Approvata legge liberticida sulla comunicazione in rete: ma il sottosegretario Vannino Chiti non si vergogna?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 aprile 2001 20:04
Approvata legge liberticida sulla comunicazione in rete: ma il sottosegretario Vannino Chiti non si vergogna?

Approvata definitivamente dal Senato a ridosso dello scioglimento di legislatura, la legge sull'editoria ha esteso all'informazione online la legge sulla stampa, dove si prevede che per informare occorre avere un direttore responsabile iscritto all'Ordine dei giornalisti. La legge impone dunque registrazione e direttore responsabile (ossia iscritto almeno all'albo dei pubblicisti) per non incorrere nel reato di stampa clandestina. Pene previste: reclusione fino a due anni e fino a 500.000 lire di multa, calpestando il diritto di libera espressione sancito dalla costituzione, e non trovando riscontri in nessun altro paese occidentale.
C'e' mobilitazione in migliaia di siti Internet.

Adesso web e news sono stampa clandestina se non ci si registra in tribunale come testata giornalistica e non si assume un giornalista regolarmente iscritto all'Albo come responsabile dei contenuti del sito o della mailing list. Prima della pubblicazione occorre inoltre consegnare quattro copie del testo alla prefettura e una alla locale Procura della Repubblica. Cosa fare per non finire in galera? La redazione di Nove da Firenze aderisce alla campagna lanciata da Punto Informatico contro la censura ed invita tutti ad aderire alla petizione.
"Al di la' delle possibili conseguenze immediate della legge sull'editoria e delle contraddittorie interpretazioni che si sono lette in questi giorni -commenta Olivier Turquet, Caporedattore di Buone Nuove, Agenzia di stampa elettronica umanista- la legge mette dei pericolosi precedenti che fanno pensare seriamente alla nascita di un regime autoritario dotato di leggi preparate apposta per colpire qualunque forma di dissenso e di informazione alternativa.

Questo e' qualcosa di assolutamente inaccettabile per noi umanisti e va combattutto con la massima forza, unendo le forze di tutti coloro che si battono per la liberta' di espressione e di stampa, diritto umano purtroppo tuttora non garantito in tante parti del mondo. Aderiamo alla petizione lanciata da Punto Informatico, ne condividiamo assolutamente l'analisi ma chiediamo di piu': discutiamo e creiamo insieme le forme per combattere e vincere questa battaglia non solo su internet ma soprattutto nella societa'; non stiamo resistendo ad un regime autoritario, stiamo soprattutto proponendo un mondo dove la liberta' di stampa ed espressione abbiano piena vigenza, cosi' come tutti gli altri diritti umani".
Interviene sul tema anche il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito: "Gia' in precedenza un qualunque sito Internet che faceva informazione, sarebbe stato obbligato a rispettare quella legge.
Per questo, a nostro avviso, la mobilitazione che vede in prima linea il quotidiano online Punto Informatico (che e' una testata registrata ai sensi della legge sulla stampa), ci sembra che non indirizzi le sue energie verso il cuore del problema, ma lo sfiori in quella divagazione burocratica e di complicanza legislativa che e' la legge sull'editoria nello specifico argomento.

Ben venga, pero'! E non a caso l'Aduc e' stata tra i primi ad aderirvi, e sul proprio portale invita i visitatori a firmare la specifica petizione. Ben venga perche' e' comunque occasione per far conoscere a piu' persone la situazione normativa e legislativa italiana. Ma bisogna fare attenzione a non trasformarla in una sacca di privilegio: oltre al fatto che girano in rete richieste di esenzione per chi fa informazione no-profit (memore dell'apostolico concetto che dove c'e' lucro -essendo il denaro sporco- i diritti di liberta' contano meno?), il pericolo maggiore e' che si proceda con la semplice richiesta di abrogazione della norma della legge sull'editoria, tralasciando il macigno della legge sulla stampa che ne e' all'origine, e magari accontentandosi delle promesse elettorali dell'attuale sottosegretario all'editoria Vannino Chiti: palestrato in un arzigogolio normativo che vorrebbe distinguere tra chi produce informazione e chi la ricicla da altre fonti (distinzione, a nostro avviso, ardua da mettere in pratica), e quindi tra dilettanti e professionisti, con la promessa di fare regolamenti attuativi dove tutto sara' possibile in deroga, con altrettanti controllori che assurgeranno a padroni della liberta' di informazione.

Per finire ricordiamo che a differenza di quanto alcuni media continuano a diffondere, con il reato di stampa clandestina non si commette un illecito penale, ma -dal dicembre del 1999- un illecito amministrativo: lo ha sperimentato lo scrivente che, proprio per denunciare la norma liberticida che impone il direttore responsabile iscritto all'Ordine dei giornalisti aveva disobbedito civilmente con la diffusione di un giornale con direttore non iscritto all'Ordine, e si e' visto fare qualche udienza nell'allora Pretura, per poi vedere tutto bloccato per il trasferimento di competenze all'autorita' amministrativa, da cui sta ancora aspettando il verbale della sanzione, a cui, ovviamente, fara' opposizione nelle sedi opportune".

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