Il 10 marzo il possibile pronunciamento della commissione VIA del ministero dell’Ambiente sull’ultimo tassello del progetto di sottoattraversamento Alta Velocità della città di Firenze: lo scavalco

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 marzo 2005 12:33
Il 10 marzo il possibile pronunciamento della commissione VIA del ministero dell’Ambiente sull’ultimo tassello del progetto di sottoattraversamento Alta Velocità della città di Firenze: lo scavalco

L’associazione di volontariato indipendente Idra, che confida nell’accoglimento delle proprie valutazioni da parte della commissione VIA, indirizza intanto al presidente della giunta regionale Claudio Martini e al sindaco di Firenze Leonardo Domenici un ultimo energico appello al senso di responsabilità. “Con quale coraggio – scrive il portavoce di Idra Girolamo Dell’Olio - potreste Voi firmare in nome e per conto delle popolazioni coinvolte nelle conseguenze del progetto AV l’atto definitivo di consegna dell’area metropolitana fiorentina e della città di Firenze, preziosa al mondo, a un assalto ciclopico programmato, quanto meno decennale, di ruspe e talpe, cemento e acciaio, camion e betoniere, polveri, gas di scarico, rumore e congestione aggiuntiva?”.

Nella lettera, inviata anche ai direttori dell’ASL 10 e dell’ARPAT, ai consigli comunale e regionale, e al ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, Idra chiede a Martini e a Domenici: “Non sarà dunque valso a nulla il serio segnale di allarme ambientale e sanitario lanciato recentemente dall’ARPAT attraverso il seminario “1205: l’aria di città rende liberi; 2005: l’aria di città fa morire”, sulla scorta dei risultati dello studio epidemiologico condotto sugli effetti a breve termine degli inquinanti atmosferici? Non ritenete condivisibili le conclusioni di quello studio, per il quale “occorre diminuire drasticamente il traffico nelle città affrontando la questione della mobilità urbana nel suo complesso” e “ripensando radicalmente, non intermini di approvvigionamento energetico, ma piuttosto di stili di vita e modelli di sviluppo”? Non pensate, come noi, che la messa in cantiere in queste condizioni, a queste condizioni, di “grandi opere” autostradali e di Alta Velocità ferroviaria non potrà che arrecare un contributo inverso a quello auspicato dall’Agenzia Regionale e dagli epidemiologi responsabili dello studio, per gli effetti attesi anche sulla viabilità, sulla sicurezza delle strade, sull’inquinamento atmosferico e acustico?”.

L’associazione ecologista fiorentina punta il dito sulla scarsa coerenza fra programmi e pratiche politiche, fra slogan e realtà.

“Dove e come sono riconoscibili i valori della trasparenza, della democrazia e della partecipazione nelle procedure adottate per autorizzare le cantierizzazioni dell’Alta Velocità? Le cronache attestano quanto poco e quanto male le popolazioni hanno potuto conoscere i progetti, esprimersi in merito, formulare proposte, tutelarsi dalle loro conseguenze sulla salute, sulla qualità della vita, sull’economia, sul patrimonio. Persino soggetti istituzionali centrali come l’ASL e i sindaci dei Comuni il cui territorio verrebbe a lungo interessato dal trasporto dei materiali non sono stati consultati né tanto meno coinvolti nel processo decisionale della Conferenza di servizi.

Quanto al Gruppo di Lavoro nominato dal sindaco Mario Primicerio con ordinanza 8847 del 18.12.98, e coordinato dal Dirigente del Servizio Pianificazione arch. Marcello Cocchi, incaricato di svolgere l’istruttoria sul "progetto definitivo" dell'attraversamento TAV di Firenze, al suo interno non figuravano né medici né epidemiologi né biologi né chimici né fisici. La conoscenza del progetto e le indicazioni correttive da parte dell’Amministrazione pubblica più vicina ai cittadini sono rimaste dunque clamorosamente scoperte sul versante della salute pubblica e della protezione ambientale”.

Numerosi altri esempi di dubbia credibilità vengono addotti da Idra.

“Quale linea di coerenza permette di promuovere iniziative e forum internazionali in cui si difende il principio dell’equa distribuzione delle risorse nel nostro Paese e sul pianeta, mentre si celebrano i meriti e i fasti di un’opera che promette un autentico buco nero nel bilancio dello Stato, e in ogni caso consolida e aggrava i divari fra Nord e Sud, fra aree forti e periferie subalterne, fra servizi ferroviari di lusso per pochi e una rete ferroviaria ordinaria sgarrupata e inefficiente per i più? Ha poi tanto senso pubblicizzare nel mondo ecologia e sostenibilità, e avallare di fatto in Toscana con i progetti TAV inquinamento ambientale e depauperamento delle risorse idriche, morte biologica dei torrenti e sfiguramento del paesaggio, con conseguenze che intaccano persino preziosi Siti di Importanza Comunitaria (come l’area di Moscheta in Alto Mugello) o minacciano identità storico-culturali consolidate (come quella della città di Firenze)? Quanto può apparire plausibile agli occhi della cittadinanza il fatto che si censurino a Roma il conflitto di interessi e le commistioni di competenze, e si ammettano invece in Toscana negli organi di sorveglianza sui lavori dell’Alta Velocità compresenza e confusione di ruoli fra controllori e controllati, fra chi approva il progetto e chi ne monitora l’esecuzione, e si cumulino ad altre mansioni di grande impegno compiti delicati e strategici? Come è possibile esigere la tutela del diritto dei lavoratori alla sicurezza, alla dignità, alla salute e agli affetti familiari, e non alzare poi la voce quando nei cantieri AV si codificano per contratto ritmi e turni massacranti, si tollerano ambienti di lavoro altamente patogeni, si praticano segregazione sociale e culturale, si scava in condizioni di deficit progettuale conclamato?”.

Nel merito, questi i principali rilievi mossi al progetto AV e ai suoi paladini locali:
· per il progetto AV di Firenze ancora non sono definite le condizioni di copertura finanziaria né quelle di fattibilità logistica (dove e come stoccare la terra scavata, dove e come approvvigionarsi dei materiali da costruzione);
· non è stato assicurato alcun confronto pubblico, serio e approfondito, con ipotesi progettuali alternative;
· l’attuazione - promessa da decenni e mai concretizzata - di un servizio ferroviario metropolitano moderno e efficiente, vera urgenza e priorità, viene curiosamente subordinata alla realizzazione di un’opera lunga e incerta;
· 240 milioni di euro pubblici (l’equivalente di oltre 460 miliardi di vecchie lire) sembrano davvero troppi per una stazione sotterranea alla quale arrivano due soli binari, e la scelta di collocarla accanto alla verticale del letto di un fiume (il Mugnone) appare agli occhi di molti un pericoloso fenomeno di avventurismo progettuale ed erariale;
· la cosiddetta “cura del ferro” che da anni le Amministrazioni locali sostengono di perseguire si è trasformata in tonnellate di asfalto e di cemento che continuano a colare sotto l’ombrello TAV fino a ridosso del centro storico in forma di soprelevate, sottopassi, nuove corsie stradali, parcheggi automobilistici (spesso con buona pace del patrimonio arboreo storico e dei valori visivi e culturali);
· le politiche degli Enti locali in materia di trasporti pubblici si rivelano largamente inattendibili: sono evidenti le difficoltà e gli insuccessi registrati nel raggiungimento degli obiettivi sociali, ambientali e sanitari perseguiti ai fini dell’efficienza e della sostenibilità (vedi i servizi ferroviari per i pendolari);
· in una città che si mostra ogni giorno meno presentabile al mondo e a se stessa per l’incuria, il degrado, la congestione, l’assenza di trasporti pubblici efficaci e efficienti, la progressiva perdita di vivibilità, il fiume di denaro pubblico (2.423 mld di vecchie lire, di cui 458 mld a carico del Comune di Firenze, secondo lo Studio di Impatto Ambientale presentato a suo tempo alla cittadinanza) destinato al pacchetto AV a Firenze è destinato con ogni probabilità a lievitare (la spesa annunciata inizialmente per la realizzazione della tratta AV Bologna-Firenze ammontava a 2.100 mld di vecchie lire, al 60% privati; il dato odierno è che la cantierizzazione in corso brucia 5.205 milioni di euro, oltre 10.000 mld di vecchie lire, interamente a carico dello Stato);
· col modello finanziario TAV, Regione e Comune avallano un’architettura contrattuale che, sostengono quotati esperti del settore, assicura in modo scientifico ai privati beneficiari i massimi profitti possibili e al contrario lascia la collettività priva di garanzie efficaci quanto a costi e durata dei lavori, qualità costruttiva dell’opera, diritti dei lavoratori;
Idra così conclude questo estremo ed energico appello alla responsabilità e alla coerenza rivolto ai rappresentanti dei più influenti enti locali al tavolo della conferenza di servizi sull’Alta Velocità: “Osiamo sperare in una Vostra risposta a queste nostre domande.

Confidiamo nel fatto che non ci tocchi ancora una volta registrare di essere semplicemente ignorati. Restiamo come sempre a Vostra disposizione qualora intendiate – come ci auguriamo – abbandonare i modelli di infrastrutturazione pesante del nostro territorio, già così provato, e verificare con tutti coloro che hanno qualcosa da dire e da proporre la praticabilità di strategie più efficaci, celeri ed economiche per la soluzione dei problemi che affliggono la mobilità e la vivibilità dei nostri centri”.

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