Ospedali: dopo il caso Siena in arrivo indirizzi sui collaudi

Redazione Nove da Firenze
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17 maggio 2007 19:23
Ospedali: dopo il caso Siena in arrivo indirizzi sui collaudi

Firenze, 17 maggio 2007- A seguito degli eventi di Taranto gli impianti dei gas medicali degli ospedali toscani nelle sale operatorie, nelle rianimazioni e nelle terapie intensive coronariche sono stati passati al setaccio dai Nas e dai tecnici e responsabili sanitari delle Aziende: tutto è risultato in regola e perfettamente funzionante. Lo ha affermato oggi l’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi riferendo in commissione consiliare circa la situazione della sala angiografica del Policlinico Le Scotte di Siena, da tempo chiusa per sequestro da parte della magistratura.

“Ai cittadini toscani - ha proseguito Rossi – voglio lanciare un messaggio di tranquillità contro ogni ingiustificato allarmismo. Gli impianti sono stati controllati, e non soltanto quelli realizzati dalla ditta che li ha installati in alcune Asl della Toscana oltre che in Puglia e in numerose altre regioni italiane. Non è emerso alcun problema e l’attività dei reparti si svolge regolarmente.” L’assessore ha poi prosguito affrontando il problema della sala angiografica delle Scotte, richiamando con forza il “doveroso rispetto per le indagini della magistratura che sono ancora in corso”.

“Secondo le notizie che mi sono state fornite – ha affermato – al momento dell’avvio dell’attività questa sala aveva tutte le certificazioni di conformità atte a garantire la sicurezza degli impianti ed il rispetto degli standard di costruzione, e nulla di anomalo sarebbe emerso in seguito ai controlli effettuati successivamente sia dall’Azienda sia da tecnici esterni”. “Il caso senese – ha proseguito l’assessore – sembra diverso da quanto si è verificato in Puglia. Al momento tutto porterebbe ad escludere una relazione tra un ipotetico scambio di tubi che erogano gas medicali e la morte di un paziente operato il 27 febbraio scorso.

Questo sia perché l’autopsia avrebbe accertato la morte del paziente per infarto miocardico sia perché la sala ha in seguito funzionato senza dare problemi. Uso e sottolineo il condizionale – ha aggiunto l’assessore Rossi – perché credo che sia un segno di serietà e di rispetto nei confronti delle indagini in corso da parte della magistratura e il cui esito potrebbe cambiare il quadro attuale. Non saprei dire di più. Se mi si chiedesse di costituire una commissione di inchiesta mi riserverei di verificare se una tale iniziativa potesse costituire una indebita interferenza.

In Toscana – ha aggiunto l’assessore Rossi – abbiamo affrontato ogni problema in piena trasparenza e serenità. E’ per questo che il clima che si sta respirando oggi a Siena, tra ipotesi e controipotesi, a cui si affincherebbero anche inaccettabili intimidazioni, non ci convince. Mi auguro che venga presto superato e anche in questo senso è bene che la magistratura possa fare rapidamente il suo corso”. L’assessore Rossi ha quindi affrontato un altro tema emerso dai fatti di Puglia: i collaudi.

“La mia impressione – ha detto – ricavata anche da un approfondimento che ho affidato ad esperti del settore, è che il sistema dei collaudi, che fa riferimento a una normativa vecchia (il Dpr n. 554 del 1999) e pensata per tecnologie meno sofisticate delle attuali, possa essere migliorato e reso più attento e stringente, riducendo un certo margine di discrezionalità che esiste. Per questo sto preparando una circolare di indirizzi a tutte le Asl perché si attengano fin da subito a procedure più responsabilizzanti, mentre oggi stesso penso di sollevare il tema nel corso dell’incontro con il ministro Livia Turco.

Ricordo infine che, se uno degli ultimi atti del ministro è stato quello di istituire un sistema di risk management in ogni Azienda sanitaria, noi in Toscana lo abbiamo da tre anni”.
Numerose le domande dei membri della commissione Sanità, che sono entrati nello specifico della vicenda senese, del clima di tensione che si respira in questi giorni e degli eventi temporali che hanno portato a primi controlli sul malfunzionamento, poi a successive indagini e poi alla chiusura. Secondo Forza Italia, l’allarmismo provocato dalla vicenda ha avuto come effetto positivo maggiori controlli ma è evidente, a questo punto, che occorre rivisitare i percorsi dei collaudi e degli appalti: con i subappalti spesso si perde di vista l’iter dei controlli.

Il gruppo Udc ha preso atto delle rassicurazioni dell’assessore e ha posto l’accento sulle intimidazioni a cui sarebbe stati sottoposti operatori sanitari delle Scotte. An ha sottolineato l’importanza della questione dei collaudi e del fatto che la legge preveda la loro obbligatorietà da parte della Asl. Secondo la Margherita l’informativa dell’assessore alla Commissione è fuori posto e fuori tempo, perché è in corso un’indagine della magistratura: ad oggi diventa difficile comunque, come hanno spiegato alcuni esperti, riuscire a ricostruire tramite autopsia quello che è successo al paziente deceduto.

Gli esponenti del gruppo Ds, infine, hanno messo in rilievo la serietà con cui la vicenda è stata affrontata e la correttezza del comportamento degli operatori. Importante, inoltre, che si sia deciso di portare all’attenzione nazionale l’esigenza di migliorare il sistema dei collaudi.
“Evasivo e in attesa delle risposte della magistratura. Sul “buco nero” delle Scotte permangono e anzi di moltiplicano gli interrogativi”. Costretto da alcune interrogazioni, in primis quella di Fi, a chiarire il commissione i fatti che si sono succediti all’ospedale senese delle Scotte e in particolare la morte di un paziente sottoposto all’impianto di uno stent, l’assessore Rossi – dichiara Annamaria Celesti, vicepresidente della Commissione sanità – non ha portato alcun elemento di novità, trincerandosi dietro l’opportunità di attendere a questo punto i risultati dell’indagine della magistratura”.

“Troppo semplice - aggiunge l’esponente di Fi – Anche noi attendiamo le conclusioni dell’inchiesta. Ma era d’obbligo, quantomeno, per chi gestisce le Scotte e, a maggior ragione, per chi è responsabile dell’intera sanità regionale, chiarire almeno la dinamica degli eventi che si sono succeduti nella sala operatoria nuova di zecca in un arco di tempo di svariate settimane e le conseguenti decisioni assunte: prima la chiusura e quindi una parziale riapertura della struttura”. La data clou – precisa la Celesti – è quella del 27 febbraio quando nella nuova sala angiografica del Policlinico decede un paziente.

Seguono varie segnalazioni di malfunzionamento rispetto all’erogazione dei gas medicali, particolare dell’ossigeno, da parte di alcuni professionisti lì operanti, che spingono la direzione ad affidarsi il 29 marzo ad una perizia tecnica dalla quale emerge la conformità dell’impianto. La sala, comunque, viene chiusa e ogni attività fermata. Il 4 aprile torna ad essere operativa ma solo per l’attività radiologica diagnostica e interventistica. Il 7 aprile la magistratura decide il sequestro della sala operatoria.

L’8 aprile una nuova perizia dell’azienda sanitaria esclude scambi di gas nell’operazione del 27 febbraio in cui morì il paziente. L’11 aprile ennesima verifica degli impianti. Il 12, infine, blitz di periti nella sala e avviso di garanzia al collaudatore. Questi i fatti. Ed è su questi che si chiedeva ai gestori di chiarire. In particolare del perché e come si decida di fermare l’attività di una struttura nuovissima e, a stretto giro, di riaprila ma solo parzialmente. Si trattava prima di tutto di dare conto di queste scelte e di questi comportamenti.

Ma ancora una volta – conclude la Celesti – si è preferita la cautela”.

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