Firenze chiama Roma: un dito nella piaga della partecipazione delusa

Esiste una “questione democratica” nella città Unesco? Lettera a Letta: focus su modi e effetti della gestione Nardella

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 luglio 2021 15:34
Firenze chiama Roma: un dito nella piaga della partecipazione delusa

Tre settimane fa, si apprende, l’associazione ecologista Idra ha inviato un quesito delicato al segretario nazionale (Enrico Letta) dello stesso partito al quale appartiene il sindaco (Dario Nardella) che guida la giunta di Palazzo Vecchio. Oggetto della missiva, una “richiesta di verifica del tasso di democraticità nel comportamento del Sindaco di Firenze Dario Nardella”!

Nell’annunciarlo, l’associazione indipendente fiorentina richiama le parole usate dall’ex senatore Pancho Pardi nel messaggio inviato ieri alle autorità politiche cittadine, a proposito della variante urbanistica iperturistica in piena area Unesco, in Costa San Giorgio. Pardi l’aveva definita una scelta irresponsabile”, accompagnata da quella che a suo dire è stata “la più ipocrita negazione delle esigenze partecipative”. Infatti, “la partecipazione, inutilmente formalizzata con legge regionale, va bene solo se è rigorosamente finta. Costruita ad hoc con interlocutori compiacenti, come i commensali manzoniani che si limitavano ad annuire”.

Ma cosa si aspetta in concreto il presidente di Idra dal segretario nazionale del PD? Niente meno che una “verifica del tasso di democraticità nel comportamento del Sindaco di Firenze Dario Nardella”. E così spiega la richiesta, mentre ferve il dibattito intorno alla candidatura di Letta nel collegio di Siena.

“Desideriamo segnalarLe – scrive Girolamo Dell’Olio - un’apparente anomalia nel comportamento del sindaco di Firenze Dario Nardella, e della sua Giunta, se raffrontato all’accezione che generalmente si attribuisce al termine ‘democratico’, parte integrante del nome del partito di cui Ella è segretario”. E documenta la vicenda urbanistica che interessa un quadrante prezioso del Centro storico Unesco di Firenze. In particolare, l’avallo accordato all’ennesima variante turistico-ricettiva (all’86%) proprio a ridosso dell’area ambientale e monumentale più estesa e fragile della città, quella compresa fra Palazzo Pitti, il Giardino di Boboli e Forte Belvedere.

“Non è il merito della questione che desideriamo qui sottoporre alla Sua attenzione”, precisa però Dell’Olio a Letta. “Ciò che preoccupa è il metodo con cui il Sindaco di Firenze si rapporta (o, per meglio dire, non si rapporta) con la popolazione residente (e sempre più residuale!) nel momento in cui essa esprime in via formale, attraverso il deposito di centinaia di firme raccolte ai sensi di una Legge regionale, e dunque accompagnate dalla pubblicità dei dati personali, un’istanza di riflessione, di discussione, di dibattito, di confronto.

Non sono bastate 677 firme di residenti nel quartiere Oltrarno a convincere il Sindaco Democratico di Firenze dell’opportunità di accogliere la richiesta quanto meno di un momento di incontro, di rispondere in prima persona – o per interposto Assessore – all’istanza di dialogo che proviene dalla cittadinanza. Non sono bastate 7 richieste di contatto trasmesse alla Giunta a nome di questa porzione di popolazione attiva.

Non sono bastate oltre 600 adesioni di intellettuali e liberi cittadini a un manifesto che sobriamente ribadisce la richiesta di aprire un dibattito pubblico. Non è bastata una fitta maratona oratoria civile svoltasi il 28 maggio scorso sotto la casa del governo della città, Palazzo Vecchio, da allora progressivamente arricchitasi di contenuti.

Non sono bastate 14 precedenti lettere [ma nel frattempo è stata recapitata ieri in giunta la ventiduesima, ndr] accompagnate da importanti pareri formulati da esponenti anche di alto rango della cultura locale e nazionale”.

Sulla scorta della documentazione inviata su “questo lungo e deprimente tentativo di contatto”, scrive Idra, ”Ella potrà agevolmente apprezzare lo spessore della delusione civile che vive necessariamente una parte della città in relazione a questo episodio, non isolato peraltro, di modalità discutibile di amministrazione della cosa pubblica. Le chiediamo in particolare se Ella ritiene che appartenga alla deontologia di una forza politica che al proprio nome associa un’aggettivazione così importante la possibilità di annoverare fra quelle coerenti con la propria ‘ragione sociale’ pratiche simili di governo e di relazione con la popolazione. Confidiamo di poter essere messi al corrente degli esiti della verifica che qui Le chiediamo cortesemente e rispettosamente di operare”.

Ad oggi, fanno sapere dall’ associazione, nessun riscontro: “Vani i tentativi di contatto con qualcuno in grado di dare informazioni al riguardo presso la sede nazionale romana del PD in Via Sant'Andrea delle Fratte: referenti in ferie, o addirittura un disco fisso che chiede di richiamare”.

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