Venerdì 27 Ottobre all'uditorium Flog dai Paesi Baschi "Vicino al cuore selvaggio"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 ottobre 2000 19:15
Venerdì 27 Ottobre all'uditorium Flog dai Paesi Baschi

Residente nei Paesi Baschi dove è nato Beñat Achiary, questo eccezionale artigiano, si è da numerosi anni dedicato al servizio della lingua e dell'espressione orale. Beñat è poeta perché fa suoi, cantando, i testi dei grandi autori del secolo (René Char, che ha tradotto in basco, Federico Garcia Lorca., ma anche Roland Barthes) per costruire un suo personalissimo universo che dimora nella fuggevole istantaneità dell'improvvisazione in tempo reale. Achiary è progressivamente cresciuto, abbandonando, senza rinnegarla, una cultura tradizionale forte, orgogliosa e chiaramente identificata: quella dei Paesi Baschi.
Beñat Achiary ama i canti antichi della Soule, la sua terra.

Sono canti di mietitura, canti d'insonnia, canti di musicisti erranti, canti che accompagnano la vita e ne sono a loro volta accompagnati. "Le grandi arie dei paesi della Soule non sono misurate: sono libere, sono grandi spirali. Lo stile poetico può avere tratti simili a quelli di altre civiltà. I poeti per esempio, provano sempre ad emozionare il pubblico fin dalla prima strofa, lasciando che la narrazione attenda. E tutto questo senza dire, perché la lingua stessa ci permette di conoscere, già dalla coniugazione, chi parla e a chi si parla, senza nominare.

La collaborazione con la poesia è fondamentale. Ho sempre una bisaccia piena di libri, li stendo ai miei piedi quando canto.
Lascio che la mia voce parta dal fuoco dell’urgenza".
Attualmente il suo lavoro, la sua ricerca sulla e con la voce è una combinazione spesso magica scaturita dalla scena europea dell'improvvisazione radicale degli anni '70 e '80, ma anche di altre tradizioni, come quella degli indiani Navajos, delle isole Baleari...
Anche il free-jazz, il flamenco si trovano riuniti sulle rive del golfo di Guascogna, grazie allo sfruttamento inesausto di una vocalità "altra", che sperimenta se stessa, continuamente, trascinando insensibilmente l’ascoltatore nelle delizie dei sensi della corrispondenza di quel "demone dell’analogia" evocato da Mallarmé.
Improvvisatore totale, formidabile uomo di palcoscenico, Beñat Achiary attira magneticamente a sé i più grandi solisti, con la sua agilità intellettuale e le sue grandi capacità tecniche.

"E’ importante cantare da soli" dice Beñat. Cantando a cappella, egli si accompagna con il tamburo a frizione tradizionale, l’eltzagora, oppure quello di bambù, che ha sempre nel suo zaino.
Beñat è un uomo molto dolce e discreto, ma questo non deve farci dimenticare che è una delle grandi voci della nostra epoca, capace di fondersi con le estetiche più diverse con la stessa tranquillità di spirito.

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