Sicurezza urbana: la Toscana dei Gruppi Facebook e Whatsapp

Attraverso i social network, come whatsapp, cittadini e associazioni segnalano alle forze dell'ordine movimenti sospetti

Antonio
Antonio Lenoci
20 febbraio 2018 17:56
Sicurezza urbana: la Toscana dei Gruppi Facebook e Whatsapp

 Nel febbraio 2018, a poche settimane dalle elezioni del 4 marzo, la Toscana sembra fare pubblica ammenda e riconosce la presenza di "quartieri difficili" di "movida molesta" ed ancora "quartieri degradati" e "sballo notturno". L'obiettivo di un prossimo incontro primaverile sarebbe quello di ricreare la società degli anni d'oro del commercio di vicinato dove il presidio erano gli esercenti di zona, dove tutti si conoscevano ed i movimenti 'sospetti' non passavano inosservati. In alternativa scatta una richiesta di aiuto ai Social Network.In assenza di un tessuto sociale, economico e culturale in grado di tornare agevolmente al passato e ad investire sul locale con la ripopolazione dei centri storici, la vendita al dettaglio di prodotti tradizionali e di uso comune e l'erogazione di servizi di prossimità e nell'affanno di regolamentare una giungla dovuta a vari fattori, tra i quali non manca mai il riferimento alle liberalizzazioni, le istituzioni guardano oggi ai Social Network come ad uno strumento di supporto che oltre all'odio, alle fake news, a webeti e virali spettacolarizzazioni varie e deprecabili possa essere funzionale al controllo del territorio.

Nonostante tutto, una cosa utile.Ma come fare? Secondo la Regione Toscana per migliorare il livello della sicurezza percepita occorrono "Una regia condivisa, collaborazione di enti locali e forze di pubblica sicurezza, ma anche confronto e scambio di buone pratiche". Non solo telecamere e videosorveglianza che comunque lavorano in rete e nella rete, ed hanno software che riconoscono targhe e volti tracciandone lo spostamento ma servono anche iniziative per "rivitalizzare quartieri difficili" magari "attraverso l'uso dei social network".

Incredibile, ma i cittadini ci hanno già pensato da qualche anno mettendo mano ai cellulari, registrando numeri, creando rubriche e gruppi prima come condominio attivo, poi come piazza, strada e zona. Su Whatsapp, ad esempio, in una città come Firenze, cittadini e associazioni segnalano già da tempo alle forze dell'ordine i movimenti sospetti. Abbiamo affrontato l'argomento in passato definendo il fenomeno "Ronde virtuali" ed abbiamo spiegato come si sono organizzati i cittadini della periferia fiorentina attraverso le segnalazioni via smartphone di episodi di pubblico interesse.

Ad onore del vero, ogni giorno, la nostra Pagina Facebook ed i commenti dei lettori sono l'esempio di come l'informazione sia cambiata e di come occorra oggi curare il lancio e seguire la notizia nei Social affinché la stessa non venga travisata, male interpretata o possa generare incomprensioni e diverbi accesi, spesso da moderare con impegno e cura.  

Oggi la Regione Toscana ci ricorda che "La sicurezza non è una materia che si esaurisce con l'installazione di telecamere di videosorveglianza, o con i controlli e le iniziative di repressione ma una materia che ha a che fare con la vita delle persone, con il modo in cui abitano le loro città". Frutto di questa riflessione, forse tardiva, è la proposta di riunire sindaci e amministratori, Università, associazioni, cittadini e forze dell'ordine per una giornata di ascolto e confronto, al fine di "mettere in fila tutti quegli strumenti e linee guida utili a progettare città e paesi anche per essere più sicuri".

L'evento si terrà in primavera, e di cosa si parlerà? "Si parlerà di telecamere, ma ci saranno anche esperienze vincenti di presidio e controllo di vicinato, svolte in coordinamento con le forze dell'ordine, si parlerà delle modalità per aggredire lo sballo notturno e rendere la movida vivibile e della rivitalizzazione di centri storici e quartieri degradati".Il fatto che ci siano già esperienze vincenti sembra confermare una consuetudine già in voga nella comunità toscana che ha iniziato ad usare gli smartphone come strumento di vigilanza e prevenzione, per informarsi ed informare.

Accanto ai soggetti invitati al dibattito potrebbe essere utile avere esperti di comunicazione in grado di fornire la propria esperienza in materia, ad esempio in termini di tutela dei dati personali, di uso consapevole dei Social, di divulgazione corretta non delle "voci" ma delle notizie verificate con una conseguente maggiore cognizione di causa sui fatti realmente accaduti.

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