Pietro Leopoldo D’Asburgo Lorena: principe illuminato tra riformismo coraggioso e buona politica. Il prossimo sabato 29 novembre (con inizio alle ore 15.00) ne discuteranno a Firenze, nella cornice prestigiosa del salone “Ezio De Vecchi” dell’Istituto Geografico Militare: Giovanni Cipriani, professore emerito di Storia della Toscana moderna, Fulvio Conti, docente di storia contemporanea dell’Università di Firenze, Enrico Fantini, vice presidente Nazionale della Conflavoro, Marco Passeri, collezionista e studioso della Famiglia Medicea, Maurizia Trapuzzano, giurista.
Massimiliano Cannata coordinerà il dibattito che si concluderà con l’intervento di Massimo Tommaso Esposito, delegato magistrale della Regione Massonica Toscana.
Il seminario di studi, promosso dall’Associazione Amici del Museo Stibbert e dal Centro Sociologico Italiano della Regione Toscana, traccerà il profilo di un sovrano amante dell’innovazione, che seppe concepire un ampio disegno riformista, che non ha precedenti nella modernità.
“Grande figura quella di Pietro Leopoldo che seppe viaggiando incessantemente confrontarsi con gli stati più avanzati dell’Europa del tempo, ma ricordiamoci che non fu un fiore nel deserto – ci tiene a precisare Marco Passeri – La Toscana di inizio del 700 era già una Regione leader dal punto di vista sociale e culturale. Il terreno era già stato preparato nei primi decenni del XVIII secolo da Gian Gastone,ultimo dei Medici regnanti che aveva abolito la maggior parte delle leggi vessatorie vigenti”.
Un vento nuovo spirava nella vecchia Europa, il pensiero illuminista stava, infatti, cominciando a mettere sotto scacco le monarchie assolute e l’egemonia delle grandi dinastie che avevano guidato incontrastate il percorso della storia. La promulgazione del codice leopoldino con la conseguente abolizione della pena di morte e con essa della tortura e delle pene corporali, esprimono il fulcro di un modello di pensiero - come spiegheranno nei loro interventi Giovanni Cipriani e Maurizia Trapuzzano - destinato a incidere profondamente sui futuri equilibri dell’intero Continente.
Si deve alla coraggiosa iniziativa politica di Pietro Leopoldo se la Toscana,da Stato marginale nel contesto delle potenze europee, si tramuta in una realtà all'avanguardia in molteplici ambiti della vita civile e dell’amministrazione della cosa pubblica. La riforma giudiziaria traduceva nella prassi il corpus teoretico e filosofico contenuto nel “codice dei diritti e delle pene” di Cesare Beccaria. In particolare “l’introduzione dei principi di astrattezza e di proporzionalità della pena – commenta la Trapuzzano – imponevano il rispetto della persona al di là del suo status, ponendo le basi del diritto penale moderno.
Nella visione antesignana del Granduca la giustizia cessò, così, di essere un puro esercizio di potere, tramutandosi in un servizio orientato a migliorare la vita dei cittadini”.
Altro capitolo decisivo l’economia. La trasformazione del sistema fiscale con l’abolizione dell'appalto generale e l’inizio della riscossione diretta delle imposte, l’abolizione dei vincoli annonari che bloccavano le colture cerealicole, la liquidazione delle corporazioni di origine medievale, insieme all’inizio della riscossione diretta delle imposte, portarono al rifiorire delle attività commerciali toscane e ad una complessiva evoluzione dell’industria del Granducato. Si tratta di riforme che ante litteram si potrebbero definire di “liberalizzazione dell’economia che culminano nella nascita – spiega Enrico Fantini - prima in Italia e terza nel mondo dopo Marsiglia e Bruges, della Camera di Commercio di Firenze che porterà ad un’evoluzione di tutto il sistema delle imprese non solo nel capoluogo ma in tutta la Regione Toscana”.
Eredità “pesante” dunque quella del sovrano asburgico rispetto a cui è lecito interrogarsi ai nostri giorni, come suggerisce Fulvio Conti: “Del riformismo illuminato del Settecento – si chiede lo storico - quali aspetti possiamo considerare ancora “vivi” nella nostra cultura politica? Bisogna su questo interrogativo cercare di delineare in sintesi una storia della fortuna o della sfortuna, dipende dai punti di vista adottati, che l’approccio pragmatico e riformista ha avuto nelle vicende politiche italiane dall’Unità ai giorni nostri.“
Lo sguardo di insieme che cercheremo di offrire in questa giornata di studi – conclude Massimo Tommaso Esposito, Delegato Magistrale della Regione Massonica italiana, ci darà l’opportunità di comprendere più a fondo un capitolo importante della storia del Libero Pensiero, che incarnò gli ideali illuministi di Ragione, Tolleranza e Progresso. Le riforme leopoldine tendono verso una equilibrata Laicizzazione dello Stato, che ha nella già ricordata abolizione della pena di morte ma anche nell'abolizione della censura preventiva sulla stampa e nel sostegno della istruzione libera dei capisaldi indefettibili che informeranno le Costituzioni in Europa e nel mondo facendo compiere uno scatto in avanti alla cultura universale del diritto”.