Donne che si danno sempre da fare, inginocchiate a terra o sedute composte su una sedia, che rassettano, preparano, piegano giacche e camicie con mani nervose, divise tra il desiderio di abbandonarsi all’irritazione e la necessità di portare a compimento il loro progetto di santità. Parola d’ordine comune il sacrificio delle loro aspirazioni in nome dell’amore per le persone care. Comprimendo e plasmando mirabilmente il suo corpo da lottatore Capuano si fa sette volte donna, ora madre ora sorella ora figlia, cercando di sdebitarsi in scena con le sette donne che hanno fatto tante rinunce per amor suo nella vita reale.
Tra stracci e mondezza la sua prova emozionante ci svela con ironia e tragico cinismo le debolezze, le paure, i timori delle sue Sante, abbandonate e sole nella lotta impari con la vita. Le Sante, presentato anche al Festival di Santarcangelo assieme a La Cura e Sa vida mia perdia po nudda, ispirato a Dostoevskji conferma la maturità del giovane ex-allievo del Laboratorio Nove e la coerenza e la forza raggiunta dalla sua ricerca.
