Beni collettivi comuni e demani civici: la Regione Toscana avvia la vendita?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 settembre 2006 13:01
Beni collettivi comuni e demani civici: la Regione Toscana avvia la vendita?

La legge sul governo del territorio della Regione Toscana (LR1/2005) afferma che lo svolgimento delle attività pubbliche e private che incidono sul territorio e “l’utilizzazione delle risorse territoriali ed ambientali deve avvenire garantendo la salvaguardia e il mantenimento dei beni comuni e l’uguaglianza di diritti all’uso e al godimento dei beni comuni, nel rispetto delle esigenze legate alla migliore qualità della vita delle generazioni presenti e future”.
La Giunta Regionale ha proposto una delibera che contiene un elenco di numerosi immobili da alienare "in quanto non più necessari alle esigenze organizzative dell’ente, né strumentali ai fini dell’attività, né capaci di produrre conveniente reddito”.

Si tratta della Decisione n.3 del 29/5/2006 “LR 27/12/2004 n.77 Demanio e Patrimonio Regione Toscana. Adozione schema di deliberazione della Giunta Regionale recante approvazione degli elenchi di cui all’articolo 20 della LR 77/2004” per l’invio preventivo al Consiglio Regionale previsto dalla LR 77/2004”, con cui viene proposta una delibera che contiene un elenco di numerosi immobili da alienare: “beni allegato D che si intende alienare in quanto non più necessari alle esigenze organizzative dell’ente, né strumentali ai fini dell’attività, né capaci di produrre conveniente reddito”.


Gli elenchi sono due. Il primo contiene ben 52 beni localizzati in tutte le province, molti dei quali sono alloggi. Fra di essi anche quelli dove si trova la “sede delle Regione Toscana da trasferire, di via Gustavo Modena 13/1 R”. Trasferimento previsto probabilmente in relazione al grosso affare Ligresti Fondiaria a Castello. Il secondo elenco, l’allegato D paf (patrimonio agricolo forestale), prevede l’alienazione di centinaia di appezzamenti agricoli, la gran parte dei quali appartenenti al demanio civico.


La Giunta Regionale Toscana (assessore Bertolucci, PCdI) ha approvato tutto il piano di vendita il 4 settembre “considerato che è decorso il termine ... e non sono state presentate osservazioni o proposte da parte del Consiglio Regionale " ai sensi della legge regionale 77/2004:"La proposta di deliberazione di cui al comma 1 è preventivamente inviata al Consiglio regionale. Nel termine di sessanta giorni dal ricevimento, il Consiglio regionale trasmette alla Giunta eventuali osservazioni e proposte".

Nonostante le sollecitazioni ricevute, nessuno in Consiglio regionale si è opposto.
"Se la proprietà pubblica ha garantito che nessuno realizzasse i soliti interventi distruttivi e degradanti ed escludenti -commentano Marvi Maggio di INURA, Massimo Cervelli dei Cobas Regione Toscana, Fabrizio Bertini del coordinamento dei comitati tosco liguri per la difesa dell’ambiente- cosa capiterà se questi immobili (terre ed edifici)verranno venduti? Ci diranno che i proprietari hanno il diritto di costruire sempre e comunque? Quanti degli immobili a Firenze e in altre parti del territorio toscano rischiano di diventare l’ennesimo albergo? Quante colline e pianure ancora dovranno essere devastate da inutili e scadenti (ma molto redditizie) lottizzazioni? Quante aree agricole saranno ancora trasformate in campi da golf? Quante coste in porticcioli turistici o sedi di pericolosi e incoerenti impianti di rigassificazione offshore? Anche le coste e il mare che sono area demaniale rischiano la privatizzazione.

Sarebbe questa l’eccellenza di cui parla la Regione? Il governo del territorio, deve garantire e incrementare il mantenimento dei beni comuni non come astrazione ma come concreta realtà. Sono aree necessarie anche ai fini della manutenzione del territorio, dei suoli e del sistema insediativo, della conservazione dinamica degli ecosistemi naturali e seminaturali, della tutela e dell’ incremento della biodiversità.
Il regime della proprietà privata e i processi di espropriazione delle proprietà collettive, dei diritti di uso civico, dei beni in proprietà delle comunità locali, hanno avviato e accompagnato il passaggio – quasi sempre violento - da forme di produzione con al centro le esigenze primarie delle popolazioni insediate a forme di produzione con al centro le logiche del mercato e il profitto della classe dei proprietari privati.

Questo è ciò che è sempre accaduto nella storia del capitalismo: dalle prime forme di accumulazione originaria alla attuale globalizzazione neoliberista".

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