L’ombra e il tempo fra Arte e Scienza alla Specola di Firenze

Nel corso dei millenni le attività umane sono state regolate dal sole; in principio con metodi empirici, ma non per questo meno efficaci, poi con strumenti e osservatori sempre più raffinati.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 novembre 2013 16:31
L’ombra e il tempo fra Arte e Scienza alla Specola di Firenze

La specola è un osservatorio, dal verbo latino specere che significa “osservare”; grazie all’osservazione dei raggi solari che entrano in determinati orifizi è possibile stabilire l’altezza del sole sull’orizzonte. La stessa funzione hanno le grandi meridiane, che sono state utilizzate come strumenti astronomici d’indagine scientifica. Fu proprio nella specola del Vaticano che il cosmografo Ignazio Danti fece notare a Papa Gregorio XIII, che il sole si trovava nel punto più basso sull’orizzonte in un momento largamente in anticipo rispetto al solstizio d’inverno.

Ciò era dovuto ad un piccolo errore nel calendario giuliano allora in uso, che si era accumulato nel tempo. L’anno successivo, 1582, le cose furono allineate saltando dieci giorni del mese di ottobre e cominciando a calcolare il tempo con il nuovo calendario intitolato a Papa Gregorio XIII, tuttora in uso, che si chiama appunto calendario gregoriano. Per diversi millenni le ombre che si accorciano e si allungano in relazione all’altezza del sole sull’orizzonte e alla sua posizione nell’arco della giornata, hanno misurato il tempo.

La gnomonica è la tecnica che si occupa della costruzione delle meridiane; lo gnomonista disegna i quadranti e posiziona gli gnomoni, che sono le punte delle aste. L’ombra dello gnomone proiettata sul quadrante indica la posizione del sole di quel preciso momento, quindi il punto esatto nell’arco della giornata e dell’anno, nel luogo specifico in cui è posizionato lo gnomone. Gli orologi sono meccanismi a movimento costante; le ore che misurano sono una convenzione, in quanto devono essere uguali in tutto uno stato, misurano il tempo civile.

Occorre evidenziare un’importante differenza fra tempo solare e tempo civile: la lunghezza dei giorni nell’arco dell’anno non è uguale, mentre per il tempo civile tutti i giorni sono di ventiquattro ore esatte. Per questo motivo lo gnomonista esegue dei disegni e inserisce dei numeri da sottrarre o aggiungere per allineare il tempo solare al tempo civile. E’ grazie alle ombre e all’osservazione del loro movimento nell’arco della giornata e dell’anno che la gnomonica rappresenta il macrocosmo e i grandi fenomeni celesti, per poterli osservare e studiare, per comprendere i movimenti apparenti del sole che da sempre hanno generato il senso del tempo.

Nell’arte le diverse combinazioni di ombre, che sono proprie di un luogo e di un particolare periodo storico, stimolano e motivano la costruzione di composizioni pittoriche. Simone Bartolini, gnomonista, espone modelli, foto di quadranti solari e meridiane, alcune di sua invenzione, più schede esplicative dei concetti fondamentali di cui si deve tenere conto per la costruzione di orologi solari. L’importanza e l’uso delle ombre nella pittura di Vittoria Angela Romei, hanno una funzione che non sfugge nemmeno agli occhi di un osservatore distratto.

Le ombre sono indicatrici della sorgente di luce e solo quando questa è il sole si parla di ombre naturali. Queste ombre stimolano gli archetipi che riconducono al periodo in cui la vita era regolata dallo scorrere del tempo reale; gli ombrelloni sono gnomoni. Bartolini posiziona lo gnomone su un quadrante per individuare il tempo di un momento; Romei attende un momento in cui si crea una particolare composizione di ombre. L’arte e la scienza in questa mostra sono due punti di vista distinti, spesse volte della stessa cosa. Vladimir Swarovski

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