Buone prospettive per un accordo quadro di scambi culturali fra la municipalità di Pechino e il territorio del Chianti Classico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 febbraio 2005 15:44
Buone prospettive per un accordo quadro di scambi culturali fra la municipalità di Pechino e il territorio del Chianti Classico

Una delegazione della Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico, guidata dal suo Presidente, Giovanni Ricasoli-Firidolfi, ha incontrato nei giorni scorsi a Pechino autorevoli rappresentanti dell’amministrazione municipale nel settore dei beni culturali.
L’idea è quella di instaurare con la città, che è non solo la capitale amministrativa della Cina e la sede centrale del governo, ma il cuore dell’Intellighenzia del Paese, un rapporto di collaborazione per scambi culturali di vario genere, dalle competenze tecnico-scientifiche nel settore del restauro, alle conoscenze per la tutela e la salvaguardia del paesaggio a veri e propri scambi di opere d’arte.

E’ importante sapere che, in previsione dei giochi olimpici del 2008, la città di Pechino ha già messo in atto un programma di restauro e ripristino dei principali siti storici presenti nella vastissima circoscrizione urbana. Nella sola città di Pechino sono infatti oltre 3500 i siti storici catalogati e 125 i musei. 60 dei siti/monumenti da recuperare sono protetti dalla sede centrale del governo, mentre oltre 260 sono le opere che si trovano sotto la diretta soprintendenza della municipalità pechinese ed in particolare dei vari distretti.
La Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico dal 1990 opera per la tutela, la salvaguardia e la promozione del patrimonio paesaggistico, artistico e culturale del territorio del Chianti e negli ultimi anni ha raggiunto importanti traguardi.

Fra i vari progetti in essere, la realizzazione di un museo delle collezioni d’arte del Chianti nel convento di Santa Maria al Prato a Radda (che conterrà capolavori di arte senese e fiorentina dal 300 al 500 e una collezione esclusiva di croci romaniche). Un biglietto da visita senza dubbio di grande appeal per una classe intellettuale cinese sempre più attenta al recupero del proprio retaggio storico e culturale. Non è da dimenticare tuttavia che la Fondazione è il portavoce culturale di un territorio conosciuto in tutto il mondo per le sue produzioni enoiche e oleicole di eccellenza.

E’ questo un “valore aggiunto” non trascurabile per l’attività dell’ente, che attraverso il messaggio culturale, può fungere da viatico e da supporto dell’ingresso delle produzioni chiantigiane in nuovi mercati.
“Non si può non essere in Cina – afferma a questo proposito il presidente Ricasoli-Firidolfi – la Cina è oggi il Paese dal quale ci si aspetta il più alto incremento dei consumi al mondo, sia di quelli di base che di quelli evoluti. Il mercato cinese è estremamente difficile e competitivo, quindi ogni strategia di penetrazione deve necessariamente considerare investimenti cospicui e soprattutto a lungo termine.

La carta della cultura – se giocata bene - ci permetterà di far radicare l’immagine del nostro territorio e dei nostri prodotti in questo nuovo mercato, con una modalità di approccio più raffinata ma non per questo, almeno mi auguro, meno incisiva di quella dei nostri concorrenti europei e mondiali, che comunque hanno a disposizione risorse economiche ben più importanti delle nostre. Quindi grazie anche all’opera della nostra Fondazione che porterà in Cina la storia e la cultura del Chianti, mi auguro che il 2005, che guarda caso secondo il calendario cinese è un anno del “gallo”, diventi proprio l’anno del “gallo nero”, quello che fregia le bottiglie dei nostri vini e che è in fondo il simbolo del nostro territorio”.

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