Abolizione dell’Ici: sull’annuncio del Presidente Berlusconi si scatena la polemica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 aprile 2006 15:03
Abolizione dell’Ici: sull’annuncio del Presidente Berlusconi si scatena la polemica

Firenze, 4 Aprile 2006- Il Presidente del Consiglio ha annunciato ieri sera che, in caso di vittoria elettorale della Casa delle Libertà alle prossime elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006, il suo Governo abolirà l'Imposta Comunale sulla prima casa.

Il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, Leonardo Domenici si è apertamente schierato in difesa dell’Imposta Comunale sugli immobili. "Togliere L’ICI senza indicare un tributo sostitutivo significa fare chiudere i Comuni e non erogare più servizi - ha spiegato in una sua nota il presidente Domenici - Berlusconi ha il dovere di dire subito come intende sostituire questo gettito per i Comuni".

E per Filippeschi (Ds): "Ici, il colpo di coda del perdente, più che un colpo di scena. Berlusconi improvvisa e prende in giro"

«Domenici e Filippeschi inizino loro, magari insieme con Martini, a tagliare le loro spese in consulenze e viaggi vari: vedranno che l’abolizione dell’Ici ci rientrerà eccome. Basta con questo fare da Robin Hood all’incontrario, tassando i poveri cittadini per dare ai ricchi amministratori in termini disponibilità di poltrone, emolumenti, gettoni e prebende per gli amici degli amici».

E’ la replica che il Consigliere regionale di Alleanza Nazionale Achille Totaro, terzo nome nelle liste di An per il Senato, oppone ai dubbi espressi dal sindaco di Firenze e presidente dell’Anci Leonardo Domenici e dal coordinatore regionale Ds Marco Filippeschi sulla fattibilità di una abolizione della tassa comunale sugli immobili.
«Domenici e compagni chiedono al governo di dimostrare la copertura finanziaria? Eccola: basta che gli amministratori diessini inizino col tagliare i loro sprechi e la copertura sarà persino abbondante», attacca Totaro.

Il quale non fa mancare i numeri: «Nel solo 2003 Domenici, che per altro ha alla sua corte persino il consulente per la propria immagine politica, ha appesantito i bilanci del Comune di Firenze con qualcosa come 10 milioni di euro di consulenze. Martini, poi, oltre ai quattrini che spende e spande in consulenti di ogni genere anima sé e la giunta regionale con viaggi e tour per i quattro angoli del pianeta, dotando per di più la Toscana di sedi estere equiparabili a mini-ambasciate ed utili solo a far da passerella di lusso per Martini sulla ribalta internazionale.

E proprio costoro domandano a noi quale sarebbe la copertura per l’abolizione dell’Ici? Si guardino nei bilanci, e inizino col rinunciare ai loro lussi. Poi, forse, potranno anche parlare di coperture finanziarie».

“L’Ici – hanno rilanciato i Sindaci della Valdisieve - copre circa il 75% delle entrate proprie di un comune ed è fondamentale per intervenire nei settori dei servizi alla persona. L’Ici è un imposta non statale, ma comunale (istituita nel 1993 in sostituzione di trasferimenti statali) e serve esclusivamente ai Comuni per poter venire incontro alle esigenze basilari di ogni cittadino, dall’illuminazione stradale ai servizi sociali fino agli interventi sui soggetti “deboli” come bambini ed anziani.

Tagliare alle amministrazioni queste entrate significa tagliare ai cittadini dei Comuni i servizi primari; quindi – concludono – siamo in pieno accordo con il presidente dell’Anci nel sostenere che il presidente del consiglio ha il dovere, non nei confronti dei sindaci, ma nei confronti dei cittadini, di dire subito come sostituisce questo gettito con un altro tributo per i Comuni.

“Se perdessimo l’Ici sulla prima casa a Sesto – ha dichiarato il Sindaco di Sesto Fiorentino, Gianni Gianassi, rispetto alla proposta avanzata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi - dovremmo: chiudere 1 nido e metà della Residenza per anziani non autosufficienti, cancellare l’assistenza scolastica ai disabili e 10.000 ore di assistenza domiciliare”.
“Il Presidente del Consiglio – ha aggiunto Gianassi - vuol togliere una tassa che non è sua.

Come al solito non dice dove i Comuni (e non lui) dovrebbero prendere i soldi. Solo chi è disperato può pensare che qualcuno creda a questa bufala. Gli italiani, invece, sanno bene che le imposte che versano al Comune trovano immediato riscontro in servizi ed opere dando,certezze alle famiglie, lavoro ed occupazione”.
“Il Comune di Sesto Fiorentino – ha concluso il Sindaco - raccoglie dalla prima casa 2.180.000 euro. L’imposta è ferma dal 1996 con detrazioni tra 206 e 258 euro a seconda del reddito familiare.

La media è 168 euro l’anno per abitazione principale: 0,45 euro al giorno. Ma molte famiglie non pagano già niente”.

"Eliminare tale risorsa senza introdurre un’imposta sostitutiva vuol dire ridurre al lastrico le amministrazioni comunali -commenta da Bagno a Ripoli il Sindaco Luciano Bartolini- con tutte le drammatiche conseguenze del caso per i cittadini, le imprese e le associazioni che ne compongono la Comunità.
Non solo: ricordo a tutti che l’Ici non è un’imposta dello Stato, ma dei Comuni, per cui, se lo Stato decide di abolirla, è tenuto a trovare un gettito sostitutivo.

E su questo il Presidente ha significativamente taciuto!
Il Capo del Governo è dunque tenuto a spiegare immediatamente come intenda risarcire i Comuni del taglio annunciato ieri sera alle loro entrate, poiché, in assenza di fondi compensativi, sono a rischio servizi essenziali per i cittadini, in primo luogo i servizi sociali. Mi chiedo, fra l’altro, quanto il suo annuncio propagandistico sia condiviso dagli altri partiti della sua Coalizione: cosa non si fa per qualche voto in più!
Il suo è un gioco allo sfascio, è demagogia pura, come è dimostrato anche dal fatto che, in tutta la trasmissione di ieri sera, il Presidente del Consiglio non ha detto come intenda coprire i vari mancati introiti che intende elargire davvero a destra e a manca.
L’abolizione dell’Ici per la prima casa è una promessa impossibile da mantenere (un’altra!), fatta da uno che si sente già all’opposizione!”

“Ci dica, Berlusconi, se intende chiudere i Comuni oppure dove pensa di trovare un gettito sostitutivo dell’Ici, l’imposta che copre circa il 75% delle entrate proprie di un comune” dice il Sindaco di Impruneta, Ida Beneforti Gigli.
“Ci dica, Berlusconi, dove dovremmo trovare i soldi per pagare la pubblica illuminazione, il trasporto e le mense scolastiche, i servizi per i disabili, la pulizia delle strade, gli stipendi dei dipendenti comunali”.
“Ci dica, Berlusconi, quanto crede che si possa continuare a tagliare risorse ai Comuni, ad accusarli di sperperare il pubblico denaro in un costante esercizio di finanza allegra mentre il Governo risparmia, a togliere agli Enti Locali i soldi per i servizi sociali mentre si garantiscono enormi profitti esentasse ai grandi giocatori di borsa e l’evasione fiscale si spande come un’epidemia”.
“Ci dica quanto ancora intende continuare a prendere in giro gli italiani e ad addossare ai Comuni le responsabilità del suo Governo che ha portato allo sfascio i conti pubblici Italiani”.

"In questi anni gli enti locali sono stati taglieggiati dal governo di centrodestra".

Così il vicesegretario dei Ds di Siena Simone Bezzini interviene sul dibattito che riguarda risorse ed enti locali. "Tagliare risorse agli enti locali significa ridurre e tagliare risorse a quei soggetti che erogano servizi essenziali per i cittadini. Basta pensare all'assistenza agli anziani, agli asili nido, ai trasporti scolastici, alle mense, ai servizi per i portatori di handicap, ai contributi per le famiglie bisognose, alle biblioteche, solo per fare alcuni esempi più importanti: tutti servizi forniti al cittadino dalle amministrazioni comunali".


"I comuni – prosegue Bezzini - in questi ultimi cinque anni di governo Berlusconi hanno effettuato i due terzi degli investimenti pubblici realizzati nel nostro Paese. Sappiamo quanto gli investimenti siano importanti per dare sostegno all'economia, oltre che per realizzare importanti opere pubbliche. Il governo di centrodestra aveva promesso mari e monti per le opere pubbliche: ad oggi, invece, non ha realizzato nulla. E un esempio eclatante è la provincia di Siena, dove non è arrivato un euro per infrastrutture, strade e ferrovie".


"Oggi Berlusconi – spiega Bezzini - propone di abolire l'Imposta comunale sugli immobili, ma non dice come pensa di reperire i tre milioni di euro che verrebbero a mancare a seguito di questo provvedimento e che servono per pagare i servizi sociali. Da ciò se ne deduce che la destra vuole smantellare i servizi per gli anziani, per l'infanzia e per le famiglie e bloccare tutti gli investimenti delle amministrazioni comunali. Ormai l'obiettivo della destra è peggiorare le condizioni di vita degli italiani.

O Berlusconi vuole distruggere lo stato sociale, affossando tutti i servizi ai cittadini, oppure sta nuovamente prendendo in giro l'Italia. L'ennesima dimostrazione pubblica di un uomo disperato".
"La questione – conclude il vicesegretario dei Ds di Siena - della riduzione della tassazione sulla prima casa è un problema serio che non può essere trattato in maniera superficiale e demagogica come fa Berlusconi. Va inserito in un progetto complessivo di riforma del fisco, dentro il quale prevedere anche una riduzione del prelievo fiscale sulle prime abitazioni, soprattutto per chi ha redditi medi e bassi.

Un progetto di riforma che deve essere concertato con le parti sociali, con le Regioni e con gli enti locali".

"Per il Comune di Montemurlo nel Bilancio 2006 significa rinunciare ad una entrata di 5.515.000 Euro -afferma il Sindaco Ivano Menchetti- Il Bilancio di parte corrente (titolo 1°)è di 11.749.488 di euro, aggiungendo il titolo terzo (ammortamenti) non si arriva a 13.000.000 di Euro il che significa che le spese del Comune sono coperte per circa la metà da questa voce di entrata.

Occorre spiegare ai cittadini che con questa operazione pre elettorale, che toglierebbe senza nulla aggiungere, si smantellerebbero i servizi essenziali per le comunità locali, dai certificati anagrafici, alla sicurezza alla pubblica illuminazione agli asili nido. Questa operazione è l’esatto contrario della devolution e la negazione di ogni principio di riforma in senso federalista del nostro Paese.
Purtroppo segnali di accentramento si sono visti con la Finanziaria 2006; non bastano i vincoli assurdi e incostituzionali già imposti ai Bilanci degli Enti Locali, che si trovano per questo costretti ad aumentare l’ICI, mentre diminuisce la compartecipazione al gettito IRPEF, a causa della sciagurata previsione delle aliquote, che favorisce solo i ceti più ricchi; ora si vuole forse tornare ad uno Stato che da Roma stabilisce quali servizi devono erogare i Comuni, quali devono essere a pagamento e forse anche quale deve essere la misura del pagamento, dimenticando che ogni Comune è una realtà geografica e sociale che ha proprie caratteristiche e proprie necessità.

Oppure più semplicemente il Presidente del Consiglio vuole abolire i Comuni visto che per l’80% sono governati dalla Sinistra? Ma forse abolirà l’ICI come ha abolito l’IRAP, per finta!
La verità è che in questi 5 anni i Comuni hanno sopperito anche alle carenze dello Stato: per quanto ci concerne l’informatica nelle scuole è una realtà perché pagata dal Comune, il sostegno alla realtà economica attraverso infrastrutture importanti si è potuta fare solo con la spesa del Comune, della Provincia e della Regione; abbiamo dovuto anche finanziare le spese per una sezione di scuola materna che lo Stato, pur avendone competenza, non avrebbe sostenuto con decine di bimbi che sarebbero rimasti a casa altro che sostegno alla famiglia e scuola anticipata.
Tutte queste cose senza un serio riordino della finanza locale non potremo farle più se viene a mancare metà bilancio che oggi deriva dall’ICI.
Il gioco delle balle ad effetto non è degno di un paese importante come l’Italia.

Occorre serietà, competenza e almeno conoscere come è fatto un bilancio di un comune".


Cos’è l’ I.C.I. - Imposta Comunale sugli Immobili
L'I.C.I., l'imposta comunale sugli immobili, è la prima delle imposte con le quali si è attribuito una maggiore autonomia impositiva agli enti locali. Sin dal 1993, infatti, l'introito dell'I.C.I. viene destinato, in sostituzione dei trasferimenti statali, integralmente ai bilanci dei Comuni (che, con le ultime disposizioni, hanno acquistato maggiore margine di autonomia nella gestione del tributo).

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