti territoriali titolari dell’assistenza e le cooperative sociali, che sarebbero costrette a licenziare».

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