Quando le apparenze ingannano: scene affollate causano errori visivi ad alta sicurezza
Ricercatori fiorentini spiegano perché in uno studio pubblicato su PLoS Biology

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 febbraio 2006 13:29
Quando le apparenze ingannano: scene affollate causano errori visivi ad alta sicurezza<BR>Ricercatori fiorentini spiegano perché in uno studio pubblicato su PLoS Biology

Firenze, 16 febbraio 2006- Perché le testimonianze oculari possono essere del tutto inaffidabili? E in una partita di calcio perché l’arbitro può assumere con grande sicurezza decisioni clamorosamente sbagliate? E ancora, perché nel cuore della battaglia i soldati a volte non distinguono tra amici o nemici?

Un aiuto a comprendere quale sia l’origine di errori visivi assunti con alto grado di certezza viene da uno studio in uscita su PLoS Biology di cui sono autori Stefano Baldassi, Nicola Megna e David Burr del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Firenze.

I ricercatori dimostrano, infatti, come si verifichi che in particolari situazione visive, affollate di segnali, si prendano decisioni erronee con maggiore sicurezza.

Lo studio riguarda i processi percettivi e neurali sottostanti alla ricerca visiva, in particolare, il modo in cui le fonti di distrazione (in termini scientifici distrattori) influenzano la prestazione di un compito di ricerca visiva in situazioni controllate di laboratorio.

Ci si potrebbe intuitivamente aspettare che all’aumentare del rumore e degli errori - come quando cerchiamo di trovare un amico in una strada affollata o un documento in una scrivania in disordine - la certezza di essere nel giusto precipiti.

I ricercatori fiorentini dimostrano che avviene esattamente il contrario.

In presenza di un alto numero di rappresentazioni interne indipendenti e rumorose, il sistema visivo tende a basare la decisione percettiva su quella più intensa. Baldassi, Megna e Burr hanno dimostrato che questa regola si può applicare anche alla sicurezza che gli osservatori avrebbero nel produrre tali errori percettivi.

Per testare questa ipotesi, è stato chiesto a dieci osservatori di indicare la direzione dell’inclinazione e la stima di orientamento di un reticolo (un piccolo stimolo visivo di forma circolare composto da righe parallele bianche e nere sfumate) che poteva essere inclinato in senso orario o antiorario rispetto al verticale.

Lo stimolo bersaglio era visualizzato per un brevissimo intervallo da solo o con un numero variabile di distrattori verticali disposti a cerchio intorno al punto di fissazione. Sebbene sia noto che l’intensità percepita di uno stimolo si riflette sulla decisione, i ricercatori hanno misurato direttamente la sicurezza soggettiva, chiedendo agli osservatori di indicarne il livello nella produzione della risposta. La stima dell’inclinazione percepita aumentava con il numero di elementi nel display, così come la sicurezza dei soggetti nelle loro decisioni.

Gli studiosi hanno concluso che il sistema visivo combina le risposte di canali indipendenti e rumorosi e risponde in base al segnale più alto.

“Questi risultati suggeriscono che la probabilità di essere certi di aver visto qualcosa che effettivamente non si è visto aumenta in ambienti caotici, un fenomeno che può avere implicazioni molto estese – nota David Burr - Sebbene il nostro studio si sia focalizzato su decisioni percettive semplici circa un singolo attributo di uno stimolo, lo stesso tipo di processo può essere applicato a compiti cognitivi complessi che coinvolgano problem-solving e memoria.

Quando ci si trova di fronte ad eventi multipli in ambienti caotici e confusi, si può decidere su alcuni aspetti di quelle situazioni sbagliando di sana pianta pur essendo del tutto certi della correttezza delle decisioni prese”.

Così comprendiamo meglio – per rimanere solo nell’ambito sportivo - perché nel giudizio del fuorigioco calcistico l’arbitro o il guardalinee nutrano molti più dubbi nella situazione apparentemente semplice di due o tre giocatori che non quando la linea di fuorigioco include molti più giocatori.

Ma la conoscenza di tale fenomeno può avere ampie ricadute, perfino nelle strategie di controllo dei bagagli degli operatori aeroportuali.

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