Quale la migliore forma di gestione per la risorsa acqua?
Indagine di Cittadinanzattiva sui costi del Servizio Idrico Integrato in Italia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 luglio 2005 12:59
Quale la migliore forma di gestione per la risorsa acqua?<BR>Indagine di Cittadinanzattiva sui costi del Servizio Idrico Integrato in Italia

In Toscana, a parità di consumo, la bolletta dell’acqua può variare anche di 198 €, a seconda se si risiede a Massa piuttosto che a Arezzo. In particolare, una famiglia di tre persone che consuma 192 m3 annui spende a Arezzo il 171% in più rispetto a Massa, il 65% in più rispetto a Lucca, il 52% in più rispetto a Grosseto e Siena, il 45% in più rispetto a Carrara, il 18% in più rispetto a Firenze, Prato e Pistoia, il 15% in più rispetto a Pisa e il 2% in più rispetto a Livorno.
Arezzo presenta un costo annuale di 315 €, superiore del 31% rispetto alla media regionale (240 € annui).

Sopra la media si attestano anche Livorno (309 €), Pisa (273 €), Firenze, Pistoia e Prato (266 €), mentre le altre città toscane ne sono al di sotto: a Carrara la spesa annua ammonta a 217 €, a Grosseto e Siena a 208 €, a Lucca a 191 € e a Massa a 116. Riguardo alle città di Arezzo, Livorno e Pisa va evidenziato che sono tra i 10 capoluoghi di provincia italiani più cari relativamente al costo del servizio idrico. Al contrario la città di Massa è tra i 10 capoluoghi di provincia italiani meno cari per la fornitura dello stesso servizio.
A livello nazionale, le tariffe sono mediamente più care al Sud, e in una provincia il servizio idrico integrato può avere costi anche tre volte superiori rispetto ad un’altra provincia, e più che doppi tra province nell’ambito di una stessa regione.
Nello studio realizzato dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva, l’analisi a carattere nazionale del Servizio Idrico Integrato (acquedotto, fognatura, depurazione più quota fissa, ove presente) in termini di costo sopportato da una famiglia di tre persone che consuma all’anno 192 metri cubi di acqua, in linea con quanto calcolato dal Comitato di vigilanza sull’uso delle risorse idriche nell’ultima relazione al Parlamento.


L’indagine ha preso ad oggetto le tariffe del servizio idrico ad uso domestico applicate nel 2004 in tutti i capoluoghi di provincia delle venti regioni italiane, ed è stata realizzata da settembre 2004 a marzo 2005 da rilevatori civici di Cittadinanzattiva. I dati sono stati reperiti (e confermati) direttamente dagli Ato o dai gestori del servizio idrico nelle città interessate alla rilevazione, e tutti i costi sono stati considerati comprensivi di Iva al 10% (eccetto la Puglia che applica un’Iva al 20%).
Caro acqua: marcate disparità di costo dell’acqua all’interno di una stessa regione, una babele di balzelli e canoni ad appesantire le tasche dei consumatori (quota fissa; quota variabile cui corrispondono tariffa base, tariffa agevolate e tariffa eccedenza; Iva al 10%; deposito cauzionale; canoni di depurazione e fognatura variabili in base a consumo e destinazione d’uso dell’acqua, etc.); scaglioni di consumo dell’acqua calcolati su base annuale (71% dei casi) piuttosto che mensile (13%), giornaliera (7%), trimestrale (6%), quadrimestrale (2%) o semestrale (1%).

Approvati solo 61 Piano d’ambito negli 87 ATO insediati (sui 91 previsti). Il tutto a fronte di un incremento tariffario, dell’acqua potabile, del 16% da gennaio 2000 ad oggi, secondo dati Istat.
Questo il poco edificante quadro del settore idrico italiano a 10 anni dalla riforma del settore (legge Galli 36/94).
“La giungla di voci e tariffe che emerge dall’indagine di Cittadinanzattiva” commenta il vice segretario Giustino Trincia “è una grave denuncia della mancanza di comprensibilità e di trasparenza che caratterizza il settore idrico italiano, che andrebbe completamente ripensato dal punto di vista del cittadino consumatore.

Al ritardo accumulato per decenni, in nome della difesa di poltrone di migliaia di enti inutili nel Paese, con la conseguenza di un servizio idrico in molte parti a pezzi e con forti sprechi di acqua, si unisce la beffa di tariffe e bollette di consumo incomprensibili per il 99,99% dei cittadini”.
In Toscana, la voce che mediamente incide di più sulla bolletta è quella relativa all’acquedotto (53%), seguita dal canone di depurazione (30%), dal canone di fognatura (10%) e dalla quota fissa annuale (7%).
Una famiglia tipo che consuma 192 m3 annui di acqua sopporta un costo dell’acqua di 0.66 €/m3, con un minimo di 0.18 €/m3 a Massa e un massimo di 0.91 €/m3 a Livorno.

Il servizio di depurazione si paga invece in media 0.37 €/m3, con un minimo di 0.28 €/m3 a Massa, Grosseto e Siena e un massimo di 0.44 €/m3 a Arezzo. Il servizio di fognatura costa in media 0.13 €/m3, con un minimo di 0.06 €/m3 a Massa e un massimo di 0.18 €/m3 a Livorno. Infine, per la quota fissa annuale si pagano mediamente circa 17 €, con un minimo di 3.07 € a Grosseto e Siena e un massimo di 45.49 € a Arezzo. Nel caso della quota fissa annuale, Arezzo oltre ad essere la più cara in Toscana è anche la più cara tra tutti i capoluoghi di provincia italiani.

La città di Carrara applica una tariffa unica per depurazione e fognatura (0.46 €/m3) mentre Firenze, Prato e Pistoia applicano una tariffa unica comprensiva di acqua, depurazione e fognatura (1.29 €/m3).
Per segnalare eventuali disservizi (perdite nelle condutture, interruzioni del servizio, sprechi, etc.), Cittadinanzattiva mette a disposizione la propria rete territoriale d’informazione e consulenza sui servizi di pubblica utilità. In Toscana, i cittadini consumatori potranno rivolgersi direttamente al PiT Servizi-Cittadinanzattiva di Lucca in Via Fiorentini 25, tel.

e fax 0583/467544, e-mail luccacittattiva@virgilio.it (apertura: lunedì e venerdì 8,30-12,30; mercoledi 8,30-12,30 e 14,30-18,30).

In che modo si possono difendere meglio gli utenti più deboli? Tematica ampissima con idee in movimento: un dibattito al quale intende portare il suo contributo il coordinamento toscano delle sei Autorità di Ambito Territoriale Ottimale (Aato) della Toscana che ha affidato ad un documento inviato ai Sindaci della Toscana ed al Presidente dell'Anci toscana le proprie riflessioni in merito.

RIPUBBLICIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO
Più che garantire un quantitativo di acqua gratuita per tutti a noi pare che il vero problema sia quello di intervenire per rendere più sostenibile l'accesso al servizio idrico integrato a coloro che hanno bassi redditi.

Per assurdo, un intervento indirizzato a sostenere in modo indiscriminato l’accesso gratuito a tutti gli utenti, senza riguardo al reddito, finirebbe per ribaltare il costo su tutti gli utenti, producendo così una sussidiazione finanziata anche da coloro che hanno bassi redditi.
Per quanto concerne, invece, l'attribuzione delle fasce di consumo ad abitante anziché ad utente, si tratta di un principio assai più equo e che condividiamo pienamente tanto che già alcune Aato della Toscana stanno lavorando per applicare le fasce di consumo ad abitante anziché ad utente.



LA PROPRIETA' DELLE RETI E DELLA GESTIONE
E' opportuno ricordare che tutti gli affidamenti fatti in Toscana non prevedono in alcun modo la privatizzazione delle reti, che sono e rimarranno, anche per il futuro, pubbliche.
Diverso è il ragionamento sulla proprietà delle società a cui è affidata la gestione. In un contesto dove la risorsa è pubblica, il governo della risorsa è assicurato dall'ente pubblico e la determinazione della tariffa e il controllo sulla gestione è affidato al pubblico, la presenza del privato potrebbe garantire il reperimento dei capitali necessari a finanziare la gestione e gli investimenti, oltre ad esperienza ed efficienza nella gestione del servizio idrico integrato.



LA PARTECIPAZIONE
Il tema della partecipazione dei cittadini alla gestione del servizio idrico è un tema che è già stato affrontato da alcune Aato sia in Italia che in Toscana, attraverso la formazione di consulte e comitati. Si tratta di iniziative che potrebbero essere arricchite e sviluppate fino a ricomprenderle all'interno del sistema di regolazione con un ruolo autonomo e indipendente.

CONCLUSIONI
La vera scommessa del futuro è come assicurare la tutela del cittadino utente che è, e rimane, il soggetto più debole nel confronto con il gestore il quale, pubblico o privato che esso sia, rimane comunque un gestore in monopolio.

Per questo sarebbe opportuno concentrarci maggiormente sulle questioni che ancora sono aperte, come ad esempio: la sostenibilità delle tariffe sui redditi delle famiglie più povere, l'efficacia dei sistemi di sanzionamento da parte delle Aato nei confronti del gestore, gli incentivi, le regole di comportamento del management e le regole del governo societario con particolare riferimento al comportamento dei soci pubblici all'interno della compagine sociale del gestore del servizio idrico integrato".

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