Suicidio assistito, svolta nel caso di 'Libera'

C'è il macchinario, il Tribunale di Firenze ordina all’Asl la fornitura entro 15 giorni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 Ottobre 2025 17:09
Suicidio assistito, svolta nel caso di 'Libera'

A seguito dell’udienza tenutasi ieri, il tribunale di Firenze ha accolto integralmente le richieste di “Libera”, la donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla primaria progressiva, completamente paralizzata dal collo in giù e già ammessa dalla sua ASL alla procedura di suicidio medicalmente assistito.

Con un’ordinanza di straordinaria importanza civile e giuridica, il tribunale di Firenze (Quarta sezione civile, giudice dott. Umberto Castagnini), ha ordinato all’Azienda USL Toscana Nord Ovest di fornire entro 15 giorni la strumentazione necessaria all’autosomministrazione, verificandone la funzionalità e la compatibilità, attraverso una pompa infusionale attivabile con sensore di comando o puntatore oculare o altra modalità idonea; e di rendere disponibili farmaci e dispositivi al medico di fiducia di “Libera”, che la assisterà durante la procedura.

Il tribunale ha richiamato le sentenze n. 242/2019 e n. 132/2025 della Corte costituzionale, sottolineando che il Servizio sanitario nazionale ha l’obbligo di reperire e fornire “prontamente” i dispositivi necessari a garantire l’esercizio del diritto, nel rispetto dei principi di dignità, libertà di scelta e non discriminazione tra pazienti.

Approfondimenti

Il giudice aveva stabilito che entro l’8 ottobre venissero trasmesse informazioni “relative all’esistenza e alla concreta reperibilità di strumenti di autosomministrazione per via endovenosa attivabili mediante comando vocale o oculare e altre modalità compatibili con le condizioni cliniche di ‘Libera’”. Tuttavia, entro tale termine erano pervenute soltanto risposte negative o interlocutorie.

Solo in data 14 ottobre 2025, Estar – l’Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale – tramite l’USL, ha comunicato di aver concluso un’indagine di mercato tra imprese operanti nel settore degli ausili tecnici per persone con disabilità. Da tale indagine è emersa la disponibilità di una ditta a fornire un comunicatore con puntamento oculare in grado di attivare pompe infusionali.Estar ha precisato che “sono attualmente in corso gli approfondimenti tecnici e giuridici” per verificare la conformità del prodotto alla normativa nazionale e regionale in materia di dispositivi medici.

Nel corso dell’udienza, a seguito delle informazioni trasmesse da Estar sull’esistenza di un dispositivo attivabile tramite puntatore ottico in grado di azionare pompe infusionali, la difesa di “Libera” ha accolto favorevolmente questa possibilità, chiedendo che la messa a disposizione avvenisse in tempi brevi, in considerazione dell’intollerabilità delle sofferenze della paziente.

L’Azienda sanitaria, rappresentata dall’avvocato Luca Cei, ha manifestato massima disponibilità a tale scopo, mentre l’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza del Ministero della Salute, ha evidenziato anche tramite “NOTE DI UDIENZA” (non autorizzate) che la competenza operativa in materia spetta al Servizio sanitario regionale, e non allo Stato, contraddicendosi palesemente anche con il ricorso presentato contro la legge regionale toscana 16/2025, nel quale il Governo contesta proprio la competenza regionale.

L’ordinanza, che richiama le sentenze della Corte costituzionale n. 242/2019 e n. 135/2025, riconosce il pieno diritto di “Libera” all’autodeterminazione terapeutica, stabilendo che spetta al Servizio sanitario nazionale assicurare la concreta possibilità di esercitare tale diritto, rimuovendo gli ostacoli materiali e burocratici che ne impediscono l’attuazione.

Il giudice ha evidenziato l’urgenza della misura, fissando un termine perentorio di 15 giorni “in considerazione delle condizioni cliniche della paziente e della situazione di intollerabile sofferenza”.Filomena Gallo, avvocata e Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, che coordina il collegio di difesa di “Libera”, ha dichiarato: “Questa decisione del Tribunale di Firenze rappresenta un passo di civiltà e di coerenza giuridica. Il giudice ha riaffermato che il diritto all’autodeterminazione nelle scelte di fine vita non può restare solo teorico, ma deve essere reso effettivo attraverso il dovere dello Stato e del Servizio sanitario di garantire tutti i mezzi necessari.

‘Libera’ ha lottato non per sé soltanto, ma per tutte le persone che, pur pienamente coscienti, si trovano prigioniere del proprio corpo e chiedono solo di poter esercitare liberamente un diritto riconosciuto dalla Corte costituzionale. È una pronuncia che tutela la dignità umana e rafforza lo Stato di diritto, insieme alla possibilità di concreta applicazione della sentenza ‘Cappato’. Va ora fermata la legge proposta dal Governo che mira a cancellare i diritti esistenti.”

* Collegio legale di studio e difesa: avvocate Filomena Gallo, Francesca Re, Alessia Cicatelli, avvocati Angioletto Calandrini, Rocco Berardo e professor Giacomo D’Amico.

La storia di “Libera” in sintesi - qui la storia completa

“Libera”, assistita dal collegio legale* coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, dopo aver ottenuto il via libera al “suicidio assistito” dalla sua ASL a luglio 2024, aveva presentato nel marzo 2025 un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze affinché il suo medico fosse autorizzato a somministrare il farmaco, dal momento che, essendo completamente paralizzata, non è in grado di assumerlo autonomamente. Il giudice aveva poi sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’articolo 579 del codice penale che configura il reato di omicidio del consenziente – la somministrazione del farmaco da parte del medico a “Libera” rientrebbe in questa fattispecie di reato.

La Corte costituzionale si è infine espressa a luglio scorso chiedendo con urgenza la verifica a livello nazionale e internazionale, e non solo regionale, dell’esistenza di dispositivi idonei all’autosomministrazione del farmaco per il suicidio assistito. Gli organismi tecnici indicati dalla Corte, hanno comunicato l’esito delle ricerche, confermando che, al momento, non esiste alcun dispositivo per l’autosomministrazione del farmaco letale idoneo a “Libera”.

In evidenza