Guerra in Ucraina: in 3 giorni +10% per la farina di grano tenero

CNA: "Così la produzione sta diventando antieconomica per molti panifici. Alzare il prezzo del pane al consumatore?"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2022 21:30
Guerra in Ucraina: in 3 giorni +10% per la farina di grano tenero

La guerra fa tremare la floricoltura toscana. Pagamenti congelati, spedizioni annullate e rischio crollo dei prezzi dei fiori. Gli effetti del conflitto in Ucraina e delle sanzioni nei confronti di Russia e Bielorussia unite al clima di incertezza per il futuro stanno agitando il florovivaismo regionale. A dirlo è Coldiretti Toscana secondo cui, sulla base dei dati Istat, la guerra rischia di cancellare oltre 30 milioni di euro di esportazioni di Made in Tuscany verso i paesi direttamente coinvolti.

“Le prime conseguenze del conflitto si sono già fatte sentire nei confronti di quei settori della nostra agricoltura e del nostro agroalimentare con grande propensione all’export come il settore dei fiori e del vivaismo. – analizza Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Il canale commerciale si è già complicato e questo comporterà un inevitabile cortocircuito del settore e sulla salute delle imprese agricole già duramente provate dai rincari dei prezzi di materie prime ed energia con i costi di produzione che di gran lunga hanno superato il prezzo di vendita e delle ripercussioni della pandemia che aveva costretto a mandare al macero il 60% della produzione di fiori recisi.

Più questo conflitto durerà, più pesanti saranno i danni anche per la nostra economia”.

La produzione di fiori recisi, fronde, verde ornamentale e piante da esterno destinate ai mercati oggi coinvolti nel conflitto è frutto di una programmazione colturale di mesi se non annuale. “Fiori e piante prodotte per quei particolari mercati che sono state respinte – spiega ancora Filippi – dovranno essere necessariamente ricollocate sul mercato interno ed internazionale rischiando di far crollare i prezzi. Più prodotto sul mercato significa spuntare un prezzo più basso che in questo momento storico significa al di sotto dei costi di produzione. Il conflitto obbligherà anche a ridisegnare le rotte commerciali verso l’Asia, mettendo a rischio le forniture anche verso quei paesi non direttamente coinvolti nella guerra”.

Il settore del vivaismo, di cui la Toscana è capitale d’Europa con il distretto di Pistoia, stava vivendo una fase espansiva proprio verso quei mercati con un tasso di crescita nei primi tre trimestri 2021, rispetto al 2020 del 72%, considerando sia la parte europea, sia quella asiatica dell’ex impero sovietico. Le previsioni dei giorni scorsi si sono purtroppo concretizzate. Non solo i mercati dell’area ex-sovietica del continente europeo – spiega Coldiretti Toscana - sono bloccati ma è bloccato anche l’export di piante da Pistoia verso i Paesi ex sovietici asiatici come Georgia, Armenia, Azerbaigian, Kazakhstan, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan. Il volume d’affari dell’export di piante vive del polo pistoiese verso il paesi ex sovietici nei primi mesi del 2021 è stato di 13,5 milioni di euro.

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Russia e Repubbliche ex Sovietiche, europee ed asiatiche, - spiega Coldiretti - rappresentano mercati di estremo interesse per l’export di piante vive da parte dei vivaisti ornamentali del polo pistoiese, con un tasso di crescita nei primi tre trimestri 2021, rispetto al 2020 del 72%, considerando sia la parte europea, sia quella asiatica dell’ex impero sovietico.

Gli effetti dell’invasione russa si riflettono direttamente sulla produzione alimentare, soprattutto a causa dei rincari dei fertilizzanti, legati agli aumenti del gas ma anche alle mosse di Putin che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione. L’urea è balzata a 750-800 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata, mentre i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata.

“La guerra alle porte dell’Europa – conclude Filippi - ci pone di fronte alla dipendenza del nostro paese nei confronti dell’estero per molte materie prime come il grano ed i concimi che sono fondamentale in questo periodo dell’anno. Davanti abbiamo mesi di grande incertezza e rincari”.

Oltre al dramma per la perdita di vite umane, la guerra sta già provocando gravi effetti in termini economici e sociali.

“In un solo giorno, il 24 febbraio, subito dopo l’invasione dell’Ucraina, le quotazioni del grano sono cresciute del 5,7%, raggiungendo i 9.34 dollari a bushel. Solo nei tre giorni successivi il costo della farina di grano tenero è aumentato del 10%. Una crescita che, andandosi a sommare agli incrementi di materie prime già registrati a partire dalla fine del 2021 e all’impennata dei costi energetici, sta rendendo antieconomica la produzione” spiega Andrea Panchetti, presidente dei dolciari e panificatori di CNA Firenze Metropolitana.

Dovremmo rialzare i prezzi, ma portare a due euro un filetto da mezzo chilo che ora, dopo la prima ondata di rincari, costa 1,80 euro quando a giugno ne costava 1,50, è improponibile. Ancora più complicata la situazione per i fornitori della GDO: per molti di loro si prospetta la sospensione dell’attività, non solo per mancanza di marginalità, ma anche per difficoltà nella copertura dei costi d’impresa: personale, materie prime, energia, solo per citare alcune voci. Paradossale per un comparto che offre lavoro e in cui la domanda esiste” prosegue Panchetti.

Nei rapporti commerciali con l’Ucraina, spiega un’analisi di CNA, il settore agroalimentare risulta quello più colpito essendo il secondo fornitore del Paese dopo la Polonia. Sul lato delle importazioni, il nostro paese acquista soprattutto olii grezzi di girasole, frumento tenero e il mais per il quale Kiev è il nostro secondo fornitore assicurando una quota superiore al 20% del nostro fabbisogno.

Secondo Consorzi Agrari d'Italia, in apertura, ieri mattina, il Matif di Parigi, la Borsa merci di riferimento internazionale insieme a Chicago, ha segnato 20 euro in più a tonnellata per il grano tenero (+7%). Rispetto alla chiusura di lunedì scorso, il grano tenero è passato a 310 euro a tonnellata (+13%). E il prezzo dei prodotti agricoli strettamente dipendenti dalle importazioni da Russia e Ucraina, come appunto il grano tenero, è destinato a salire ulteriormente.

I panifici nella Città metropolitana di Firenze sono oltre 400, quasi per il 70% artigianali.

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