Massimo Fini da giovedì 4 a sabato 6 novembre al Teatro Puccini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 novembre 2004 01:23
Massimo Fini da giovedì 4 a sabato 6 novembre al Teatro Puccini

L’idea di questo Cyrano si basa sulla convergenza tra il sistema televisivo e cinematografico con il teatro: un tentativo di trasformare una conferenza in uno spettacolo teatrale, proponendo un programma censurato in una dimensione ancora libera quale è quella del teatro. Cyrano è infatti il titolo di un format che sarebbe dovuto andare in onda tutti i martedì notte su Rai Due, a partire dall’ottobre 2003, ma che è stato censurato per la scomoda presenza, nel ruolo del noto eroe romantico, del giornalista e scrittore Massimo Fini. L’obiettivo dello spettacolo non è tanto quello di combattere la censura, fatto importante ma tutto sommato marginale, ma di visualizzare in che condizioni si sia ridotto l’uomo occidentale, vittima delle oligarchie, confuso da una finta democrazia, chiuso all’interno di un meccanismo di consapevolezza del suo stato ma incapace di ribellarsi; lanciato in una folle corsa resa miope dalla opulenza, genitrice di depressioni, frustrazioni, perdite di senso.

L’occasione di portare in teatro uno show televisivo ha indotto gli autori a pensare ad una forte interattività con il pubblico. A conclusione, 30 minuti di discussione per rivolgere eventuali domande sul senso dello spettacolo, valorizzando a maggior ragione la partecipazione del pubblico.
"In Italia ci sono ragioni contingenti per un ritorno al teatro -riflette Massimo Fini- almeno quello civile, di denuncia (si vedano gli straordinari successi di Grillo e Luttazzi). In un regime il teatro è sempre stato l'ultimo spazio che resta alla critica, l'ultimo a scomparire.

Nella Jugoslavia di Milosevic l'opposizione si faceva a teatro.
Ed è questa ragione, l'aria di plumbeo conformismo e di censura che si respira nel nostro Paese, che ha spinto verso il teatro anche chi, come me, è giornalista e scrittore e al teatro, in modo attivo, non ci aveva mai pensato né come autore né, tantomeno, come attore, parte per la quale mi sento sinceramente negato, perché non son duttile, sono rigido, son troppo, sempre, me stesso, mentre, com'é noto, l'attore, beato lui, è uno, nessuno, centomila.
Ma non pensi lo spettatore di Cyrano, se vi pare di trovarvi Berlusconi e la satira contro Berlusconi.

Col Cyrano noi intendiamo portare in teatro cultura, idee, riflessioni, forse anche eversione, oltre che, naturalmente, spettacolo. Vorremmo volare alto e Berlusconi è troppo basso, in tutti i sensi. L'idea è venuta a Edoardo Fiorillo, produttore e regista di un censurato Cyrano televisivo, mai andato in onda. E l'idea è quella di fare spettacolo di un pensiero, il mio, che ho espresso nell'arco di vent'anni, in una serie di libri: La Ragione aveva torto, Elogio della guerra, Il denaro. Sterco del demonio, Il vizio oscuro dell'Occidente, Manifesto dell'antimodernità, Sudditi, Manifesto contro la democrazia.
Idea audace e quasi spericolata.

Perché presuppone innanzitutto che un pensiero ci sia e in secondo luogo perché spettacolarizzare un pensiero invece che un plot è estremamente difficile e complicato. Fiorillo, che a una struttura antropologicamente virile unisce un'intuitività femminile, e quindi creativa, ha però la qualità e il talento per farcela. Io ci credo. Ma, naturalmente, sarà, come sempre, lo spettatore il solo vero giudice".

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