Appelli per salvare la giovane condannata a morte per lapidazione in Nigeria

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 dicembre 2001 17:00
Appelli per salvare la giovane condannata a morte per lapidazione in Nigeria

Il Consiglio comunale ha approvato alla unanimità una risoluzione per chiedere che il Presidente della Nigeria conceda la grazia a Safiya Husseini, la trentenne condannata a morte per lapidazione per aver concepito un bambino fuori dal matrimonio. «Sono soddisfatto per questa decisione del Consiglio comunale - ha sottolineato il Presidente della commisione pace Lorenzo Marzullo - Firenze, città operatrice di pace ha ancora una volta sottolineato, con questo voto, la sua vocazione ed il suo impegno per la tutela dei diritti umani e civili in ogni parte del mondo».

«Il tema delle violenze sulle donne - ha aggiunto Marzullo - è più centrale e rilevante di quanto non si pensi. Basta ricordare che in 150 paesi, in nome della religione o delle tradizioni o delle proprie culture, le donne subiscono maltrattamenti, torture e mutilazioni. Viene di fatto loro rubato il corpo, mentre la dichiarazione universale dei diritti fondamentali afferma senza se o ma, la dignità ed il valore della persona umana ovunque si nasca o si risieda, senza distinzione di sesso, razza o religione o condizione sociale».

«E’ proprio la presa di coscienza dei popoli per il riconoscimento e lo sviluppo dei diritti universali - ha proseguito il Presidente della commissione pace - che ha contribuito non poco alla liberazione dal giogo coloniale, al progresso e alla pace nell’uguaglianza tra uomo e donna. Inoltre è fin troppo evidente che questa campagna internazionale per salvare la vita a Safiya Husseini non è né vuole essere un attacco all’Islam, ma solo una doverosa “ingerenza umanitaria” che possa essere una occasione concreta per mostrare che i diritti umani devono essere globalizzati nella chiarezza dei principi di dialogo di confronto e di rispetto tra culture diverse per un arricchimento reciproco fra i popoli».

«Invito tutti - ha concluso Marzullo - a scrivere una lettera, con affrancatura prioritaria, indirizzandola “al Presidente nigeriano signor Olusegun Obasanyo c/o ambasciata della Nigeria, via Orazio, 18 – 00193 Roma” o alla “National human right commission – Plot 800 Blantyre Street – Gidan Aisha – Wuse II – Abunja (Nigeria)”.
Le Senatrici Vittoria Franco e Tana De Zulueta, insieme ad altri colleghi hanno presentato una Mozione affinché il Senato della Repubblica impegni il Governo italiano a sostenere il Presidente dello stato federale Nigeriano Obasanjo, nella sua azione contro la pena di morte.

L'iniziativa intende nell'immediato salvare dalla lapidazione Safya Hussaini Tungar Dudu, una donna nigeriana di 30 anni con 5 figli, condannata da una corte islamica per aver "concepito una bambina fuori dal matrimonio". In realtà Safya è stata violentata più volte da un uomo anziano e sposato, assolto con la più dubitativa delle formule, per insufficienza di prove. La sentenza comminata nell'ottobre scorso e sospesa per il periodo dell'allattamento, potrebbe essere eseguita già nel prossimo gennaio secondo la legge della Sharia, che prevede che la giovane donna venga sepolta fino al seno e lapidata a morte, dalla gente del suo villaggio.
Nel constare che l'indignazione per la condanna è forte anche in Nigeria, e che il presidente dello Stato federale Abasanjo, contrario alla pena di morte, è attivo per fermare l'atroce sentenza, e nel rilevare che moltissime organizzazioni umanitarie, sindacati e giornali italiani e internazionali hanno promosso manifestazioni, appelli e campagne contro quest'assurda e barbara condanna, la mozione a firma della senatrice Vittoria Franco chiede che il Governo Italiano oltre a sostenere il presidente Abasanjo, solleciti e promuova presso le organizzazioni internazionali e comunitarie, tutte le iniziative per l'affermazione dei diritti umani, in particolare attraverso un esplicito richiamo all'accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli stati dell'Africa, dei Caraibi e del pacifico, da un lato e la Comunità europea e i suoi Stati membri dall'altro, firmato a Cotonu il 23 giugno 2000 che non solo sancisce il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell'uomo, sia civili sia politici, economici, sociali o culturali e riafferma l'uguaglianza tra uomini e donne, ma impegna le parti proteggerli e promuoverne lo sviluppo.

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