Il sindaco Domenici presenta il progetto sicurezza per il Quartiere 4

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 dicembre 2000 17:17
Il sindaco Domenici presenta il progetto sicurezza per il Quartiere 4

Un progetto con un obiettivo ambizioso: risolvere microconflitti urbani e riportare nei quartieri una socialità che ormai è andata perduta. Il sindaco Leonardo Domenici e il presidente del Quartiere 4 Eros Cruccolini hanno presentato stamani a Villa Vogel il progetto sicurezza del costo di 150 milioni e interamente finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. “Per quanto riguarda questo progetto – ha detto il sindaco Domenici – il termine sicurezza è riduttivo. Si tratta di qualcosa di più interessante e di questo voglio ringraziare la Cooperativa Cepiss e il Teatro Popolare d’Arte.

Il concetto di sicurezza non si può infatti ridurre al controllo del territorio e all’attività di repressione. Queste attività hanno una funzione importante per far affermare l’integrazione e l’inclusione sociale. Con questo progetto si crea una rete di relazioni umane più profonde che fondamentale per una città come Firenze”. Il progetto ha come presupposto fondamentale l’esigenza di ricostituire un tessuto comunitario e una rete di relazioni positive fra gli abitanti. Vi è la fondata convinzione che questo rappresenti la più efficace strategia preventiva contro la crescente insicurezza che sembra impadronirsi delle nostre città.

Riportare vivacità, dialogo e iniziativa nelle strade e nelle piazze rappresenta il modo migliore per strappare il territorio alla microcriminalità e per imprimere identità e caratterizzazione positiva ai quartieri. Il progetto si articola in due filoni: l’intervento nei microconflitti urbani, seguito dalla Cooperativa Cepiss, e un laboratorio di teatro popolare sul modello Monticchiello, a cura del Teatro Popolare d’Arte di Gianfranco Pedullà. La mediazione e l’intervento attivo nei microconflitti urbani costituiscono una delle prospettive più interessanti per le politiche sociali degli enti locali territoriali.

Si tratta di prevedere, tramite l’ascolto sistematico delle segnalazioni che provengono dai cittadini stessi, una forma di intervento di educatori professionali che, nella veste di operatori di strada, favoriscano la risoluzione di qualcuno dei tanti conflitti che la convivenza urbana ogni giorno ci sottopone, dalle liti condominiali alle difficili coesistenze fra gruppi generazionali diversi (si pensi soltanto al potenziale conflitto fra anziani che cercano riposo e tranquillità e gruppi di giovani bisognosi di sfogare la loro esuberanza), all’uso e all’abuso degli spazi pubblici (un problema per tutti, la presenza dei cani negli spazi verdi e le discussioni sollevate dalla mancata raccolta degli escrementi).

La Casella come Monticchiello: un rione mette in scena se stesso
Tutti conoscono ormai la storia di Monticchiello, il paese della Val d’Orcia che trent’anni fa stava per scomparire e i cui abitanti ebbero allora la straordinaria intuizione di mettere in scena la loro storia, la crisi della campagna toscana travolta dalla modernità.

Nacque così il Teatro Povero di Monticchiello, un esperimento formidabile di teatro prodotto da un intera comunità con risultati artistici esaltanti e con una significativa ricaduta sociale (il paese da allora è risorto a nuova vita, sia come vivacità di residenza che come attività economica). E’ chiaro che quella di Monticchiello non è un’esperienza esportabile a freddo nel contesto di una grande città, però lo spunto di un teatro che veda gli abitanti come protagonisti resta eccitante e di grande suggestione.

E’ partito nell’ottobre scorso l’originale progetto teatrale che coinvolgerà, fino alla prossima primavera, un intero quartiere di Firenze. ‘La Casella’ è divenuta infatti, con “Uccellini e Uccellacci”, un palcoscenico di formazione e produzione teatrale, aperto a bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani: la popolazione di un quartiere lavorerà per un inverno e una primavera per poi mostrarsi al pubblico in un grande spettacolo finale. A curare l’evento c’è il Teatro Popolare d’Arte di Gianfranco Pedullà che, dopo la rassegna “Carillon”, torna a instaurare attraverso questo progetto un rapporto artistico con il tessuto cittadino fiorentino.

Fra i desideri degli organizzatori quello di rivolgersi a un territorio ricco di problematiche sociali attraverso la pratica scenica, intesa come momento primario di comunicazione, incontro e relazione. Il progetto trae ispirazione da un intenso film del 1966 di Pierpaolo Pasolini dove i due protagonisti, Totò e Ninetto Davoli, sono alle prese con un viaggio nella periferia romana, sospesi fra le promesse improbabili della religione e le adulazioni interessate degli intellettuali che fingono di considerare loro, i proletari, come il punto di riferimento più importante.

Nell’apologo pasoliniano i due protagonisti non cedono a nessuna lusinga e confermano la loro irriducibilità a qualsiasi modello astratto e ad ogni tentativo di controllo politico. Insomma, bella o brutta che sia, la vita è sempre altrove rispetto alle ipoteche dell’ideologia e alle alchimie del potere. Si pensa alla creazione di un evento originale che nasca dalle attività sviluppate nel territorio de ‘La Casella’: una scrittura teatrale autonoma, creata dall’équipe degli artisti del Teatro Popolare d’Arte (con cui collaboreranno sceneggiatori, scenografi, registi e attori toscani) insieme alla popolazione del Quartiere 4.

Il progetto prevede l’articolazione di laboratori teatrali, spettacoli, “invasioni” nel cinema e nella musica, per tutto il periodo ottobre 2000–maggio 2001. A giugno sarà presentato il grande evento finale: uno spettacolo con il volto di un nuovo teatro popolare moderno, una produzione che, con l’elaborazione di un’équipe professionista, coinvolgerà 50-60 persone in scena. L’iniziativa ha preso il via nella prima settimana di ottobre con una travolgente serie di apparizioni comiche e di eventi a sorpresa che hanno fatto piacevole e chiassosa irruzione nel villaggio della Casella.

Pazzarielli, cantastorie, maschere e figure grottesche della commedia dell’arte hanno animato il borgo iniziando a costruire negli abitanti un rapporto di familiarità e dimestichezza con il linguaggio teatrale. Sono stati questi spettacoli a costituire una prima forma di contatto in vista di un laboratorio vero e proprio che ha preso consistenza nei successivi mesi.

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