Cinema:L’Arco di Kim Ki Duk

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 ottobre 2005 17:11
Cinema:L’Arco di Kim Ki Duk

E’ prevista per il prossimo 28 ottobre l’uscita nelle sale dell’ultimo film di Kim Ki Duk “l’Arco” . C’è attesa da parte del pubblico per il nuovo film del regista coreano che si è affermato in Italia ed ha riscosso un grande successo,lo scorso anno , con “ La Samaritana “ e ,soprattutto con “Ferro 3 “.Presentato al Festival di Cannes,” L’Arco “è la storia di un amore impossibile: quello di un vecchio pescatore per una giovane accolta nella sua barca quando aveva sei anni e cresciuta senza contatti con il mondo esterno, ad eccezione di alcuni pescatori che salgono sulla barca per bere.

Un giorno, tra questi, un giovane studente attira da subito l’attenzione della ragazza: tra i due nasce una tenera amicizia. Mentre il vecchio annota sul calendario di bordo i giorni che mancano al diciassettesimo compleanno della ragazza, giorno in cui si è deciso di farla sua sposa, i due giovani si scambiano sguardi complici e carichi di affetto.Il resto della storia, un soggetto originale del regista, coreano, è tutto da scoprire … L'acqua torna ad essere l'elemento fondamentale del racconto, confine insormontabile, fine di tutto.

Per diciassette giorni, senza pause, regista e troupe sono stati impegnati nelle riprese in oceano aperto tra il vento forte e le maree di pieno inverno. Come già Kim Ki Duk ci ha abituati, le parole sono ridotte al minimo, si punta tutto sulla gestualità dei corpi e sull’espressività dei volti. La barca è l’unico in cui si svolgono gli eventi, il resto che il pubblico vedrà, e forse si godrà, è costituito dai fantastici scenari di cieli limpidi e azzurri, dello sconfinato e profondo oceano, e della vecchia barca, sulla quale è dipinta la maestosa immagine di Buddha.

"E' uno tra i film più sentimentali che ho mai girato – ha spiegato il regista -. In Corea “L'arco” è uscito in un solo cinema, ma è stata una mia scelta, non voglio andare incontro a degli spettatori viziati, sono loro che devono venirmi a cercare". "I critici coreani parlano male dei miei film perché non li capiscono, ma il limite è loro non mio , mentre con il pubblico italiano ed europeo ho istaurato un buon rapporto perché gli spettatori guardano e giudicano i miei film con il cuore".


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