Livorno, l'analisi tecnica all'indomani della sconfitta di Palermo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 gennaio 2004 10:45
Livorno, l'analisi tecnica all'indomani della sconfitta di Palermo

LIVORNO - Poteva starci la sconfitta, ma il poker del Palermo è troppo amaro ed ingiusto. Il pronostico, in effetti, dava ragione ai padroni di casa, ma il risultato finale, 4 a 1 in loro favore, non rispecchia i reali valori espressi in campo. Questo va detto subito, a scanso di equivoci. E veniamo all’analisi del match. Ad un primo tempo abulico e forse troppo timoroso da parte degli amaranto, messi per la verità in soggezione da un pressing asfissiante, è seguita una ripresa più convincente in cui i ragazzi di Mazzarri si sono fatti rispettare ed hanno lottato con più convinzione nei propri mezzi.

L'allenatore livornese ha riproposto gli esterni dell'inizio di campionato, David Balleri ed Alex Doga, e nel terzetto difensivo ha confermato Giorgio Chiellini che ha avuto l'ingrato compito di stare sulle tracce di Luca Toni, fortissimo ariete rosanero. Continuiamo a credere che sulla fascia sinistra l'impiego di Chiellini sia determinante e che in difesa ci si possa avvalere di un fortissimo difensore come Matteo Melara che merita di essere reinserito dopo il periodo di riposo che ormai ha effettuato.

Nel primo tempo il Palermo ha spinto forte sull'acceleratore, ha capitalizzato una delle poche occasioni avute, ma soprattutto ha condotto la gara con il piglio della grande. Elementi di sicuro pregio come Eugenio Corini e Daniele Di Donato al centro, ma anche Andrea Gasbarroni sulla fascia destra, sono riusciti quasi sempre a spuntarla nei contrasti e nell'uno contro uno. Il tutto mentre il Livorno appariva in soggezione e spesso non riusciva a far ripartire l'azione. Nella ripresa a decidere sono stati gli episodi che sono girati tutti a favore dei siciliani.

Il rigore fallito da Igor Protti sul punteggio 2 a 1 poteva riaprire la partita, ma quando abbiamo visto uscire quella palla abbiamo avvertito tutti che l'incontro era segnato. Il grande capitano morale del Livorno era a terra dopo il secondo penalty consecutivo sbagliato e lo si è visto. Ma ora più che mai deve sentire l'affetto e la stima di tutto il popolo amaranto. Deve continuare ad essere lui il rigorista del Livorno perché è un campione, un leader, un uomo che ha fatto la storia di questa squadra con più di cento goal all'attivo e saprà riprendersi da un momento di appannamento fisiologico dopo un girone di andata strepitoso.

Ricordiamoci che l'allenatore può contare anche su un attaccante rapido, scaltro, tecnicamente molto dotato come Andrea Rabito, che speriamo nel girone di ritorno sia impiegato con maggiore continuità. Ritornando all'incontro è emersa la superiorità tecnica del Palermo nel primo tempo, mentre nella ripresa è venuto fuori il carattere del Livorno che è uscito dal campo a testa alta ed ancora più convinto di essere in grado di lottare fino alla fine per la promozione. L'unica nota stonata è l'infortunio di Claudio Grauso che complica un po’ le cose soprattutto nel mezzo del campo dove i giocatori sono già contati e dove Gennarino Ruotolo, autentico protagonista fino ad ora, merita di tirare il fiato.

Nel momento in cui scriviamo non conosciamo la gravità dell'infortunio, anche se si parla di forte distorsione al ginocchio sinistro, ma se l'assenza del bravo mediano amaranto dovesse perdurare è necessario l'ingaggio non solo di un regista davanti alla difesa, dove sembra fatta per Roberto Guana del Brescia, ma anche di un cursore con le stesse caratteristiche di Grauso. Il Livorno ora è atteso da due partite casalinghe e con l'appoggio costante e caloroso del pubblico soprattutto nei momenti difficili della gara avrà la possibilità si scalare la classifica.

Gli sportivi livornesi sono a ragione molto soddisfatti di come stanno andando le cose. Ad una giornata dal termine del girone di andata il sesto posto in classifica con alle spalle squadre costruite con budget stratosferici, sicuramente maggiori di quelli impiegati dal presidente Aldo Spinelli, è già motivo di orgoglio. Eppure si può anche migliorare qualcosa. (Andrea Meschi)

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