L’esposizione Children di Steven McCurry voluta dal Museo degli Innocenti ben rappresenta questa Istituzione cittadina ricca di sei secoli di storia che si è sempre occupata dei bambini che venivano abbandonati all’ospedale perché ci si prendesse cura di loro. L’Ospedale, nato da una donazione del mercante Francesco Datini, viene costruito da Filippo Brunelleschi e nel 1445 viene inaugurato accogliendo la prima neonata.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, “anche con qualche alluvione e pestilenza”, ma l’ospedale è ancora lì, unico al mondo. Bisognerebbe ricordare che Firenze era grande anche per queste istituzioni. Non solo arte e bellezza ma anche grandezza e generosità dei suoi cittadini che accoglievano da tutto il mondo conosciuto.
La mostra ben si adatta allo spazio, sembrano nati insieme, ed è caratterizzata da un duplice sguardo:
lo sguardo del fotografo che cerca gli occhi dei bimbi che si mettono in posa spontaneamente, come fossero adulti, senza nessuna vanità, per farsi guardare nella loro complessità, come dire sono già adulto, e lo sguardo di insieme delle cento fotografie dei fanciulli, che giocano e sorridono e che guardano dalla finestra ben illuminata della superficie fotografica, che ci colpiscono come una freccia nel cuore. Ci ritroviamo piccoli a guardarci come eravamo, (c’era una volta), adulti.
Le fotografie raccolte in cinquanta anni di attività fotografica in tutto il mondo, tra cui molte guerre e reportage per tante riviste e libri dedicati, sono veramente ispirate e hanno colto l’essenza dei piccoli e degli adolescenti. Iconico il ritratto della ragazza afgana con gli occhi verdi scattata in un campo profughi di Peshawar e pubblicata sulla copertina del National Geographic del 1985.
