Federigo Tozzi: venerdì 17 maggio secondo "pomeriggio letterario" all’Enoteca italiana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 maggio 2002 15:20
Federigo Tozzi: venerdì 17 maggio secondo

Venerdì 17 maggio, all’Enoteca italiana di Siena (ore 18, Fortezza Medicea), secondo appuntamento dei "pomeriggi letterari" per conoscere a fondo Federigo Tozzi. E’ una delle iniziative legate alla mostra "Svevo e Tozzi, scritture dal profondo", che resterà aperta fino al 10 giugno nei Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico. Venerdì prossimo sarà Piero Cataldi ad illustrare al pubblico Ricordi di un giovane impiegato, di Federigo Tozzi, edizione critico-genetica, introduzione e apparati di Riccardo Castellana, presentazione di Romano Luperini, postfazione di Franco Petroni (Fiesole, Cadmo, 1999).

A seguire verrà proiettato il video: Tozzi, la scrittura crudele, di Marco Marchi, Riccardo Castellana e Martina Martini, regia di Antonio e Silvia Folchi. Sabato 25 maggio si parlerà invece di un libro "storico", già da tempo esaurito, ristampato proprio quest’anno: Tutti gli anni di Tozzi, di Paolo Cesarini (Montepulciano, Le Balze, 2002). Il secondo volume protagonista della serata sarà Bestie, di Federigo Tozzi, con prose interpretate da Fernando Marchiori (Lecce, Piero Manni, 2001).
"Scritture del profondo" – dotata di un catalogo pubblicato con il contributo della Banca Monte dei Paschi di Siena - mette a confronto, attraverso documenti e testimonianze, due tra i maggiori scrittori del ‘900 italiano.

Italo Svevo e Federigo Tozzi hanno dato vita a due percorsi che, al di là delle loro evidenti autonomie di movimento, suggeriscono notevoli possibilità di paragone proprio per la loro cifra distintiva di "scritture del profondo", interessate con sensibilità nuova alla registrazione della complessa realtà dell’io.

Federigo Tozzi (Siena 1883 – Roma 1920)
E’ oggi considerato tra i maggiori narratori italiani del primo Novecento, insieme a Svevo e Pirandello. Nato a Siena nel 1883, si trasferì a Roma nel 1914, dove morì all'età di soli trentasette anni, dopo aver scritto capolavori assoluti come i romanzi autobiografici "Con gli occhi chiusi", "Il podere" e le straordinarie, ancora poco conosciute, novelle.


La sua narrativa, a partire dalle prose brevi di "Bestie" fino ai postumi "Ricordi di un giovane impiegato", è percorsa da una vena autenticamente espressionista che la accomuna alle più significative esperienze artistiche e letterarie degli anni Dieci. Il ritmo della frase è rotto e spezzato, paratattico; la sintassi ha ormai abolito i nessi logici della tradizione naturalista. I suoi personaggi sono moderni perché sfugge loro il significato della vita: paralizzati dalla paura e dall'angoscia esistenziale, vivono in un mondo violento che li respinge, condannandoli alla sconfitta e allo scacco.

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