Servizi per l’infanzia: vicini a standard europei

Redazione Nove da Firenze
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19 luglio 2007 00:02
Servizi per l’infanzia: vicini a standard europei

Firenze - In Toscana i piccoli da tre mesi a tre anni che entrano in un nido o in altre strutture integrative all’asilo tradizionale, come i centri gioco, sono poco meno di 30 su 100. L’Unione Europea chiede che, entro il 2010, almeno 33 bambini su 100 possano frequentare un asilo nido. In Italia, oggi, solo 10 su 100 ci riescono. "Nella nostra regione l’obbiettivo fissato dal Consiglio di Lisbona è dunque a portata di mano, anche se i servizi per l’infanzia sono tra quelli che al crescere dell’offerta, vedono crescere anche la domanda" ha assicurato l’assessore all’istruzione Gianfranco Simoncini, in una comunicazione alla commissione Cultura del Consiglio sulle politiche regionali nel settore.

L’assessore ha ricordato che nel bilancio 2007 per i servizi all’infanzia sono previste risorse per 19 milioni e mezzo di euro (10 milioni e 700 mila per investimenti, 8 milioni e 800 mila per la gestione). All’interno di tali risorse, grazie a finanziamenti comunitari, un milione 200 mila euro permetteranno di realizzare i 'nidi ragnatela', piccoli nidi domiciliari, per massimo cinque bimbi, collegati ai centri maggiori e destinati prevalentemente ai comuni montani. Il bando, in scadenza in questi giorni, consentirà l’inserimento di altri 60 bambini.

Simoncini ha sottolineato che la domanda, lo scorso anno, è risultata soddisfatta per il 73,4%, rispetto al 56,65% del 2000, mentre il numero dei servizi, negli stessi anni, è passato da 349 con 11.054 iscritti a 758 con 27.086 iscritti. "Puntiamo ad estendere la diffusione nei territori che ne sono privi - ha dichiarato l’assessore - ed a mantenere una differenziazione nelle tipologie, per dare risposte personalizzate, con una rete ed un’organizzazione flessibile".
Quali sono le prospettive per l’anno in corso? La legge Finanziaria 2007 ha messo sul tappeto due opportunità.

La prima consente di attivare 'sezioni primavera', strutture sperimentali per i bambini di due o tre anni, collegati a scuole per l’infanzia o asili nido, che saranno operative dal 1° settembre. I finanziamenti disponibili a livello nazionale sono 30 milioni di euro. In Toscana sono state presentate 148 domande, in modo omogeneo su tutto il territorio regionale. Nei primi giorni di agosto ci sarà l’assegnazione delle risorse da parte del Ministero per la pubblica istruzione. Un secondo accordo con il ministero per la Famiglia metterà a disposizione per i servizi alla prima infanzia 100 milioni di euro per tre anni.

Anche in questo caso la discussione sulla ripartizione delle risorse tra le Regioni è in corso.
"Nella scuola per l’infanzia, pubblica e paritaria - ha aggiunto Simoncini - grazie al nostro sistema integrato, l’obbiettivo di scolarizzazione per tutti i bambini da tre a sei anni, fissato a Lisbona, è praticamente raggiunto". I Comuni, nell’anno scolastico 2006/7, hanno erogato alle scuole paritarie finanziamenti regionali per 3 milioni e 295 mila euro, ai quali si aggiungono finanziamenti per due progetti di Fism, l’associazione dei loro gestori, di oltre 300 mila euro.

"In collaborazione con l’Istituto degli Innocenti - ha concluso l’assessore - Abbiamo messo a punto un sistema di valutazione della qualità. L’obbiettivo è assicurare standard adeguati, indipendentemente da chi gestisce il servizio".
"La qualità è un elemento fondamentale - ha commentato il vicepresidente Eduardo Bruno (Comunisti italiani) - I primi anni di vita sono fondamentali per lo sviluppo del bambino ed è importanti avere omogeneità su tutto il territorio regionale". Gianluca Parrini (Margherita) ha sottolineato come il sistema toscano sia caratterizzato da un "rapporto equilibrato tra pubblico e privato, rispettosi ciascuno dei diversi ruoli e campi di intervento", mentre Fabiana Angiolini (Ds) ha messo in rilievo l’importanza di questo servizio sociale per le famiglie.

Stefania Fuscagni (FI), "preoccupata per certi sintomi di centralismo", ha invitato a "rilevare le richieste delle famiglie", per evitare che i servizi siano erogati "a mosca cieca". (dp)

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