Dal 1 ottobre possibile cacciare i cinghiali anche vicino ai campi coltivati

Confagricoltura Toscana: “Un mezzo per limitare i danni degli ungulati, ma va maneggiato con cura”. Massimo Comparotto (Oipa): "Maggior rischio per i cittadini e limitazione alla libera circolazione"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 settembre 2020 13:55
Dal 1 ottobre possibile cacciare i cinghiali anche vicino ai campi coltivati

Firenze, 30 settembre 2020 - Dal 1 ottobre sarà possibile cacciare i cinghiali non solo nei boschi ma anche vicino ai campi coltivati, Confagricoltura Toscana lancia un appello ai cacciatori: “Bene questo tipi di caccia, ma va praticata con attenzione: gli interventi devono essere mirati e risolutivi, eseguiti in sicurezza e nel rispetto del mondo agricolo” afferma il presidente Marco Neri.

La delibera 843 approvata lo scorso luglio dalla giunta regionale ha introdotto la possibilità di svolgere la caccia al cinghiale in braccata, quindi con i cani, anche nelle aree non vocate per il periodo ottobre-dicembre 2020 (due giorni alla settimana, il lunedì e il giovedì, con inizio dopo le ore 10), con lo scopo di aumentare il prelievo venatorio di cinghiali e quindi ridurre i danni che questi provocano alle colture.

"Gli animali sono in continuo aumento e distruggono le nostre coltivazioni, noi ogni giorno dobbiamo fare i conti ingenti danni” commenta Neri. In questo periodo dell'anno a essere colpite sono le viti, ma anche le semine autunnali. “Consentire la caccia al cinghiale non solo nei boschi ma anche in zone dove prima era vietata, quelle limitrofe ai campi coltivati, con presenza di aree boscate e cespugliate dove è difficile l'esercizio risolutivo di altre forme di caccia, può essere efficace.

Ma è uno strumento che deve essere usato con criterio: non bisogna dimenticare che in queste aree ci sono più realtà che devono convivere, i cacciatori e chi nei campi ci lavora. Non tutti gli agricoltori potrebbero inoltre gradire la presenza di mute di cani sui loro terreni”. Gli agricoltori, che sono sempre stati favorevoli alla delibera regionale, ricordano che la legge prevede giorni e orari limitati, indica che il prelievo deve essere eseguito da squadre di cacciatori a rotazione che sono tenute a rispettare rigide regole di comportamento, pena l'allontanamento.

«La Regione Toscana sembra ignorare che ogni anno, oltre alle vittime animali, si aggiungono le vittime umane dell’attività venatoria», osserva il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Aggiungere le “aree non vocate” alla caccia al cinghiale, e cioè, come si legge nella delibera, le aree cespugliate e boscate che offrono rifugio ai cinghiali, costituisce un maggior rischio per i cittadini e una limitazione alla libera circolazione. Da domani, fare una passeggiata o un’escursione in anche nelle “aree non vocate” sarà a proprio rischio e pericolo. Invece di ricorrere a metodi alternativi non cruenti, come la sterilizzazione, per la gestione della popolazione del cinghiale, la cui crescita è stata determinata da immissioni forzate sul territorio, si scatenano le doppiette mettendo a rischio la pubblica incolumità».

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