Banda del Jammer: ecco come hanno agito, incastrati dalle telecamere

Non una rapina, ma un lungo pedinamento prima del furto aggravato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 marzo 2016 13:10
Banda del Jammer: ecco come hanno agito, incastrati dalle telecamere

La banda aveva la disponibilità, oltre che di GPS magnetici, anche di inibitori di frequenze o jammer grazie ai quali, senza che i proprietari se ne accorgessero, impedivano la chiusura a distanza dei veicoli delle potenziali vittime, evitando dunque di dover perdere tempo a forzare le vetture.

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Firenze, supportati dai colleghi del Comando Provinciale di Milano e del Gruppo di Monza, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Firenze, su conforme richiesta della Procura della Repubblica, a carico di sei uomini, tutti residenti nell’hinterland milanese, ritenuti responsabili del furto e della successiva ricettazione di un ingente quantitativo di gioielli, asportati ad un rappresentante di preziosi.

L’indagine ha avuto inizio il 22 settembre 2015 quando un rappresentante di preziosi originario del Piemonte ha denunciato presso la Stazione Carabinieri di Firenze Rifredi di essere rimasto "vittima di una rapina perpetrata da due uomini, di cui uno probabilmente armato di pistola". I malviventi lo avrebbero "avvicinato nei pressi di Piazza Dalmazia, all'uscita da una gioielleria, appropriandosi di una valigia contenente il campionario, del valore di circa 200.000 euro, di proprietà di un’azienda orafa con sede in provincia di Alessandria".

Le indagini tempestivamente avviate dai militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Firenze, collaborati nella fase iniziale dai Carabinieri della Stazione di Rifredi, hanno consentito in un primo momento di ricostruire l’intero percorso effettuato dalla vittima sin dalle prime ore del mattino, allorquando era partita dal Piemonte e, dopo varie soste presso gioiellerie di varie province della Toscana, era infine giunta a Firenze.

Grazie ad un certosino lavoro di analisi dei filmati ripresi da decine di telecamere sparse lungo il tragitto, i Carabinieri sono riusciti ad individuare due veicoli (una Fiat 500 ed una Kia Sorento) che, senza ombra di dubbio, avevano pedinato per ore l’autovettura del rappresentante. In un unico fermo immagine è stato possibile individuare la probabile targa di una delle autovetture. I successivi accertamenti hanno permesso di ricondurre il veicolo ad un italiano 41enne residente in provincia di Milano, con precedenti per furto su autovettura.

Servizi di osservazione e pedinamento, riscontri incrociati ed attività tecniche hanno consentito progressivamente di individuare ed identificare i complici. Hanno 38 anni, 54 anni, 50 anni e 30 anni. La Procura della Repubblica di Firenze, in base alle risultanze investigative emerse, ha richiesto ed ottenuto per tutti gli indagati (gravati da specifici precedenti) la misura cautelare della custodia in carcere.

Le investigazioni, in particolare, hanno consentito di accertare che i cinque avevano pedinato per ore il rappresentante di preziosi mediante sofisticate attrezzature GPS e, al momento opportuno, avevano sottratto la valigia contenente il campionario asportandola dall’interno dell’autovettura della vittima, senza lasciare alcun segno di effrazione. Nessuna rapina quindi ma un furto aggravato.

Tale circostanza è stata poi “confessata” anche dal rappresentante di preziosi il quale, solo a distanza di alcuni mesi, ha ammesso di aver denunciato il falso, probabilmente per timore che l’assenza di tracce dell’avvenuto furto avrebbe reso poco credibile la sua versione con ripercussioni negative per il suo lavoro. Per tale motivo l’uomo è stato denunciato in stato di libertà per simulazione di reato.

Le indagini però non si sono fermate all’identificazione degli autori materiali. I Carabinieri sono infatti riusciti ad individuare anche il ricettatore dei gioielli. Si tratta di un 53enne, al quale gli operanti hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari.

Gli accertamenti condotti hanno inoltre consentito di acclarare che la banda aveva la disponibilità, oltre che di GPS magnetici, anche di inibitori di frequenze (jammer) grazie ai quali, senza che i proprietari se ne accorgessero, di fatto impedivano la chiusura a distanza dei veicoli delle potenziali vittime, evitando dunque di dover perdere tempo a forzarle.

Nel corso dell’indagine, durata quasi cinque mesi, i Carabinieri hanno altresì accertato come i malviventi, fossero abitualmente dediti alla commissione di furti su autovetture di persone facoltose, commessi non solo a Milano ma anche in rinomate località di villeggiatura.

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