«Mentre continuiamo a valutare positivamente il fatto che si tratti di un consorzio pubblico, diversamente dalle originarie previsioni che ne volevano un soggetto misto pubblico-privato e il fatto che sia una sperimentazione, ribadiamo il nostro impegno nel pretendere per il consiglio comunale un ruolo pieno di indirizzo e di controllo, che accompagni costantemente le attività di rilevazione della domanda e organizzazione della risposta, nel pieno rispetto dei diritti dei cittadini». Così la vicecapogruppo di Rifondazione Comunista Anna Nocentini commenta «la partenza ufficiale della sperimentazione del consorzio "Società della salute di Firenze"».
«Nella giunta di questo organismo però, - ha aggiunto Anna Nocentini - registriamo alcune assenze significative e inspiegabili, anche alla luce della normativa regionale che individua nelle politiche della casa e nelle politiche del lavoro elementi primari nell'intervento integrato socio sanitario.
L'assenza degli assessori alla casa e al lavoro da questa giunta consortile pone domande inquietanti sulla possibilità di affrontare le complesse questioni del disagio e della sofferenza spesso correlate a situazioni di insicurezza e precarietà. Inoltre, le forme del controllo previste dalla convenzione si attestano alle indicazioni dell'atto di indirizzo regionale e non prevedono i passaggi che l'aseemblea di Palazzo Vecchio aveva approvato lo scorso novembre».
«L'autonomia della "Società della Salute" dal consiglio comunale è una delle preoccupazioni che abbiamo manifestato fin dall'inizio - ha ricordato la vicecapogruppo di Rifondazione Comunista - in questo senso va anche il quarto comma dell'articolo 6 della convenzione firmata secondo il quale "il funzionamento degli organi, le prerogative e le responsabilità degli amministratori sono disciplinati da apposito regolamento approvato dalla giunta consortile".
La stessa giunta della "Società della Salute" definirà le proprie regole: è il caso di dire che, pur nella sostanziale pubblicità di quest'ultima , la forma è sempre più vicina a quella di una azienda privata, con obbligo di pareggio di bilancio, alla quale il Comune affida la programmazione e il governo delle attività socio assistenziali, socio-sanitarie, sanitarie territoriali, specialistiche di base. Altre volte abbiamo avuto modo di manifestare la nostra preoccupazione per la separazione dei servizi sul territorio dall'ospedale, per il ruolo del terzo settore, presente nello staff di direzione e con il quale si prevede "lo sviluppo dei rapporti", come se le caratteristiche dell'attuale mondo del privato sociale fossero quelle della solidale cooperazione che le originò un secolo fa.
Siamo preoccupati per il mancato investimento sul personale, come formazione e come quantità, mentre vediamo assistenti e operatori sociali con contratti a termine, che non riescono a mantenere relazioni con i cittadini». (fn)