Impronte digitali per i presidi: proposta una mozione in Toscana

Nel Decreto Concretezza prevista una verifica per la presenza all'interno degli istituti scolastici

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 aprile 2019 14:45
Impronte digitali per i presidi: proposta una mozione in Toscana

Il controllo sui presidi tramite la rilevazione delle impronte digitali è "una barbarie” secondo i consiglieri regionali che in Toscana propongono una mozione al provvedimento.Nel decreto Concretezza è previsto che vengano prese le impronte digitali per verificare la presenza nelle scuole.

I sindacati hanno protestato annunciando presidi e un flash mob davanti al Senato chiamato al voto dopo la Camera.

La Cgil esclude categoricamente che possa esercitarsi un controllo biometrico su dirigenti scolastici, docenti o personale interno.

Nella Commissione Cultura dal Movimento 5 Stelle alla Camera appare schierarsi contro la ministra Giulia Bongiorno, pronta però la replica la dal Pd “Se il Movimento è contrario ai controlli con le impronte digitali sui presidi, perché alla Camera non ha votato contro? Il Decreto Concretezza passa grazie al voto decisivo del M5S”.

Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti si dichiara in linea con Giulia Biongiorno, commentando “si tratta di una questione di trasparenza per verificare la presenza e non per misurare l’orario di lavoro

I consiglieri regionali di Sì-Toscana a Sinistra Paolo Sarti e Tommaso Fattori, annunciano una mozione per chiedere alla Regione Toscana “di opporsi in tutte le sedi alla norma contenuta nel Ddl Concretezza”, prima che passi anche al Senato dopo il sì della Camera. “E’ un provvedimento chiaramente incostituzionale. Nel caso in cui diventi legge a tutti gli effetti chiediamo che la Regione la impugni davanti alla Consulta. I presidi rischiano di diventare vittime innocenti della campagna elettorale per le europee - continuano i consiglieri di Sì - e di essere travolti da una legge pensata da chi non conosce il mondo della scuola.

Dopo i tagli e gli accorpamenti degli ultimi dieci anni, il numero dei presidi è la metà del numero totale delle scuole. Sempre più spesso devono dirigere plessi che inglobano più istituti, dalle elementari alle medie, spostandosi continuamente, come gli stessi insegnanti che devono dividersi tra decine di classi diverse, in edifici differenti”.

“Come ovvio l’ incarico di un preside non può prevedere un preciso orario di ingresso e di uscita. I reggenti hanno diritto a indennità molto basse e sono già sottoposti a regolare valutazione anno dopo anno. L’unica ratio di questo provvedimento - concludono Sarti e Fattori - è alimentare il clima di diffidenza nei confronti della scuola pubblica e far perdere ai dirigenti scolastici dignità e autorevolezza”.

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