Ci sono storie che diventano cronaca, altre che diventano leggenda. E poi ci sono casi che, come ombre, continuano a vivere nel presente, sospesi tra il terrore e la fascinazione collettiva. Il Mostro di Firenze è una di queste.
Per oltre diciassette anni, un assassino – o forse più d’uno – ha terrorizzato le campagne intorno al capoluogo toscano, uccidendo in modo sistematico, crudele e rituale giovani coppie appartate. Sette duplici omicidi ufficialmente riconosciuti, sedici vittime, un numero incalcolabile di sospetti, accuse, arresti e clamorose assoluzioni. Un caso unico in Italia per durata, modalità e mistero. Un incubo senza volto.
Tutti i mostri di Firenze, in vendita online in formato cartaceo e digitale (clicca qui per visitare lo store), non è un semplice libro sul Mostro. Non è un romanzo, né una raccolta di articoli, e nemmeno un saggio freddo e distaccato. È una narrazione documentata, impietosa e coinvolgente che, per la prima volta, restituisce la complessità del caso in modo completo, cronologico, e soprattutto umano.
Un’inchiesta narrativa sul più oscuro caso italiano
Demetrio Sforzin, giornalista esperto di cronaca e autore televisivo, ricostruisce ogni delitto nei minimi dettagli, a partire dal primo, apparentemente isolato, del 1968, fino all’ultima tenda squarciata nel bosco di Scopeti nel settembre del 1985. Ogni capitolo è un tuffo nel tempo, nella geografia, nei silenzi e nei fallimenti di un Paese intero.
Attraverso atti processuali, perizie criminologiche, testimonianze e ricostruzioni, l’autore guida il lettore dentro un labirinto fatto di ossessioni sessuali, piste sarde, feticci macabri, lettere anonime, pistole scomparse, mutilazioni chirurgiche, e soprattutto un lungo elenco di “colpevoli perfetti” che di perfetto avevano solo l’essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ne emerge un’Italia che ha perso l’innocenza, smarrita tra la paura e la necessità di trovare un volto da mostrare alla stampa. Un Paese che negli anni Ottanta crede ancora nei “mostri”, salvo poi doverli scagionare con altrettanta enfasi.

Il libro affronta tutte le ipotesi principali: da Stefano Mele, il primo accusato, al famigerato trio dei “compagni di merende” con Pietro Pacciani in testa. Passando per i "sardi", i fratelli Vinci, agli osservatori notturni, i guardoni, gli uomini di paese, fino alla teoria inquietante dei mandanti occulti, dei silenzi protetti, delle coperture istituzionali. Non mancano incursioni nella cultura popolare e mediatica che il caso ha generato: libri, film, documentari, fiction. Perché il Mostro, più di ogni altro criminale italiano, è diventato anche un simbolo: del male, dell’incomprensibile, del sospetto che non muore mai.
Sforzin si interroga, senza mai cedere al sensazionalismo:
- E se il Mostro non fosse mai stato uno solo?
- E se fosse ancora vivo, protetto dal silenzio e dall’ignavia?
- O, più semplicemente, se nessuno avesse mai davvero voluto scoprire la verità?
Un libro che inquieta, informa, coinvolge
Tutti i mostri di Firenze è un’opera che unisce rigore e passione civile, giornalismo e narrazione, documento e riflessione. È un atto d’accusa e al tempo stesso un invito a guardare negli occhi ciò che per anni si è preferito ignorare: che il vero mostro forse non è solo chi ha ucciso, ma anche chi ha insabbiato, sbagliato, voltato la testa.
Perché alla fine, come suggerisce il titolo stesso, forse non c’è stato un solo Mostro. Ce ne sono stati molti. Alcuni armati. Altri semplicemente ciechi.
"Il mio obiettivo non era trovare un colpevole - spiega l'autore - ma restituire complessità a una storia in cui la verità è stata spesso sacrificata in nome dell’urgenza mediatica o del bisogno di un capro espiatorio"."In questa lunga indagine ho cercato di mettere ordine nel caos - aggiunge Sforzin - tra delitti efferati, errori giudiziari, teorie contrapposte e un numero impressionante di sospetti. È un libro che pone domande più che offrire risposte, perché il caso del Mostro di Firenze continua a interrogarci, e forse non è mai stato davvero chiuso. Forse il Mostro non è uno solo - conclude l'autore - Forse non è mai stato soltanto chi ha sparato".
Sforzin nasce a Trieste nel 1974, ma cresce tra i vicoli ombrosi di Firenze, città che influenzerà profondamente la sua immaginazione letteraria. Laureato in Filosofia del linguaggio, ha lavorato per anni come correttore di bozze, traduttore e ghostwriter, firmando nell'ombra centinaia di pagine prima di decidere, tardi, di uscire allo scoperto. Autore schivo, affilato e ossessivo, Sforzin ama i dettagli minimi, le incongruenze nei silenzi, i drammi che si consumano sotto la superficie del quotidiano. Non partecipa a festival, non rilascia interviste televisive, non ha profili social. Vive oggi tra Firenze, la Maremma e l’Appennino Emiliano, in una casa che cambia spesso, dove colleziona registratori a bobina, fotografie di sconosciuti e silenzi. Scrive sempre a mano, con una Parker nera del 1957, e legge solo al tramonto.