Firenze – Approvata all’unanimità dall’Aula del Consiglio regionale della Toscana la mozione del Pd (primo firmatario Giacomo Bugliani) “in merito alla piena attuazione della normativa relativa al Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di guerra e contro l'umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano o in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l'8 maggio 1945”.
L’atto impegna la Giunta “ad attivarsi nei confronti del Governo affinché sia resa effettiva la misura risarcitoria evitando ingiustificati ritardi in fase di liquidazione degli indennizzi”. Impegna inoltre la Giunta ad attivarsi nei confronti di Governo e Parlamento “affinché si proceda per garantire un ulteriore differimento del termine di decadenza stabilito del decreto legge 36/2022, al fine di consentire ai soggetti interessati l’esercizio delle azioni risarcitorie, assicurando che esso abbia congrua durata e che ne sia data ampia informazione”.
L’atto recepisce due emendamenti proposti da Francesco Torselli (FdI), Elena Meini (Lega) e Marco Stella (Forza Italia), accolti dallo stesso Bugliani.
Come ha ricordato Bugliani nell’illustrazione in Aula, “il presupposto per poter accedere al Fondo istituito dal decreto legge 36/2022 presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, è che si consegua una sentenza passata in giudicato o che si arrivi a una transazione della vertenza civile, previo parere favorevole dell’Avvocatura dello Stato”. “L’Avvocatura dello Stato – ha precisato Bugliani – in una serie di giudizi civili di primo grado, ha però esercitato il diritto d’appello fondato su motivazioni discutibili che sembrano trasformare questo legittimo diritto in una volontà di dilazione temporale degli indennizzi. Situazione che ha peraltro portato oltre una ventina di sindaci, per la maggior parte della nostra Regione, a condannare l’atteggiamento dell’Avvocatura dello Stato. Perciò si chiede un differimento del termine per l’azione giudiziale”.
“Visto poi che si sono registrati dei ritardi nella liquidazione degli indennizzi – ha spiegato Bugliani – si chiede che la Giunta regionale si attivi presso il Governo affinché possa essere resa effettiva la liquidazione degli stessi”.
Francesco Torselli (FdI) ha espresso voto a favore ribadendo che “c’è una volontà unanime di andare in fondo alla questione” e sottolineando come “vi siano ancora tante persone che non hanno ottenuto il risarcimento. “Nell’atto – ha affermato – c’è un riconoscimento di un dato di fatto, non una polemica politica”.
C’è delusione e incredulità nelle prime reazioni dei familiari delle vittime della strage di Pratale e dell’eccidio di Egidio Gimignani a San Donato in Poggio nei confronti della posizione ostile dell’Avvocatura dello Stato che, impugnando le sentenze del Tribunale di Firenze, ha negato di fatto l’accesso al risarcimento del fondo istituito nel 2022 dal governo Draghi in forma di ristoro per i danni e le sofferenze patite per i crimini di guerra del Terzo Reich.
Le lacrime rigano lentamente il viso e si mescolano all’espressione di sconcerto di Mirella Lotti, figlia di Giuliano e nipote di Carlo Lotti, entrambi strappati alla vita da una raffica di colpi di mitraglia sparati nella radura di Pratale il 23 luglio 1944 all’imbrunire quando, nelle stesse ore, di morte e di vita ad un tempo, i soldati Maori avanzavano per liberare Tavarnelle dall’occupazione nazifascista. Una sofferenza che non si placa neanche a distanza di 80 anni per la bambina di allora, testimone diretta dei fatti di Pratale e l’adulta di oggi che a 88 anni conserva ancora un ricordo nitido di quella drammatica sera.
"Ricordo ancora il terrore che mi assalì - testimonia Mirella con una voce flebile e rotta dalla commozione - quando un soldato disse a mia zia "vi piacciono gli americani ma non li vedrete". Sentimenti di rabbia e di indignazione emergono anche dalle parole di Katia e Sergio Poneti, nipoti del partigiano Egidio Gimignani che si fece torturare per non rivelare i nomi dei compagni. Gimignani fu ammazzato a coltellate e sepolto vivo a San Donato in Poggio, suo paese di origine, il 20 giugno 1944.
“L’Avvocatura ha chiesto di escludere la Germania come controparte nel processo - dichiarano Katia e Sergio – ma è solo accertando quella responsabilità, come ha fatto la giudice Zanda, che si può fare giustizia”.
Per i legali che seguono i casi Iacopo Casetti e Vittoria Hayun “la situazione attuale vede una sentenza di accoglimento in primo grado e un atto di citazione d’appello in secondo grado dove si contesta la legittimazione passiva della Repubblica federale di Germania. Sarà nostra premura difenderci nelle sedi opportune concordando la miglior strategia con i nostri assistiti. E’ indubbiamente evidente l’intento dilatorio dell’Avvocatura dello Stato, tuttavia, almeno per le nostre cause, non vengono messi in discussione i crimini di guerra e contro l’umanità e non viene messa in discussione la parte risarcitoria. Quindi l’appello dell’avvocatura dello stato è su mere questioni processuali”.
Nasce con l’obiettivo di denunciare l’atteggiamento ostile dell’Avvocatura dello Stato che opera per conto del Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e del Ministero dell’Economia e delle Finanze l’iniziativa promossa dal sindaco David Baroncelli che dal Chianti ha attivato un coordinamento istituzionale di oltre venti comuni toscani, teatro di stragi e deportazioni nazifasciste, decisi a contrastare tale posizione, ritenuta incomprensibile e inaccettabile, ad agire in forma congiunta e condivisa e richiamare l’attenzione delle più alte autorità del Paese.
“Difendere la memoria è l’intento da cui muove la nostra battaglia di civiltà – dichiara il primo cittadino – è nostro dovere rafforzare il valore del sacrificio dei tanti eccidi perpetrati in Toscana negli anni del secondo conflitto mondiale, pagine di storia che nessuno potrà mai negare”. “E' 23 luglio 1944 ogni giorno dell'anno – prosegue il sindaco Baroncelli – e della battaglia di civiltà e memoria che abbiamo intrapreso come coordinamento dei comuni toscani contro l'Avvocatura dello Stato che non vuole risarcire i familiari delle vittime degli eccidi del 1944.
Nonostante sia stato istituito un apposito fondo, destinato a rimborsare dei danni e delle ferite insanabili inferte dai crimini di guerra del Terzo Reich, l'Avvocatura dello Stato è intervenuta nel processo per opporsi e contrastare le sentenze emesse dal Tribunale di Firenze lo scorso novembre che stabilivano l'assunzione di responsabilità da parte della Repubblica federale di Germania e i risarcimenti a favore di Mirella, Katia e Sergio. Il ricorso all'appello dell'Avvocatura che si è costituita in giudizio ha bloccato e allungato l'iter giudiziario dei risarcimenti.
Noi ancora una volta gridiamo vergogna!”. “Continueremo a far sentire la nostra voce finché – prosegue - non otterremo le risposte che chiediamo. Dopo 80 anni è doveroso restituirle a tutti coloro ai quali sono state sottratte ingiustamente”. “La memoria è più forte di qualsiasi gesto – conclude il sindaco - anche di coloro che in questi giorni hanno alzato le braccia, la memoria arriva più in alto di qualsiasi azione tenti di offenderla e sporcarla”.
I tragici accadimenti dell’estate 1944
Il 23 luglio 1944, a Pratale, tra le colline di Sambuca e Badia a Passignano, 12 contadini furono prelevati dalle loro case, allontanati dalle loro famiglie, mogli, madri, bambini e anziani e condotti nel bosco vicino al casolare dove risiedevano. Fu al tramonto che il gruppo di uomini inermi conobbe la ferocia nazifascista e fu freddato senza pietà con una scarica di pallottole indirizzate alla testa. “Da allora in quel luogo, – ricorda Mirella Lotti - un tempo bagnato di sangue, l’erba cresce più forte e rigogliosa".
Egidio Gimignani, membro della formazione “Faliero Pucci”, fu catturato e massacrato dai tedeschi nell’estate del ’44 durante un rastrellamento. All’epoca aveva 44 anni e di mestiere faceva il boscaiolo. Il partigiano pagò a caro prezzo, con la sua stessa esistenza, il prezzo della libertà; combatté e morì da resiliente per non sopravvivere da delatore. Gimignani non rivelò una parola e, messo a confronto dai tedeschi che lo portarono in giro per il paese, a contatto con gli abitanti di San Donato, finse di non riconoscere nessuno dei cittadini che frequentava abitualmente. Decise di farsi uccidere, pur di non tradire i compagni e la comunità. Il 20 giugno del 1944 il partigiano Egidio Gimignani cadde barbaramente trucidato dalle SS.