Ieri sera al Puccini Gershwin reinterpretato da Fresu: ma Salis è più bravo al piano che alla fisarmonica?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 dicembre 2002 07:54
Ieri sera al Puccini Gershwin reinterpretato da Fresu: ma Salis è più bravo al piano che alla fisarmonica?

Paolo Fresu è in tournée, nei giorni scorsi a Roma, ieri sera al Teatro Puccini di Firenze, stasera a Genova. Il titolo è Kind of Porgy and Bess, interpretazione per gruppo del concerto di Fresu e dell'Orchestra Jazz della Sardegna debuttato l’estate scorsa. Si tratta della trascrizione realizzata da Gunther Schuller della seduta di Miles Davis e Gil Evans nel 1958 sull’opera gershwiniana. Con Fresu suonano il franco-vietnamita Nguyén Lé (chitarra), Antonello Salis (pianoforte e fisannonica), il tunisino Dhafer Youssef (voce, oud), mentre la sezione ritmica è affidata a Furio Di Castri (contrabbasso) e Roberto Gatto (batteria).
“L'intento –spiega Fresu- è quello di scrivere una nuova synopsis che racconti l'appassionante vicenda di tutta una comunità di colore ambientata nel South Carolina tra pescatori e piantagioni di cotone (tratta dal romanzo dello scrittore bianco Edwind DuBose Heyward) attraverso una rilettura moderna alla quale contribuiscono molti dei gruppi e degli artisti con i quali ho la fortuna e l'onore di collaborare stabilmente da diversi anni e che riassumono, assieme al Quintetto italiano con il quale ho pubblicato il precedente lavoro Mélos sempre per la BMG Francia, la mia parabola artistica come leader di formazioni longeve.

Una visione nuova dell'opera gershwiniana dunque, grazie al personale suono della chitarra del franco-vietnamita Nguyên Lê, la follia pianistica e la mediterraneità della fisarmonica di Antonello Salis, la straordinaria voce ed il sacro oud del tunisino Dhafer Youssef assieme alla creatività di una ritmica affiatata quale è quella con Furio di Castri e Roberto Gatto. Una Porgy & Bess cosmopolita per una storia d'amore universale e multietnica ed una opera nuova in quanto vissuta e filtrata con i suoni ed i ritmi del nuovo tempo ed in qualche modo già anticipata, in Metamorfosi del 1999, con la composizione Note di un Libretto per un'Opera mai scritta.

Ma Kind of Porgy & Bess vuole essere anche un omaggio a Miles e Louis che, in modo diverso, mi hanno da sempre ispirato ed accompagnato nel mio percorso musicale. Per questo ho attinto dagli ormai storici dischi di Davis con Gil Evans e di Armstrong con Ella Fitzgerald senza però tralasciare alcune parti dell'opera originale (nuove in quanto non usate finora nel repertorio jazzistico). Per questo qua e la mi sono divertito a citare, come si fa quando si raccoglie nella memoria per raccontare, alcune cose che amo nella speranza di poterle condividere con voi”.
Il nuovo progetto, disco uscito ad ottobre per il pubblico italiano e francese, è stato un mercoledì affollatissimo al Puccini.
Da tempo Fresu lavora sulla partitura dell’opera: in Sardegna si trattò di un concerto squisitamente filologico.

Diverso lo spirito di ieri sera. L’obiettivo è cambiare la prospettiva dell’opera di Gershwin, individuandone nervature spesso trascurate, dettagli che si prestano a discorsi articolati. Porgy and Bess diventa solo un punto di partenza, una situazione per trovare inedite possibilità espressive. L’interpretazione di Paolo Fresu comincia dalla tradizione e sconfina nel territorio dei nuovi ritmi, dei nuovi suoni. Per raccontare una storia americana con accenti delle sonorità mediterranee e orientali.

Una Porgy & Bess cosmopolita per una musica globale e multirazziale, filtrata dalle interferenze del nuovo tempo caratteristiche della musica del trombettista.
Ma non è stata solo la tromba di Paolo Fresu a incantare il pubblico. La vera sorpresa della serata è stato forse il virtuosismo, la vitalità il ritmo del pianoforte suonato da Salis, che il pubblico è abituato ad ascoltare alla fisarmonica. Salis, espressosi anche in un solo in scena che ha rappresentato il momento più emozionante del concerto sembra celare dietro il suo atteggiamento gigionesco una capacità nascosta alla tastiera grande e dietro il graffiamento plateale delle corde, oltre quelle zampate della mano sinistra si scoprono spunti, intuizioni, timidezze che potrebbero trasformarsi nelle doti di un grande interprete del pianoforte.

Un Oscar Peterson contemporaneo, filtrato dalla lezione di Hanchock e da fiumi di mirto sardo.

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