Bassa capacità di reazione delle imprese artigiane che frena la propensione ad investire

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 marzo 2004 19:33
Bassa capacità di reazione delle imprese artigiane che frena la propensione ad investire

FIRENZE 10 MARZO 2004 - La sfida futura che si presenta per l'artigianato toscano è la più dura dellíintero apparato economico. Le prime opportunità di ripresa - stimate per l'anno corrente con un saggio di crescita dell’economia mondiale del 4% e, in particolare, con un incremento del Pil italiano del +1,5/2% - interessano in misura più limitata l’impresa artigiana toscana, che ha chiuso il 2003 con un ulteriore peggioramento (fatturato -4,2%), sospinto dal protrarsi della crisi del manifatturiero in generale e della moda in particolare (-12,3%).

E’ solo l’edilizia a tenere, con un largo recupero sulla discesa del primo semestre ed un aumento dell'occupazione. Sono i dati dell’indagine congiunturale dell'Osservatorio Regionale sull'Artigianato, consuntivo 2003-previsioni primo semestre 2004, condotta su un campione di circa 6000 imprese artigiane da Regione e Unioncamere Toscana, in collaborazione con le organizzazioni regionali di Cna, Confartigianato, Associazioni Sindacali Cgil-Cisl-Uil e con il supporto tecnico-scientifico di Irpet
La moda (-12,3%), insieme all’orafo (-11,8%), rimane il settore artigiano più colpito, soprattutto nel tessile - maglieria, e nella concia - calzature, che mostrano cali da 13 a 19 punti percentuali.

La recessione ha interessato tutte le province; soltanto l’artigianato della costa tiene meglio, fatta eccezione per la provincia di Pisa (-6,6%). Paradossalmente líartigianato continua a creare occupazione (+0,6%). Tuttavia, ciò avviene soprattutto nei settori dellíedilizia (+4,0%) e dei servizi (+1,2%), mentre diminuiscono gli addetti nel comparto manifatturiero in tutti i territori (soprattutto nella componente subordinata a tempo pieno), fatta eccezione per Grosseto, per Lucca e per Massa Carrara dove l’occupazione cresce in tutti e tre i macro settori.

Ma cosa pensano gli artigiani intervistati, riguardo alle prospettive di ripresa nel brevissimo termine? In una diffusa sfiducia, emergono comunque alcuni segni di inversione di tendenza, come nel distretto tessile pratese,- che prevede per il semestre in corso un incremento del fatturato pur dopo un profonda e prolungata fase recessiva, e nelle imprese del settore metalmeccanico, dove è atteso il recupero più marcato. Le previsioni sullíoccupazione appaiono stagnanti anche se tendenzialmente positive, mentre quelle sulla spesa per investimenti sembrano, più delle altre, condizionate dal clima di sfiducia.

Secondo l’Osservatorio regionale, i dati ripetutamente negativi dell’artigianato non sono da ricondurre solo ad un fatto di natura congiunturale, ma anche a motivazioni d’ordine strutturale che riguardano la perdita di competitività soprattutto di alcuni specifici segmenti imprenditoriali. Ovvero, uníimpresa centrata sulle funzioni tecnico-produttive, poco disponibile a recepire competenze fondamentali per inserirsi in segmenti di mercato a più elevato valore aggiunto (ricerca e sviluppo, marketing, commerciale ecc.), con una capacità finanziaria troppo limitata per supportare processi di sviluppo profondi, chiamata a specializzarsi su fasi limitate del processo produttivo, che non “controlla” il suo mercato (ad esempio per la forte dipendenza da pochi committenti) e con un debole potere contrattuale.

Oggi più che mai si rendono, così, necessari interventi di sistema, che abbiano la capacità di indurre reali modificazioni nel modo di essere impresa artigiana o piccola impresa, di affrontare e di stare sul mercato.

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