Calura estiva: la Regione Toscana stoppa il lavoro in cantieri e cave

Fillea e Cgil: "Bene, ascoltato nostro appello". 30 gradi nel reparto di medicina-chirurgia dell'ospedale del Casentino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 Luglio 2024 14:25
Calura estiva: la Regione Toscana stoppa il lavoro in cantieri e cave

Firenze, 18-7-2024- Con il caldo che infuoca l’estate e la colonnina di mercurio ancora alta, la Regione alza l’asticella a protezione della salute dei lavoratori e pone ulteriori limitazioni alle attività nei cantieri edili e nelle cave nei giorni in cui il rischio, per la condizioni climatiche, diventi alto per gli addetti esposti al sole e con attività fisica intensa. Per capire se si tratti di una giornata dal bollino rosso basterà consultare la mappa pubblicata sul sito www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta.

L’ordinanza toscana, che prevede sanzioni per chi violi le prescrizioni, è stata appena firmata dal presidente Eugenio Giani e vieta il lavoro in condizioni di esposizione prolungata dalle 12.30 alle 16, ogni giorno, fino al 31 agosto, così come era già stato fatto la scorsa settimana, con le stesse indicazioni e gli stessi orari, per il lavoro nei campi e nelle serre. Fanno eccezione pubbliche amministrazioni, concessionari di pubblico servizio e loro appaltatori nel caso si tratti di interventi di pubblica utilità, protezione civile o salvaguardia della pubblica incolumità.

Per tutti gli altri lavoratori nei giorni non dal rischio alto, ma anche per anziani e persone fragile valgono valgono le linee guida e le raccomandazioni già diffuse nei mesi scorsi.

“Temperature alte e umidità elevate rischiano di creare situazioni pericolose per la salute e la sicurezza di chi lavora all’aperto senza possibilità di potersi riparare dal sole, soprattutto nei momenti più torridi della giornata” sottolinea il presidente Giani, che motiva così l’ordinanza. “Invito tutti a seguire con attenzione le buone pratiche e le misure di prevenzione indicate e ad essere prudenti” aggiunge l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini.

Lavoratrici e lavoratori

Ridurre i rischi che temperature elevate possono avere sulla salute e raccomandazioni sui comportamenti da tenere od evitare fanno parte della prevenzione degli infortuni sul lavoro. Nelle informazioni e consigli su come intervenire trasmesse alle associazioni di categoria si passano in rassegna colpi di calore, sindrome da esaurimento da calore, crampi e dermatite da sudore, si indicano i sintomi e si spiega cosa fare. Tra le azioni di prevenzione si raccomanda di designare nei luoghi di lavoro una persona di riferimento, formata sui pericoli e sulle misure di tutela da adottare.

Ci sono anche informazioni pratiche, come il link ad un sito dove, in base alle condizioni meteo, è possibile calcolare l’indice empirico utilizzato per capire se l’esposizione ad un determinato ambiente caldo genera o meno stress termico.

Tra i consigli, c’è quello di mettere a disposizione acqua ed aree ombreggiate per le pause, meglio se frequenti, nonché di favorire l’acclimatazione dei lavoratori aumentando gradualmente i carichi di lavoro e l'esposizione al calore. Importante rimane la scelta degli indumenti forniti, della formazione e dell'informazione. Tra le raccomandazioni c’è anche la revisione dei turni di lavoro, riprogrammando ad esempio le attività prioritarie e da condursi all'aperto nei giorni con le più favorevoli condizioni meteo e pianificando invece le attività più impegnative dal punto di vista fisico nei momenti più freschi della giornata.

"La protezione dei lavoratori dai rischi di infortunio e di sviluppo di malattie professionali, connessi alle temperature elevate, deve essere una priorità -dichiarano dalla CGIL- Gli eventi di calore estremo, come quello che stiamo vivendo in questi giorni, possono causare problemi di salute significativi come colpo di calore e altre malattie legate allo stress da calore. L’esposizione eccessiva allo stress termico aumenta il rischio di infortuni purtroppo talvolta anche mortali. I lavoratori che svolgono la loro mansione all’aperto, come gli edili, i cavatori, sono a rischio anche di una maggiore esposizione ai raggi uv con conseguente possibilità di scottature solari e in ultima analisi anche di sviluppo di gravi malattie della pelle.

Anche i lavoratori che svolgono la loro prestazione lavorativa all’interno delle fabbriche sono a rischio di maggiore stress da calore, in particolare chi lavora in edifici scarsamente raffreddati, chi svolge lavori fisici pesanti e deve utilizzare dpi in condizioni di caldo.

Da tempo chiediamo alle imprese, per mitigare i rischi, l’attivazione della CIGO in caso di temperature superiori a 35 gradi o, anche inferiori, ma percepite come elevate e di rimodulare orari e carichi di lavoro tramite accordi con Rsu e OO.SS. e sollecitiamo maggiore vigilanza da parte degli organismi proposti.

Ci eravamo appellati a mezzo stampa nel mese di giugno alle istituzioni per emettere ordinanze che vietassero di svolgere attività a forte rischio termico, in particolari fasce orarie della giornata".

30 gradi

E’ questa la temperatura registrata l’altra sera all’interno del reparto di medicina-chirurgia dell’ospedale del Casentino a Bibbiena. A denunciare la situazione, oggettivamente insostenibile sia per i pazienti che per i sanitari, è il NurSind.

Durante l’estate, si spiega dal sindacato delle professioni infermieristiche, il caldo all’interno del reparto e di numerosi ambulatori è insopportabile, anche complice l’alto tasso di umidità. Il colmo si è raggiunto l’altra sera, quando all’interno della medicheria del reparto di medicina-chirurgia il termometro del ventilatore, peraltro acquistato dai lavoratori, ha fatto registrare il dato record di 30 gradi.

“Si tratta di una situazione insostenibile - commenta il segretario territoriale Claudio Cullurà -. I colleghi ci raccontano di essere costretti a lavorare con le divise attaccate alla pelle e la biancheria intima inzuppata di sudore. Dal momento che l’impianto di riscaldamento e raffreddamento è vecchio e non funziona a dovere, dobbiamo sopportare queste condizioni disumane, che mettono a rischio la salute e dei pazienti e la nostra”.

In più occasioni, prosegue NurSind, l’Azienda ha inviato dei manutentori a controllare la situazione, ma la risposta è sempre la stessa: il caldo è dovuto al fatto che vengono lasciate le finestre aperte. “Ma è tanto difficile - conclude Cullurà - capire che gli operatori sono costretti a spalancare le finestre perché l’impianto di condizionamento non è adeguato e altrimenti nel reparto si rischierebbe di soffocare, tenendo conto che l’umidità sfiora l’80 per cento e che il personale si muove continuamente da una parte all’altra, con una sensazione di calore e quindi di disagio fortissima? Purtroppo questo problema non è nuovo: già l’anno scorso avevamo segnalato disagi simili, ma non sono stati posti in essere interventi risolutivi. Adesso è il momento di agire: non è possibile costringere il personale sanitario a lavorare in un ambiente così insalubre. E meno male che ci troviamo all’interno di un ospedale…”.

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