La Toscana impugna la legge sulla droga

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 aprile 2006 17:14
La Toscana impugna la legge sulla droga

firenze- La Regione Toscana impugna davanti alla Corte costituzionale la legge Fini sulle tossicodipendenze. Per la precisione il ricorso riguarda alcune disposizioni del decreto legge del 30 dicembre 2005 n.272, convertito in legge n.49 il 21 febbraio 2006, che comporta modifiche al testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostenze psicortrope, prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza, risalente a un decreto del 9 ottobre 1990. Le norme che secondo la Regione Toscana contrastano con numerosi articoli della Costituzione sono più d’una.

Prima di tutto le nuove disposizioni non sono mai state sottoposte all’esame della Conferenza Stato-Regioni per il parere di competenza. In particolare, afferma il ricorso riferendosi al titolo V della Costituzione, “lo Stato avrebbe dovuto acquisire obbligatoriamente l’intesa con le Regioni” in materia di Lea, ossia di Livelli essenziali di assistenza a cui si fa riferimento nella nuova normativa. Le disposizioni, sintetizza il ricorso, “interferiscono con materie regionali e, segnatamente, con la materia della tutela della salute” e in più contrastano anche con quel principio di “leale collaborazione” che dovrebbe informare di sé i rapporti tra i vari livelli dell’organizzazione statale.

Il secondo punto contestato riguarda la parità fra strutture pubbliche e private. Infatti le nuove norme affidano a queste ultime compiti che in precedenza erano riservati alle strutture del servizio pubblico, cioè ai Sert, e prevedono l’ingresso diretto delle persone interessate nelle strutture private, autorizzate e accreditate, senza alcun filtro di medici di strutture del servizio sanitario nazionale. Le strutture private vengono abilitate alla diagnosi dello stato di tossicodipendenza, alla programmazione ribilitativa, all’esecuzione del programma, senza alcuna verifica da parte della Asl sulle necessità dell’intervento, sulla validità del percorso riabilitativo e di reinserimento.

Una scelta legislativa che, secondo il ricorso, “comporta una palese violazione dell’autonomia di spesa delle regioni” che si vedono da una parte comprimere l’attività normativa e di programmazione delle attività di prevenzione, cura e riabilitazione delle tossicodipendenze e dall’altra vengono chiamate ad accollarsi le spese di prestazioni che vengono decise dalle strutture private senza alcun filtro da parte delle Asl. Una “compressione” messa in evidenza dal terzo punto contestato, cioè da fatto che una volta stabilita la parità tra strutture pubbliche e private abilitate ad operare in questo settore la legge nazionale “fissa in modo dettagliato i requisiti, soggettivi ed oggettivi che tali soggetti devono possedere” e fissa in modo altrettanto tassativo “le condizioni che possono giuistificare il diniego all’autorizzazione”.

Alle Regioni non resta che la possibilità di fissare esclusivamente “le modalità di accertamento e certificazionedei requisiti indicati” dalla legge e “le cause che danno luogo alla sospensione o alla revoca dell’autorizzazione”. In breve “la competenza legislativa delle Regioni è relegata a ruolo di mera esecuzione di una normativa compiutamente definita a livello statale”. Sulla stessa linea l’ultimo punto sollevato, cioè il fatto che la legge prevede che la certificazione per ottenere la sospensione dell’esecuzione della pena e l’affidamento in prova al servizio sociale possa essere rilasciata anche dalle strutture private accreditate e non esclusivamente dai Sert, come previsto in precedenza.

«Come poteva, la Regione che progetta la stanza del buco per drogarsi meglio, resistere alla tentazione di impugnare la legge firmata da Gianfranco Fini con cui il governo di centrodestra ha posto argini precisi al fenomeno?» E’ amaramente sarcastico, il commento con cui il Presidente di Alleanza Nazionale in Regione Toscana Maurizio Bianconi e il Consigliere regionale Achille Totaro (membro della Commissione regionale sanità) accolgono la notizia delle contestazioni di incostituzionalità mosse dalla Regione Toscana alla legge Fini presso la Corte costituzionale.


Una mossa, spiegano Bianconi e Totaro, che ben si sposa con le posizioni tenute finora dalla Regione Toscana non solo sulla droga con la questione della stanza del buco, ma su molti dei temi su cui il governo ha legiferato nella passata legislatura: «Finora – ricordano Bianconi e Totaro – Martini e la sua giunta si sono mossi perseguendo il massimo tasso possibile di conflittualità rispetto al governo di centrodestra, con casi anche eclatanti di decisioni antagoniste come per il condono o per l’istituzione di un Centro di permanenza temporanea per immigrati.

Questa contestazione della legge Fini non è che l’ultimo atto, il colpo di coda di un governo regionale che alla voglia di antagonismo somma oggi l’arroganza della vittoria assegnata dalle urne alla propria coalizione. C’è da chiedersi se questa sia maturità politica».

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