Carlo Cecchi e Iaia Forte al Fabbricone di Prato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 febbraio 2000 14:13
Carlo Cecchi e Iaia Forte al Fabbricone di Prato

Dall’esperienza del Teatro Garibaldi di Palermo, in cui una struttura fatiscente e scoperchiata è parte integrante degli allestimenti teatrali illuminati da luce naturale e da fiaccole, Carlo Cecchi ambienta nello spazio del teatro Fabbricone, con la collaborazione di Titina Maselli, due monologhi che sintetizzano le forme della tradizione popolare italiana e le proposte dell’avanguardia europea, monologhi che il regista unisce senza soluzione di continuità. Nel primo, tratto dal celebre “stream of consciousness” di Molly Bloom che conclude l’”Ulisse” di Joyce e tradotto in napoletano da Ruggero Guarino con il titolo “I pensieri di Marianna Fiore”, una prorompente Iaia Forte dà vita, in un quadro composto da un letto sovrastato da una testiera piena di oggetti quotidiani ammucchiati con lo stile inconfondibilmente simbolico proprio della Maselli, a un lungo soliloquio senza punteggiature dal quale emergono tutte le memorie, desideri, istinti e pulsioni profonde della protagonista in un lento fluire delle parole, spogliate di qualsiasi sovrastruttura logica e utilizzate quale strumento espressivo per dissolvere lo stesso linguaggio.

Stessa attenzione al linguaggio del testo viene destinata al monologo del protagonista, interpretato dallo stesso Cecchi, ne “L’ultimo nastro di Krapp” di Beckett, opera essenziale e spoglia in cui un anziano mancato scrittore siede da 30 anni davanti ad un registratore ad ascoltare vecchi nastri da lui incisi nel tentativo impossibile di dialogare con sé stesso e il passato. Qui Cecchi, in modo ironico e straniato, dà forma e concretezza all’attesa del personaggio che consuma lentamente una vita mai vissuta.

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