Draghi e Torselli (Fdi): "Droni, meglio tardi che mai"

“Esistevano prima del Covid-19, potevano già essere impiegati contro la criminalità”. Antonella Bundu (Sinistra Progetto Comune): “La passione che nuoce alla città”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 aprile 2020 12:40
Draghi e Torselli (Fdi):
ph Viminale

“L’utilizzo dei droni per il controllo degli assembramenti di persone è cominciato per volontà dell’amministrazione comunale la settimana scorsa” commentano Alessandro Draghi, consigliere comunale di Firenze e Francesco Torselli, coordinatore regionale di Fratelli d'Italia. “La scelta di utilizzare questi apparecchi tecnologici - ormai presenti su larga scala sul mercato ed a prezzi vantaggiosi - ha fatto molto discutere, dividendo la cittadinanza in favorevoli e contrari.

Dal momento che la legge sulla privacy è immutata da diversi anni, il dubbio sorge spontaneo: per quale motivo il Comune non aveva mai utilizzato questo strumento di sorveglianza contro i criminali molto tempo fa?” aggiungono i due esponenti di Fratelli d’Italia. “Infine, quando la crisi sanitaria finirà - conclude Torselli - questi droni che fine faranno? A questo punto sarebbe opportuno, prima di dismetterli, utilizzarli per contrastare i fenomeni di spaccio, i furti ed altri reati di varia natura”.

“Troppa gente per le strade, mandiamo i droni! Questo è il messaggio che ha scelto di mandare il nostro Sindaco. In un'emergenza come quella che stiamo attraversando l'ironia fa fatica a esprimersi, anche se per fortuna gira un video canzonatorio in un cui una sconsiderata auto viene fatta saltare in aria con un drone armato perché osa attraversare un viale fiorentino. La concentrazione della politica sulla criminalizzazione dei comportamenti individuali – continuano i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu – è un malcostume scelto da molti governi comunali.

Una scelta decisamente discutibile, aggravata a Firenze da una sconsiderata passione per le tecnologie dal sapore delle passioni d'infanzia. Nuovi software sulle telecamere (ormai annunciati ciclicamente da anni), rilevamenti di assembramenti tramite ripetitori telefonici e da qualche giorno droni in volo per scovare il criminale runner di turno. Dopo qualche settimana di emergenza Covid-19 scoppiano le emergenze nelle RSA, la stanchezza si impone su quella classe lavoratrice che ha garantito con grande sacrificio la tenuta del sistema sanitario, il Comune di Firenze non ha un elenco delle attività lavorative rimaste aperte e gli organismi consiliari continuano a riunirsi in forma limitata, straordinaria e costantemente plenaria ma con tempi contingentati. Non c'è niente di peggio di prendere decisioni affrettate e inconsapevoli come risposte emergenziali.

Nei soli primi mesi della nuova consiliatura abbiamo numerose volte proposto degli atti volti a garantire la tutela della privacy della cittadinanza e dell'utenza sul territorio fiorentino. In alcuni casi le nostre proposte sono state approvate, in altri si è chiesto di approfondire. Mai si è data garantita di una piena conoscenza delle implicazioni collegate alle nuove tecnologie, da parte della politica (il discorso ha davvero poco a che fare con la tecnica, perché riguarda il suo utilizzo). Come era prevedibile sui social si moltiplicano in modo esponenziale numerosi commenti che chiedono l'estensione di questi droni per i crimini veri.

Usata una volta una tecnologia, diventa più semplice mantenerla in funzione. Le misure post 11 settembre 2001 volute negli Stati Uniti sono ancora in vigore. Anche all'epoca la sinistra venne accusata di esagerare nelle sue denunce. Le istituzioni rifiutano la responsabilità della politica nel concentrarsi sulle poche violazioni individuale, senza affrontare discussioni di sistema e di governo. Ogni utilizzo di strumenti tesi a violare la privacy e i diritti delle persone deve essere accompagnato da un dibattito pubblico, qualificato, sulle implicazioni, con il coinvolgimento di diverse voci e punti di vista. La città non è un videogioco.

Il Sindaco – concludono Palagi e Bundu – non è uno sceriffo. Lo stato di emergenza in cui siamo non sospende le principali regole della democrazia”.

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