Intervista ad Ottorino Borgogni, il notissimo rabdomante toscano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 dicembre 2001 22:23
Intervista ad Ottorino Borgogni, il notissimo rabdomante toscano

Nove da Firenze ha incontrato Ottorino Borgoni, il più famoso rabdomante, per svelare il mistero sul dono particolare che si perpertua da sempre nella famiglia Borgogni. Non è solo un uomo dotato -scopre NOVE incontrandolo- è anche appassionato dalla sua “professione” che contribusce ad aiutare la gente.

Come ha scoperto il Suo dono?
Il fatto è che il dono si trasmette di generazioni in generazioni nella mia famiglia. Il primo a scoprire la facoltà di trovare acqua con un bastoncino credo sia stato mio nonno, ma ho pochi riccordi di lui perché è morto quando ero ancora un bambino.

Mio padre ha visto presto che avevo anch’io il dono, quindi mi ha insegnato ad utilizzarlo e mi ha fatto beneficiare della sua esperienza fino al 1991, quando sono entrato in azione a pieno titolo. Oggi faccio lo stesso con mio figlio che sembra anche lui molto dotato, e per di più ha la possibilità, luji sì al giorno d'oggi, di diventare geologo. Secondo me, è un dono naturale anche se necessita di una certa tecnica ed esperienza.

Come ci potrebbe descrivere le sensazioni provocate quando scopre dell’acqua?
Quando individuo l’acqua in profondità ho una contrazione muscolare, una sorta di stress come se fossi colpito dall’elettricità.

È questa contrazione muscolare che fa muovere il bastone. Dopo aver ricevuto questo tipo di sensazione mi sento stanco per almeno un giorno o due. Posso indovinare la profondità in funzione della vibrazione del bacchetta, e la velocità mi permette di sapere se ce n'è molta, o no. Questo è soprattutto dovuto all’esperienza che ho acquisito: con anni di pratica ho sviluppato il mio senso intuitivo.

Perché le imprese preferiscono chiamarla invece di chiedere questi servizi a professionisti?
I geologi devono utilizzare ad esempio il sismografo e le cariche esplosive e distruggere una parte del paesaggio allo scopo di analisare il terreno per poter stabilire, in funzione dei materiali che sono in profondità, se c’è dell’acqua sotto.

Per di più, non possono mai prevedere a che profondità si trova la fonte. E poi il loro intervento costa caro!
Le ditte preferiscono dunque fare ricorso a me perché faccio una specie di “preventivo”: infatti i pozzi costano molto, nell’ordine di 200 mila lire al metro. Appare dunque preferibile saper quanto costeranno i lavori. Fino ad oggi, ho scoperto circa 300 siti di varie portate e mi sono sbagliato solo due volte. Penso che questi dati diano prova della credibilità del mio dono.

(FB)

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