L’avvocato Bevacqua non ha ancora accettato il mandato come legale di parte civile nel delitto di Cogne

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 giugno 2002 18:34
L’avvocato Bevacqua non ha ancora accettato il mandato come legale di parte civile nel delitto di Cogne

Rosario Bevacqua, il penalista fiorentino invitato nei giorni scorsi a entrare nel collegio legale della famiglia Lorenzi non ha ancora sciolto la riserva espressa al collega Carlo Federico Grosso. Ambienti vicini all’avvocato che difese Piero Pacciani confermano che Bevacqua, richiesto come parte civile, nonostante la stima per la condotta tenuta sinora in maniera ineccepibile dal difensore della famiglia del piccolo Samuele, esita ad assumere il mandato. In una vicenda così delicata il suo timore è, probabilmente, di potersi trovare sovvertita improvvisamente la posizione di parte lesa, trasformando la parte civile in difesa.
Per la verità simili scrupoli di correttezza deontologica sono una costante nella carriera del difensore fiorentino.

Anche all’epoca della vicenda Pacciani, al termine del processo, rifiutò un invito a raccontare a un celebre intervistatore “la sua storia” in diretta Tv. Bevacqua, declinò con cortesia: «Con la sentenza di assoluzione, ho concluso la mia attività difensiva: e questo vale anche per tutte le altre trasmissioni del genere». Eppure alla vigilia del processo d'appello di Pietro Pacciani (che fu assolto, dopo la condanna in primo grado a 14 ergastoli all'inizio del '96), i legali storici di Pacciani, Pietro Fioravanti e Rosario Bevacqua, erano stati sorprendentemente affiancati dal nuovo pool di difesa, guidato dall'avvocato Nino Marazzita che si avvaleva delle consulenze del detective Carmelo Lavorino e del criminologo Francesco Bruno.


Lo scorso anno Bevacqua si è occupato di un altro caso di violenza a un minore. E’ parte civile in un processo ad un papà accusato di tre anni di violenza alla propria figlia, sino a quando nella camera da letto matrimoniale, l'uomo era stato sorpreso dalla moglie in atteggiamento inequivocabile. Mentre il 32enne manovale edile dell'isola di Salina, era finito in carcere con l'accusa di violenza sessuale nei confronti di una bambina di appena 10 anni, la bambina riceveva l’assitenza legale del Bevacqua.


Un altro intervento illustre quello nei confronti della Regione Toscana. All’apertura dell’inchiesta sulla presunte tangenti per le forniture alle cardiochirurgie in Toscana. Martini, la Regione si è costituita parte offesa nell’ambito del procedimento che ha portato all’arresto di dieci persone, tra cui alcuni primari. Il legale della Regione è appunto Bevacqua.
La vicenda di Cogne è cominciata la mattina del 30 gennaio, quando il piccolo Samuele Lorenzi viene trovato morto.

E' stato ucciso da diciassette colpi sferrati da un adulto. L'arma è un oggetto di tipo casalingo. Dopo le prime indagini, gli indizi conducono all'arresto della mamma. Il 30 marzo però Annamaria è libera. Il Tribunale del riesame di Torino ha ritenuto valide le istanze di scarcerazione presentate dalla difesa. Il giudice era chiamato a pronunciarsi sui motivi della carcerazione, e cioè se la donna dovesse essere considerata socialmente pericolosa, capace di inquinare le prove come aveva sostenuto il Gip nella sua richiesta di custodia cautelare.

L'avvocato della donna, Carlo Federico Grosso, nelle sei ore di intervento del giorno prima sostiene le ragioni per le quali la mamma di Samuele non può essere detenuta. Secondo le motivazioni del Tribunale del riesame di Torino, depositate il 10 aprile, Annamaria Franzoni è stata scarcerata perché: non risulta esaurientemente esclusa l'ipotesi di ingresso all'interno dell'abitazione di persone ben conosciute dal piccolo Samuele ma diverse dalla madre; non tutte le persone entrate nell'inchiesta sul delitto di Cogne hanno un alibi convincente; non risulta assolutamente riscontrata la presenza del pigiama di Anna Maria Franzoni sulla persona dell'aggressore; la forma delle macchie di sangue trovate sullo zoccolo sinistro rende maggiormente plausibile la spiegazione fornita dalla madre di Samuele che ha dichiarato di avere indossato gli zoccoli al ritorno dalla fermata dello scuolabus. La Procura comunque continua le indagini sulla Franzoni.

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