L'ultimo disco di Beck

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 dicembre 2002 06:39
L'ultimo disco di Beck

Lonesome tears / I can’t cry any more / I can’t think of what they’re for / Oh they ruin me every time / But I’ll try to leave behind some days / these tears just can’t erase / How could this love / Ever turning / Never turn its eye on me / How could this love / Ever changing / Never change the way I feel. Queste poche parole tratte da SEA CHANGE - Lonesome Tears, servono ad introdurci e delineare l’ambientazione dell’ultimo disco di Beck David Hansen, o più semplicemente Beck. Parole tristi e semplici, atmosfere rarefatte e languide, movimenti lenti … un ritorno al cantautorato vecchio stile e alla chitarra (di quel tanto amato Nick Drake)…come un tempo, quando ancora sconosciuto, girava l’America.
Some better then this / Someplace I’d like to go / to let all I’ve learned / tell me what I know / about the kind of life / I never thought I’d live / Till the ugly truth / showed me what I did (da SEA CHANGE – Side of the road).
Conosciuto come il “menestrello postmoderno”, icona di quella generazione musicofila alla MTV, sostenuto e idolatrato da tutte le riviste rock, Beck, nel corso degli anni, ha dato sfoggio delle proprie capacità e conoscenze musicali calandosi senza alcuno sforzo (anzi direi a tratti in modo geniale) in generi musicali che spaziano dal folk e hip-hop di MELLOW GOLD (Geffen, 1994), o country di ONE FOOT IN THE GRAVE (K, 1994) al blues e funky di MUTATIONS (Geffen, 1996), ODELAY (Geffen, 1996) e MIDNITE VUTURES (Geffen, 1999).

Musicista eclettico come pochi, dopo aver quindi centrifugato, tritato e sminuzzato generi così diversi tra loro, ma non molto (ascoltarlo per credere!) offre oggi una prova che ci spiazza e atterra talmente profonda, per bellezza e maturità.
SEA CHANGE si compone di 12 canzoni “fedeli”, autentiche, senza alcun esercizio di stile, con un qualcosa sempre “avantgarde”, che rispetto al passato mostrano un Beck diverso, più diretto e intimista decisamente. Non a caso lo testimoniano alcune delle sue ultime collaborazioni accanto a gruppi quali gli Air, Lambchop, Aimee Man e Wilco.

E non a caso il produttore è un “certo” Nigel Godrig (che aveva già lavorato con Beck, ma che ci rimanda senza alcun dubbio alla sua collaborazione con i Radiohead di “OK Computer” e di “Kid A”). Put your hands on the wheel / let the Golden Age begin / Let the window down / Feel the moonlight on your skin / Let the desert wind cool your aching head / Let the weight of the world drift away instead (da SEA CHANGE - The golden Age).
I momenti di tristezza e di malinconia come, d’altro canto, quelli di gioia ed entusiasmo, fanno parte della vita, le lacrime come il sorriso.

Non stiamo dicendo niente di nuovo, tutti abbiamo provato sentimenti come questi e da sempre si è tentato di descriverli con grande difficoltà e poco successo. Nel tempo di un attimo molti artisti sono caduti nel vuoto. Beck no! Ascoltate questo disco perché fa bene all’anima, di notte, al riparo dal rumore di tutti i giorni. Chi non ha sofferto non può comprendere. Certamente per pochi.
[A. V.]

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