Pergola: da martedì 11 a domenica 16 ottobre Io, l'erede di Eduardo De Filippo con Geppy Gleijeses e Leopoldo Mastelloni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 ottobre 2005 16:11
Pergola: da martedì 11 a domenica 16 ottobre <I>Io, l'erede</I> di Eduardo De Filippo con Geppy Gleijeses e Leopoldo Mastelloni

6/10/05 firenze- La tormentata storia scenica di Io, l’erede inizia alla Pergola il 5 marzo del 1942 quando Eduardo presenta la commedia come novità assoluta e dove viene accolta alla fine di ogni atto da cinque o sei chiamate. E’ merito oggi di Andrée Ruth Shammah e Geppy Gleijeses e dello sforzo produttivo e artistico congiunto dello Stabile di Calabria e del Franco Parenti di Milano riproporla sulle scene italiane. Ad una manciata di giorni dal debutto milanese al Piccolo il tutto esaurito registrato alle prime repliche conferma l’eccellenza della proposta.



Geppy Gleijeses in questo spettacolo ricompone una lunga serie di occasioni mancate e incontri riusciti con Eduardo De Filippo. Il primo incontro con il maestro è del 1972 quando, dopo un’audizione, Eduardo propone a Gleijeses diciassettenne una scrittura per Il figlio di Pulcinella, ma allora la giovane età e gli impegni di studio lo costrinsero a rifiutare.

Questa nuova edizione di Io, l’erede vede anche il ritorno sulle scene di Leopoldo Mastelloni nei panni di zia Dorotea, a celebrare con il suo primo debutto al Piccolo di Milano i suoi 40 anni di carriera.

Marianella Bargilli, che ha conquistato la prestigiosa nomination nella terna dei finalisti del premio ETI – Olimpici del teatro, come attrice emergente per l’interpretazione nella scorsa stagione di Eliza Doolittle nel Pigmalione, è anche in questa produzione accanto a Gleijeses nel ruolo di Adele.

Io ,l’erede è l’ultimo testo della Cantata dei giorni pari, ma anticipa l’amarezza della Cantata giorni dispari influenzata com’è dall’inasprirsi dei dissapori familiari ed artistici tra Eduardo e Peppino che ne determinano la scarsa fortuna scenica: "a mio fratello quel ruolo non dava gioia, non lo stimolava, e allora tolsi di mezzo il lavoro.

Fu rappresentato quattro sere e non se ne parlò più."

Ispirata a un "fatterello" autobiografico, scritta da Eduardo in napoletano nel 1942 e riscritta "in lingua" nel 1968, si apre sulla commemorazione funebre di Prospero Ribera. I Selciano, tra loro il capofamiglia, l’avvocato Amedeo (Umberto Bellissimo), sono riuniti per ricordare il caro estinto: per ben trentasette anni, infatti, il Ribera, grazie alla generosità del vecchio Selciano, ha vissuto come ospite fisso della famiglia, da sempre impegnata in opere di beneficenza.

Improvvisamente bussa alla porta il figlio di Prospero, Ludovico (Geppy Gleijeses), il quale reclama per sé il posto del padre. Nonostante un certo sconcerto e imbarazzo, nessuno dei Selciano riesce a contrapporre validi argomenti alle motivazioni addotte con forza da Ludovico. Dal paradosso iniziale si passa così alla vita quotidiana, che non manca di riservare sorprese al povero ospite: sarà veramente solo il buon cuore ad aver spinto la famiglia Selciano ad accogliere il padre in casa propria?

Nella sua lettura Andrée Ruth Shammah sviluppa la vicenda accentuando i lati comici di un esplosivo (rischioso) divertimento.

La regista mette in moto un meccanismo di fatti e personaggi di aspra buffoneria, portando in primo piano la figura di Ludovico Ribera che, con la coerenza del suo comportamento, smaschera il "buonismo" ipocrita di cui i Selciano sono emblema. L’allestimento, nelle intenzioni della regista, supera inoltre un "certo eduardismo" per interpretare l’autore napoletano come un vero e proprio classico novecentesco. E’ una regia-drammaturgia che dà voce a personaggi appena abbozzati o dimenticati, che colma l’incompiutezza di un testo che Eduardo portò poco in scena con interventi, citazioni, rimandi tutti comunque di matrice eduardiana.

La scena è anch’essa un omaggio al maestro, realizzata da Gian Maurizio Fercioni nipote di Onorato, grande amico di Eduardo, è "realizzata con materiali poveri, semplici e familiari come carta, cartone e tela.." e immersa in un caldo candore.

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