Emergenza carceri, in Toscana strutture inagibili e manca la carta igienica

Il 2014 nel quale siamo appena entrati, se non ci saranno interventi concreti e strutturali, non si preannuncia come un anno migliore del precedente

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 gennaio 2014 15:25
Emergenza carceri, in Toscana strutture inagibili e manca la carta igienica

“Le condizioni del carcere di Sollicciano sono inumane e vergognose. Disperazione, disumanità, strutture fatiscenti e sovraffollate sono una costante del penitenziario fiorentino e sono la cifra di una vergogna per la nostra città e per il nostro Paese”. Così la senatrice di SEL Alessia Petraglia al termine del sopralluogo di oggi nel carcere di Sollicciano. “I corridoi invasi dall'acqua piovana, gli ambienti insalubri in cui sono costretti a vivere anche i figli di alcune detenute, bambine e bambini di pochi anni di età, a Sollicciano sono un'inaccettabile normalità che si protrae da troppo tempo e che già in passato avevamo denunciato – osserva Petraglia – Ma quest'oggi sono stata testimone di un fatto drammatico e singolare: alcuni detenuti della sezione penale maschile hanno gettato in mezzo ai corridoi umidi i loro materassi, degli sfiniti rettangoli di gommapiuma, ormai inadatti al riposto, e hanno deciso di dormire senza a partire da questa sera”. “Mi sono quindi ritrovata – prosegue la senatrice – a parlare con i detenuti riuniti in una sorta di assemblea, durante la quale ho avuto modo di ascoltare quanto sia difficile vivere in un carcere che anziché contribuire alla riabilitazione di coloro che hanno sbagliato, è sempre più una sorta di discarica sociale di persone abbandonate a se stesse, alle quali sono negati i più elementari diritti.

I problemi sono quelli della quotidianità, sono i materassi rotti, le celle piene, i pasti scadenti preparati in cucine inadeguate rispetto al numero di detenuti. Qualcuno può permettersi il lusso di acquistare il cibo e prepararselo per conto proprio, ma sono sempre in meno quelli che possono farlo, a causa di un prezzario altissimo rispetto alle reali possibilità economiche. A questo si aggiunge l'assenza di occasioni di lavoro offerte ai detenuti, un modo per guadagnare qualcosa, ma anche e soprattutto per prepararsi al reinserimento nella società”. “Le richieste dei detenuti – dice ancora Petraglia – sono un grido rivolto ad una politica che continua ad ignorare questa realtà, affrontata quasi esclusivamente con una logica emergenziale e inadeguata.

Ma la vera questione è il rispetto della dignità umana: per questo, nei prossimi giorni, scriverò alla ministra Cancellieri per chiedere provvedimenti immediati e concreti per Sollicciano che vadano oltre le buone intenzioni. Occorre intervenire subito, perché quanto sta accadendo nelle nostre carceri è intollerabile ed indegno di un paese che voglia dirsi civile”. Il 2014 nel quale siamo appena entrati, se non ci saranno interventi concreti e strutturali, non si preannuncia come un anno migliore del precedente.

Prima dello scorso Natale, a Firenze, il Ministro della Giustizia ha firmato un accordo con il Presidente della Regione per alcuni interventi da realizzare in Toscana, utili per alleviare i disagi e portare miglioramenti della situazione. Certo, si tratta di una iniziativa positiva, ma da questo a dire che si risolveranno i problemi del sovraffollamento detenuti ce ne corre e parecchio. Nella nostra regione sono presenti circa 4200 detenuti che sono ospitati/stipati in Strutture Penitenziarie che però - se fossero agibili al 100% delle previsioni – potrebbero contenerne circa 3000.

Invece almeno il 30% dei posti previsti non sono disponibili per mancata agibilità delle Strutture, per ristrutturazioni in corso e/o per Reparti ormai chiusi ed interdetti dalle attività da anni. Non esageriamo quindi nel dire che i detenuti in Toscana sono “stipati” in misura di circa il 70-80 % in più dei posti realmente disponibili. Con questi numeri si capisce che anche l’ipotesi di fornitura di 500 materassi da parte della Regione può coprire solo 1/8 del bisogno. Così come parlare di progetto per 300 detenuti tossicodipendenti, a fronte di circa il 40% della popolazione detenuta con problemi di quel tipo, è poca cosa. Nessuno dice che mancano orami cose basilari quotidiane per la gestione dei detenuti.

Un banale esempio ? Mancano i soldi per fornire la carta igienica e visto che quella serve ogni giorno che fare ? Anche i provvedimenti approvati all’ultimo istante dal Governo, che qualcuno definisce “svuota carceri”, serviranno praticamente a niente. Se per caso con questi provvedimenti usciranno in Italia circa 3000 detenuti, basteranno un paio di mesi per vederne rientrare almeno la metà (numericamente parlando). Nessuno spiega che talvolta, la stessa Magistratura, dispone misure alternative (che creano in certi casi anche lo sdegno della Pubblica Opinione, a fronte di reati che hanno un forte impatto percettivo sociale) perché sono i Magistrati stessi che sanno quali difficoltà possono esserci a disporre la carcerazione di certi soggetti… in poche parole che non c’è più posto dove allocare le persone condannate, oltre a quelle arrestate e/o solo fermate. Intanto sul sistema penitenziario incombono pesanti decisioni della Corte Suprema Europea di Giustizia, che ignorando il fatto che l’Italia è costretta ad organizzarsi per custodire in carcere circa 30.000 detenuti stranieri su 67.000 totali, sanziona il nostro Paese perché non assicura alle Persone detenute gli spazi necessari al requisito minimo previsto (7 metri quadrati per Persona).

Quindi lo Stato cosa fa ? Per evitare i ricorsi e le sanzioni economiche, decide di avviare nuove modalità di gestione dei detenuti in carcere, disponendo di lasciare i detenuti aperti fuori dalle celle almeno 8 ore al giorno (aspetto che si doveva già fare da sempre per quanto previsto dai regolamenti, ma che non si fa perché impossibile in questa situazione di sovraffollamento conciliare diritti, attività e sicurezza) esponendo così ad ulteriori rischi l’ordine e la sicurezza interna agli Istituti di Pena e con essi anche e soprattutto il Personale Penitenziario. In aggiunta si propongono forme di vigilanza dei detenuti definita “dinamica”, nel senso che, mancando Personale di Polizia Penitenziaria (ne sono in servizio 38.000 invece dei 45.000 previsti) un singolo Operatore controlla più spazi e/o più Reparti contemporaneamente. Su questo il Sindacato ha chiesto garanzie, perché nessun investimento è stato fatto ed è previsto a breve su quanto servirebbe per cambiare le modalità di gestione interna così come ipotizzato: nessuna automatizzazione di cancelli e sbarramenti, nessun nuovo idoneo sistema di video-sorveglianza, nessuna modifica alle normative penali e regolamentari circa la responsabilità del Personale sulle attività custodiali. Insomma si sbandierano novità all’insegna del “buonismo” verso la gestione delle Persone detenute mentre con il Personale le cose vanno diversamente.

Si pensi che in un anno si registrano in Italia oltre 70.000 procedimenti disciplinari sul Personale di Polizia Penitenziaria (una media di 2 a testa) per i motivi più disparati e tra questi, ad esempio: l’uniforme in disordine (tra l’altro le divise vengono rinnovate solo a distanza di anni), 10 minuti di ritardo nell’assumere servizio, il mancato saluto ad un superiore gerarchico, i capelli o la barba non curati. Questo si trasforma per il Personale in una sola cosa. Sanzioni con la decurtazione per motivi disciplinari sullo stipendio. Nel frattempo il clima in carcere tra Operatori e Persone recluse non è sempre idilliaco.

Le aggressioni al Personale non sono più fatti isolati, così come il fatto che il Poliziotto Penitenziario è esposto a vedersi gettare addosso ogni cosa: dagli escrementi, all’olio caldo di chi si prepara i pasti in cella, sputi, fino al sangue conseguente a comportamenti autolesionistici (se uno pensa che il 40% della popolazione detenuta ha problemi di tossicodipendenza e che di questi è altissima la percentuale di quelli che hanno correlate patologie sanitarie infettive è comprensibile in quale situazione si opera). Da tempo sono passate in secondo piano le vertenze per il mancato pagamento delle prestazioni straordinarie del Personale, così come delle missioni fuori sede per effettuare – ad esempio – le Traduzioni dei detenuti da un carcere all’altro e/o per la partecipazione ai processi nelle Aule di Giustizia.

Ormai i Poliziotti Penitenziari sono più attenti a come terminare il turno di servizio senza che accadano fatti gravi, che non incorrano in sanzioni disciplinari, che non rischino finanche la loro vita. In questa situazione è per il Sindacato inaccettabile parlare quindi di sperimentazioni fantasiose, come quella di riportare fino a 100 detenuti sull’isola di Pianosa, una Struttura chiusa da oltre 15 anni, carcere che venne chiuso proprio perché incompatibile proseguire a tenerlo in quel contesto ambientale dove non assicurare dignità né ai reclusi che al Personale di Polizia.

Quindi invece di pensare a progetti di rilancio agroturistico e ambientale di Pianosa, scaricando anche questo sull’impegno organizzativo di una Amministrazione (quella Penitenziaria) che non è in grado di assicurare dignità e rispetto delle regole neanche negli Istituti collegati e bene sul territorio con gli Enti Locali, la situazione potrà migliorare se le priorità di Spesa Pubblica saranno tenute ben presenti, abbandonando scelte di facciata. C’è da migliorare l’assistenza sanitaria in carcere, che la Regione Toscana tanto ha spinto perché fosse trasferita dal Ministero della Giustizia al SSN (che poi non è più “nazionale” ma bensì concretamente “regionale”) e che a distanza di anni mostra ancora pesanti lacune verso quanto deve essere assicurato alle Persone detenute. Noi confidiamo che la Politica voglia davvero occuparsi di un gravissimo problema di questa nostra Società, del Carcere, così come ogni giorno il Presidente della Repubblica invita a fare.

Se però i segnali, le risposte, sono quelle dell’accordo di Firenze di pochi giorni fa, la soluzione resta lontanissima. Fabrizio Ciuffini

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