Pasqua: bene la spesa per la tavola, ma chiusura per gli agriturismi

Cia: «Agriturismi e ristorazione in sofferenza servono sostegni». Confagricoltura: "644 aziende in ginocchio"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 aprile 2021 15:57
Pasqua: bene la spesa per la tavola, ma chiusura per gli agriturismi

Sarà una Pasqua a due facce. Festività blindate, con l’Italia e la Toscana tutta in zona rossa, ad allungare i danni ormai incalcolabili per gli agriturismi, e per la ristorazione e canali Horeca (con gravi conseguenze per i vini e prodotti agroalimentari locali). Ma almeno a tavola non toglie alle famiglie la voglia di preparare e gustare le ricette della tradizione festiva.

Nel carrello, la spesa alimentare cresce del 10% rispetto al 2020, quando il Paese era in pieno lockdown, spinta dalla possibilità di poter andare a casa di parenti o amici per il pranzo di domenica e per Pasquetta, anche se con pochi commensali come impone la normativa. Queste le stime elaborate da Cia-Agricoltori Italiani, secondo cui vince anche quest’anno il menù tipico regionale, scelto nell’80% dei casi.

Protagonisti delle tavole, quindi, i piatti tradizionali del territorio, dall’agnello allevato in Toscana, fino alle classiche colazioni a base di capocollo, cacio e baccelli e uova sode, accompagnate da uno dei tanti vini di ogni territorio della nostra regione. Nonostante le flessioni degli anni scorsi, infatti, l’agnello resta in ogni caso un classico del pranzo di Pasqua - sottolinea Cia -. Domenica se ne consumerà circa il 40% del consumo annuo complessivo di carne ovina. A trionfare, poi, i dolci “fai da te” e la pasta fatta a mano, che trascineranno gli acquisti di uova.

Ma a preoccupare restano le chiusure degli agriturismi e della ristorazione. «Con il divieto di gite fuori porta e del turismo nazionale e estero – sottolinea Luca Brunelli, presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana - vanno in fumo le abituali presenze delle vacanze pasquali negli oltre 4.500 agriturismi toscani. Un’offerta complessiva di servizi legati all’ospitalità e alla ristorazione che conta ristorazione a tavola e 65mila posti letto. Il tradizionale appuntamento che apre la stagione del turismo verde anche quest’anno è bloccato dall’emergenze Covid-19, nonostante la garanzia di sicurezza data dagli agriturismi situati sempre in zone con grandi spazi aperti.

Servono sostegni immediati alle aziende, con l’auspicio di riaperture almeno nella seconda parte della primavera. Inoltre – aggiunge Brunelli – grave è la situazione della chiusura della ristorazione, che sta frenando le vendite dei vini toscani. Con le chiusure siamo di nuovo fermi come nel 2020: sarà necessario ripartire con investimenti, ricordando il grande interesse turistico del prodotto agricolo».

Cresce contemporaneamente l’utilizzo del web per acquistare eccellenze enogastronomiche e prodotti agroalimentari dei territori, spesso direttamente dagli agricoltori, tramite i portali di e-commerce come quello di Cia.

"Centinaia di piccoli e medi imprenditori toscani nel settore agricolo attendono da mesi l'erogazione degli aiuti promessi. I ritardi ormai sono diventati inaccettabili e privi di giustificazione. In Toscana, solo per quanto riguarda le nostre aziende associate, si parla di 644 imprese a cui erano stati garantiti oltre 8 milioni e 200 mila euro. Non possiamo aspettare ancora". Così Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana. "I pagamenti erano previsti entro il 31 dicembre scorso da parte dell'Agea, secondo quanto disposto dall’articolo 223 del D.l del 19 maggio, n.34, relativo al “contenimento volontario della produzione e miglioramento della qualità dei vini a doc e Igp”. Troviamo inaccettabile una tale mancanza di tutele in questa fase critica dell'economia, in cui da un anno vengono richiesti innumerevoli sacrifici. Un approccio superficiale, verso gli imprenditori e i lavoratori, che denota profonda mancanza di rispetto.

Siamo di fronte a obblighi presi e disattesi".

"Tante imprese agricole avevano già siglato accordi con fornitori, istituzioni e banche - prosegue Neri -. I ritardi hanno innescato ulteriori problemi da gestire. Era stata ipotizzata una liquidazione entro gli ultimi giorni di febbraio, ma così non è stato e si sono aggiunte altre settimane di ritardo. Di nuovo, senza spiegazione. Abbiamo sentito parlare, tra le cause, anche di un cambiamento nel sistema informatico, ma stentiamo a credere e ad accettare una simile motivazione da parte della Pubblica Amministrazione. Appare chiaro, invece, di quanto serva un'organizzazione diversa, che rimetta al centro il dialogo con le aziende e riporti una fiducia, oggi incrinata, in vista anche di futuri investimenti. Chiediamo urgentemente di provvedere agli impegni".

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