Imprese: +13% il fatturato atteso 2026, tra moda, tessile e nautica

Nell’indagine ReportAziende.it le prospettive del tessuto produttivo toscano. Riciclo: l'allarme del consorzio Corertex

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 Luglio 2025 18:25
Imprese: +13% il fatturato atteso 2026, tra moda, tessile e nautica

La Toscana si conferma uno dei motori economici più vitali d’Italia, grazie a un tessuto imprenditoriale solido e altamente diversificato, che spazia dal settore del lusso alla nautica, dall’energia alla grande distribuzione. L’ultima analisi di ReportAziende.it, piattaforma specializzata nello studio del rischio d’impresa, offre una fotografia dettagliata delle performance finanziarie 2023 delle principali aziende regionali, evidenziando punti di forza e vulnerabilità in un contesto di transizione post-pandemica.

Secondo lo studio, il fatturato aggregato delle principali aziende toscane supera i 12 miliardi di euro. Si tratta di un quadro che riflette la resilienza del sistema produttivo locale, ma che richiede una gestione attenta dei rischi legati a mercati internazionali, sostenibilità e innovazione tecnologica. Nel 2026 è atteso un aumento di fatturato pari al +13% tra moda, tessile e nautica.

Firenze, l’eccellenza dell’alta moda

Nel 2023 la provincia di Firenze si conferma cuore pulsante del lusso italiano grazie a Guccio Gucci S.p.A., che con oltre 4,5 miliardi di euro di fatturato rappresenta la prima azienda della regione per volume d’affari. L’eccellenza del distretto fiorentino continua a trainare la domanda globale di beni di alta gamma. Tuttavia, la forte esposizione ai mercati internazionali, in particolare asiatici, e la necessità di mantenere standard qualitativi elevatissimi comportano rischi operativi e geopolitici che richiedono strategie di diversificazione e una governance del rischio solida.

Prato, il traino del tessile e della grande distribuzione

Prato mostra una trasformazione interessante del proprio profilo produttivo: accanto alla tradizionale vocazione tessile, emerge la grande distribuzione con Conad Nord Ovest Società Cooperativa, che registra quasi 3 miliardi di fatturato. La doppia anima dell’economia pratese impone un bilanciamento attento tra innovazione sostenibile del tessile, minacciato dalla concorrenza globale, ed evoluzione digitale del retail, sempre più orientato all’integrazione omnicanale.

Livorno polo strategico per la logistica

Livorno si conferma polo strategico per la logistica grazie a Unicoop Tirreno Società Cooperativa, con un fatturato di oltre 900 milioni di euro. La posizione geografica e la vocazione portuale aprono grandi opportunità nei traffici commerciali del Mediterraneo, ma richiedono investimenti continui in automazione dei processi, sostenibilità del trasporto marittimo e competitività infrastrutturale.

Siena, la forza del comparto energetico

Siena si distingue per l’energia: Estra Energie S.R.L., con oltre 1 miliardo di euro di fatturato, rappresenta una delle realtà di riferimento del comparto. La transizione verso le rinnovabili, la volatilità dei prezzi delle commodities energetiche e l’evoluzione normativa rendono questo settore particolarmente sensibile ai cambiamenti di scenario globale.

Lucca e la cantieristica di lusso

Lucca consolida la propria leadership nella nautica di lusso con Azimut-Benetti S.P.A., oltre 1 miliardo di euro di fatturato. Il comparto, simbolo del made in Italy d’eccellenza, deve però fronteggiare la ciclicità della domanda e la complessità delle catene di fornitura internazionali. Una strategia basata su innovazione tecnologica, internazionalizzazione e sostenibilità si conferma essenziale.

Massa – Carrara sospinta dalla nautica

Massa-Carrara vede The Italian Sea Group S.P.A. consolidare la specializzazione nautica del territorio, con un fatturato di oltre 350 milioni di euro. Anche qui la competitività internazionale e gli investimenti in capacità produttiva e ricerca sono la chiave per sostenere la leadership nel settore.

Arezzo e la peculiarità del distretto orafo

Arezzo, pur non emergendo in termini di singoli grandi player, resta strategica per il distretto orafo, eccellenza italiana nel mondo. Le sfide legate alla volatilità delle materie prime e alla tracciabilità etica rendono necessario investire in sostenibilità e innovazione di processo.

Pistoia e Grosseto: tra vivaismo e turismo

Pistoia e Grosseto completano la mappa di una regione dalle mille anime produttive: la prima grazie a un tessuto diversificato che spazia dal vivaismo alla manifattura, la seconda puntando su agricoltura di qualità e turismo sostenibile, settori sensibili ai cambiamenti climatici e alle fluttuazioni economiche.

Settori chiave: dalla moda all’energia, tra tradizione e innovazione

Il settore del lusso, con Guccio Gucci come protagonista, resta la colonna portante dell’economia toscana. La forte domanda globale e il prestigio del marchio garantiscono solidità, ma la dipendenza dai mercati asiatici e la crescente attenzione dei consumatori alla sostenibilità pongono nuove sfide competitive. La grande distribuzione, con realtà come Conad Nord Ovest e Unicoop Tirreno, dimostra una notevole resilienza anche in un contesto di trasformazione digitale e mutamento delle abitudini di consumo. L’integrazione tra punti vendita fisici e canali online si conferma determinante.

Il settore energetico, rappresentato da Estra Energie, si trova al centro della transizione ecologica. Volatilità dei mercati, innovazione tecnologica e investimenti in infrastrutture sostenibili sono i temi chiave per rafforzare la competitività.

La nautica di lusso, con Azimut-Benetti e The Italian Sea Group, conferma la leadership toscana in un comparto ad altissimo valore aggiunto. La ciclicità della domanda e la pressione per soluzioni green richiedono strategie lungimiranti per consolidare la crescita.

Scenari futuri: innovare per mantenere la leadership

Nel triennio 2024-2026 la Toscana potrà contare su opportunità di crescita legate alla domanda internazionale di prodotti di alta gamma, alle potenzialità dell’economia circolare e all’accelerazione dei processi di digitalizzazione. Tuttavia, inflazione, tensioni geopolitiche e rischi climatici rappresentano fattori di incertezza che impongono una gestione del rischio ancora più integrata.

Riciclo tessile, l'allarme del consorzio Corertex

“L'attuale congiuntura fatta di guerre e conflitti commerciali sta generando notevoli contrazioni di mercato nel settore del riuso. Una situazione che sta causando molteplici problemi di carattere economico e logistico. Anche perché queste sono condizioni che perdurano ormai da parecchi mesi, con conseguenze devastanti: dalle pesanti scorte di invenduto nei magazzini, al conseguente crollo dei prezzi, fino al problema della capacità logistica di stoccaggio. Alla luce di tutto ciò la filiera del riuso rischia il collasso.

Per evitarlo chiediamo alle istituzioni di aprire un tavolo di dialogo, valutando le possibili azioni da mettere in campo per salvare il settore”. E' un grido d'allarme a nome di tutta la filiera del riuso tessile quello lanciato da Raffaello De Salvo, presidente del consorzio Corertex, Consorzio per il riuso e il riciclo tessile. In queste settimane, assieme a Confartigianato Imprese Prato, il consorzio ha inviato una lettera alle istituzioni locali e ai parlamentari del territorio per metterli a conoscenza della grave situazione di crisi che sta attraversando il settore.

Azione a livello istituzionale che ha portato anche a un incontro col presidente della Provincia di Prato, Simone Calamai.

“Oltre alla situazione già citata – prosegue De Salvo -, dobbiamo aggiungere che tutti i materiali da post consumo non riusabili e quindi da destinare ad una fase di downcycling risultano non più sfilacciabili in percentuale ottimale a causa di normative più stringenti in merito alle certificazioni Iso e alle normative Reach in via di applicazione, non consentendo più il massimo riciclo e costituendo un ulteriore aggravio economico poiché tali materiali sono da destinare ad altro tipo di recupero con tutte le spese del caso.

Inoltre le raccolte di indumenti usati sono aumentate di volume e nettamente peggiorate a livello qualitativo a causa dell’annoso problema del fast fashion e del super fast fashion che, oltre ad essere in diretta concorrenza con il mercato del second hand e colpevole di un utilizzo smodato di materie prime con un’eticità di produzione molto discutibile, produce un fine vita dei capi di pessima qualità difficilmente riusabile e riciclabile. Tutte queste concause stanno influenzando negativamente le dinamiche di un mercato che prima riusciva, sia pur con alti e bassi, a mantenere in equilibrio economico tutto il sistema produttivo della filiera del recupero tessile e in particolare quello dei primi impianti.

In mancanza di un sostegno reale e rapido esiste il rischio concreto di un graduale ma inevitabile collasso di un intero ecosistema industriale che risulta fondamentale per la transizione circolare”.

A rischio, spiega il Corertex, c'è il Modello Prato. “Se non sarà possibile concordare delle misure di sostegno urgenti a favore dei primi impianti, anche temporanee – aggiunge il presidente del Consorzio -, le raccolte di indumenti usati rischiano di fermarsi per la mancanza di possibilità di cessione. Con il conseguente aumento esponenziale dei quantitativi di rifiuti indifferenziati e costi ambientali ed economici di smaltimento, inevitabilmente a carico di Comuni e cittadini”.

Corertex individua anche le possibili azioni per arginare i problemi, al fine di scongiurare una crisi senza precedenti. “Il settore del riciclo tessile si trova in una fase critica e necessita di un supporto immediato per continuare il suo lavoro fondamentale – sottolinea De Salvo -. Maggiori investimenti e un sostegno politico sono essenziali per garantire la stabilità e la resilienza del settore. La legislazione deve adeguarsi ma è in ritardo: per costruire una casa si è voluti partire dal tetto e non dalle fondamenta. La Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) e l'ESPR, con percentuali obbligatorie di contenuto tessile riciclato post-consumo,sarebbero dovute essere implementate prima che la raccolta differenziata obbligatoria dei tessili entrasse in vigore. Un'azione legislativa rapida è fondamentale per promuovere un cambiamento significativo.

Infrastrutture a rischio: c'è la reale preoccupazione che le infrastrutture necessarie vengano smantellate prima che la legislazione entri in vigore. Dobbiamo agire ora per preservare e migliorare le infrastrutture fondamentali per il successo del settore del riciclo tessile”.

Poi le misure immediate necessarie: “Esenzione Iva sugli abiti di seconda mano e materia prima seconda, così da incoraggiare l'acquisto e il riutilizzo del tessile di seconda mano, rendendo le scelte sostenibili più accessibili e competitive rispetto alla moda cinese di bassa qualità a basso costo – dice De Salvo - Servono imposte elevate sulle importazioni di abbigliamento ultra-fast-fashion, imponendo dazi significativi per scoraggiare il consumo non sostenibile e sostenere gli sforzi di riciclo locali. Riduzione dei costi di gestione dei rifiuti scartati, applicando tariffe di incenerimento e/o conferimento in discarica fortemente agevolate, molto vicine allo zero. Evitare la raccolta di materiali impropri, non riutilizzabili e non riciclabili, che contribuiscono a danneggiare il già delicato equilibrio del settore. In tal senso proponiamo campagne di comunicazione dedicate sulle buone pratiche da adottare”.

L'ultimo punto guarda all'Europa. “Alcuni Paesi hanno già previsto contributi economici a favore di chi valorizza gli scarti tessili e la Germania ha in previsione di farlo nel 2026 – conclude -. Citando le parole della Commissaria ambiente UE Roswall, senza interventi regolatori ed economici urgenti l’industria europea del riciclo è a rischio, gli Stati Membri anticipino l'Epr tessile”.

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