Democrazia e Legalità Toscana invita Domenici a far ricorso alla legge Cirami

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 maggio 2004 00:48
Democrazia e Legalità Toscana invita Domenici a far ricorso alla legge Cirami

Hanno fatto più scalpore le dichiarazioni del Sindaco di Firenze che la sua condanna per l'abbattimento degli alberi della Fortezza.
I fatti risalgono a molti mesi all'epoca dell'apertura del cantiere per la "grande opera" alla Fortezza in conconmitanza della manifestazione di moda di "Pitti".
La giunta fiorentina ritenne di poter abbattere 5 alberi secolari, sottoposti alla tutela della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali, per far giungere i TIR ed i visitatori alla Fortezza nel periodo delle sfilate.

La società Firenze Expo (il vicesindaco Matulli ne fa parte come rappresentante del comune) aveva richiesto il taglio di 34 piante. Un comitato cittadino (il Coordinamento dei Comitati Cittadini) ed Italia Nostra si opposero fermamente. La soprintendenza, sollecitata, espresse il suo parere negativo sull'abbattimento di anche un solo albero.
Ciononostante, la mattina del 23 marzo 2003, il Comune di Firenze ha fatto abbattere i 5 alberi di cui sopra (sostenendo che fossero malati, cosa poi risultata non vera).

Il Soprintendente, come atto dovuto e conseguente della violazione del suo dettato, presentò una denuncia alla magistratura.
Soprintendente ai Beni Architettonici e Ambientali dell'epoca era Domenico Valentino. Non era quella la prima volta che Valentino e Domenici si trovavano in disaccordo. Valentino, a distanza di più di un anno, è oggi candidato sindaco per la Casa delle Libertà proprio a Firenze, proprio come diretto concorrente di Domenici.
Ebbene, venerdì scorso, Leonardo Domenici è stato condannato dal Tribunale di Firenze per il reato penale di "danneggiamento del patrimonio archeologico, artistico e storico nazionale".


La sua reazione immediata è stata quella registrata da tutte le televisioni e le radio nella conferenza stampa convocata in Piazza Castellani: Domenici ha praticamente rigettato la sentenza, attribuendo alle manovre politiche di Valentino la decisione di denunciarlo.
"Premettiamo che non conosciamo quali fossero le intenzioni di Valentino nel marzo 2003, nè vogliamo escludere che una certa incompatibilità caratteriale fosse manifesta. Ma -domandano Marco Ottanelli e Roberta Anguillesi di Democrazia e Legalità Toscana- anche se, come pare voler sottintendere Domenici, Valentino lo denunciò solo per rivalità (cosa che, ci perdoni il sindaco, appare assurda, visto l'obbligo della soprintendenza di passare gli atti relativi al suo parere disatteso alla procura), anche se per lontana ipotesi fosse così, ci domandiamo quale relazione abbia la qualità del denunciante con la emissione di una sentenza.

Forse che la Magistratura fiorentina non ha compiutamente condotto le indagini? Forse che la Magistratura Fiorentina non ha passato al vaglio del GIP gli atti raccolti? Forse che il dibattimento è stato condotto dal PM senza rispetto della legge? Forse che il collegio giudicante ha commesso qualche abuso o illecito o omissione colposa? O forse che la Magistratura Fiorentina è stata partecipe di un complotto ordito ai danni del candidato DS per Palazzo Vecchio? Se Domenici sospetta qualcosa del genere, faccia ricorso allo strumento ad hoc che ha a disposizione: la legge Cirami, sfornata da un governo che al complotto ha spesso gridato.

Se, al contrario, Domenici ritiene di avere prove che lo scagionino, faccia appello senza accusare o deridere il denunciante o senza indicarlo come causa prima delle sue vicende giudiziarie. Noi, che abbiamo fatto della difesa dello Stato di Diritto della Magistratura uno dei nostri obiettivi principali, non possiamo che essere fortemente preoccupati dall'impatto che anni di delegittimazione verso i giudici hanno prodotto: a Firenze, un condannato ricorre in base alle scelte politiche del denunciante; a Roma, persino la casa automobilistica giapponese Nissan rifiuta una sentenza di condanna, attaccando i magistrati; ogni giorno, inquisiti e arrestati di ogni risma e di ogni parte politica nascondono la realtà del loro reato con l'ipotesi del complotto delle toghe.

Previti ha fatto dunque scuola ovunque. Chiediamo quindi a tutti i partiti che appoggiano la ricandidatura Domenici, ed in particolare alla Lista Di Pietro- Occhetto, che ha il tema della legalità e del rispetto delle istituzioni (tutte, comprese Magistratura e Soprintendenze) fra i suoi principi fondanti, e che alle europee si presenta da sola, come possano proporre alle elezioni non un semplice inquisito, non un rinviato a giudizio, ma un condannato, seppure in primo grado, seppur per un reato- definiamolo assai generosamente così- minore.

Non c'è un codice etico da rispettare? Non c'è una valutazione - prima che politica- di chiarezza da porre in primo piano? Oppure sono solo i condannati di destra quelli da biasimare?"

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