Sanità Toscana tra chiusure di reparti e riorganizzazione: risparmio o anarchia?

Cisl: ''In Regione si discutono le ‘bozze’, ma nei territori ogni Asl va avanti per conto proprio, in modo scomposto e pericoloso''. Mugnai (Pdl): «Hanno ragione». Marroni: “Agiscono nel quadro di una strategia complessiva”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 novembre 2012 16:13
Sanità Toscana tra chiusure di reparti e riorganizzazione: risparmio o anarchia?

FIRENZE– Chi comanda nella sanità toscana? La Regione ha ancora il controllo del sistema o siamo in una situazione di anarchia da fine impero in cui ogni Direttore Generale di Asl si comporta come crede?” E’ la domanda rivolta ai vertici della Regione da Cisl e Funzione Pubblica-Cisl della Toscana, che accusano: “Mentre la Regione ci sottopone bozze di documenti con ipotesi di riorganizzazione, alla luce della spending review imposta dal governo, nei territori le Asl procedono unilateralmente e in modo scomposto alla ricerca di immediati risparmi, con rivoluzioni organizzative, chiusure di reparti e fughe in avanti.

Per fare una riforma seria ed efficace che vada oltre la strada accorciata e pericolosa dei tagli lineari –dice Rossella Bugiani, della Segreteria Cisl toscana- serve un approfondimento ed un confronto serio, regole condivise sulle priorità e una regia adeguata a livello regionale. Purtroppo, mentre a parole la Regione dice di voler garantire tutto questo, nei fatti le Asl procedono unilateralmente. Mentre abbiamo avuto da pochi giorni il documento dalla Regione, in bozza da discutere, sulle ipotesi riorganizzative, assistiamo a convocazioni informative dei Direttori Generali delle ASL in cui si mettono lavoratori e organizzazioni sindacali di fronte al fatto compiuto, dando il documento della Regione come un percorso già acquisito.” Marco Bucci, della Funzione Pubblica Cisl regionale offre alcuni esempi.

“A Firenze il Direttore dell’ASL 10 convoca comparto e medici informando di decisioni già prese sulla rimodulazione del territorio e la chiusura di unità chirurgiche. A Careggi il Direttore decide che entro 2 mesi tutto il sistema convenzionato con le case di cura private in intramoenia ritorni nell’Azienda Ospedaliera senza porsi il problema di oltre 130 dipendenti che rischiano di rimanere per strada se alcune case di cura decideranno di chiudere.

A Livorno –prosegue Bucci- la Direttrice ostenta decisioni già prese sulla riorganizzazione dei Dipartimenti e su pesanti interventi per i laboratori di analisi, mettendo i sindacati di fronte al fatto compiuto, senza attendere il tavolo regionale né un confronto adeguato di approfondimento. “A Prato –aggiunge il segretario FP- si è deciso di bloccare totalmente il turn over assistenziale di oltre 60 unità fra infermieri e sindacati, creando una situazione insostenibile nei reparti ospedalieri.

Per non parlare di Grosseto, dove sul territorio si stanno chiudendo servizi a causa di carenza di personale, accentrando tutto sull’ospedale principale con conseguenti disservizi sulle prestazioni.” “Comprendiamo la necessità di attivare da subito linee di risparmio -sottolinea la Cisl- ma facciamo presente all’Assessore Marroni e al Presidente Rossi che le azioni da attivare impattano sulla pelle delle persone, cittadini e lavoratori, e sulla sostenibilità di attività lavorative che non hanno limiti infiniti.” Si schiera a favore della Cisl Marco Carraresi, consigliere regionale Udc e membro della Commissione sanità: “La Cisl ha perfettamente ragione nel domandarsi se la Regione ha ancora sotto controllo la politica sanitaria toscana, o se si invece siamo ormai all’anarchia”: lo dice Marco Carraresi, consigliere regionale, membro della Commissione sanità, che commenta le osservazioni e le critiche della Cisl toscana sulla sanità regionale, facendo un’analisi e una proposta concreta, quella dell’accorpamento delle Asl toscane.

“Il problema vero, al di là dei limiti di conduzione politica e della obiettiva complessità del comparto sanitario –spiega Carraresi-, è la necessità di una riorganizzazione della cosiddetta “governance”: contiamo infatti ben ventuno enti diversi fra Aziende USL, Aziende ospedaliere, Estav, soggetti di cura e di ricerca. Tanti, troppi perché si possa pensare di riorganizzare il sistema e di razionalizzare la spesa senza toccare anche l’organizzazione istituzionale. E’ quindi necessaria –continua Carraresi- una rigorosa e consistente opera di “dimagrimento” del numero dei soggetti e una ridefinizione dei relativi modelli, ruoli e assetti: un solo Estav, trasformato da Ente “specialista delle gare” a struttura professionale del mercato delle acquisizioni di beni e servizi; il definitivo e chiaro superamento delle Società della Salute; e soprattutto la ridefinizione dell’architettura del sistema delle ASL, che andrà ricondotta ad una dimensione territoriale che tenga conto anche dei nuovi assetti istituzionali del sistema province e città metropolitana appena definito dal Governo.

Non ci sono più scuse: ora che anche il Governo ha scelto la riorganizzazione delle dieci province toscane in tre Aree Vaste (Arezzo è rimasta da sola ma può benissimo essere messa assieme a Siena e a Grosseto), è necessario ridurre da 12 a 3 delle Aziende sanitarie territoriali. Questa sarebbe parte fondamentale di una vera riforma del sistema sanitario toscano. Ma purtroppo di questa parte, nel documento presentato giorni fa dall’Assessore Marroni, non c’è traccia alcuna”. «Sulla sanità toscana la Cisl ha perfettamente ragione: non è governata, e si procede tentoni tagliando qui e là senza intervenire dove invece si dovrebbe, ovvero sulla governance.

Tutto vero. Lo chiediamo da tempo immemore». A parlare così, concordando a pieno con le preoccupazioni espresse oggi dalla Cisl in merito alla sanità regionale, è il Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (Pdl). «Sono lieto di trovare nuovi compagni di viaggio nelle battaglie che abbiamo portato avanti da anni, sostenendole con mozioni, interrogazioni e ogni altro strumento che la democrazia mette a disposizione delle opposizioni. Ora però – afferma Mugnai – bisogna smetterla di traccheggiare con una sforbiciata qui e una lì, e procedere a una riforma organica dell’intero sistema.

A cominciare dagli apparati, non dai servizi e dalle persone, come avviene per i medici del 118 cui l’ex assessore Scaramuccia aveva promesso la stabilizzazione e che adesso si vedono invece rimangiata quella promessa ritrovandosi condannati a un futuro di precarietà quella sì a tempo indeterminato. Non possono essere queste le priorità di un buon governo di nulla, figuriamoci di un settore delicato come quello della salute». Il Pdl la sua ricetta ce l’ha, e su richiesta della maggioranza l’ha sottoposta da tempo al vaglio della Commissione regionale dove si è spiaggiata nel remoto di qualche cassetto: «Per conciliare risparmio e mantenimento degli standard qualitativi la chiave di volta sta nella riduzione degli apparati, nel drastico ridimensionamento del ruolo della politica all’interno della sanità e nella ricollocazione del paziente al centro del sistema attraverso i nove punti che già nel giugno scorso abbiamo sottoposto prima al Consiglio regionale e poi, su precisa richiesta della maggioranza, alla Commissione Sanità: revisione del numero delle Aziende sanitarie, con conseguente recupero di risorse che così, sottratte all’apparato, potrebbero essere destinate al potenziamento dei servizi; superamento della fallimentare esperienza delle Società della Salute; accorpamento degli Estav da tre a uno come il Consiglio regionale, all’unanimità, aveva già disposto approvando oltre un anno fa una nostra mozione mai attuata; definizione puntuale della rete ospedaliera, ma anche di ruoli e funzioni tra Aziende ospedaliere e territoriali, così da evitare inutili sovrapposizioni e sprechi; ripensamento del modello per intensità creando un necessario equilibro con i servizi da erogare sul territorio; garanzia del diritto all’assistenza dei non autosufficienti; maggiore integrazione e pari dignità tra pubblico e privato accreditato con garanzia della libertà di scelta per i cittadini; valorizzazione del rapporto con il volontariato.

La strada è obbligata. Serve il coraggio di percorrerla». “Le aziende sanitarie agiscono nel quadro di una strategia complessiva, gestita dalla Regione e la applicano localmente. Sarà compito della Regione discutere con le organizzazioni sindacali un ulteriore coordinamento di tutte le azioni in campo. Il momento richiede tempi brevi ed un approccio rapido e concreto. L’assessorato e le direzioni delle Asl sono aperte alla discussione ed al confronto su tutti i temi”. Così l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni risponde agli interrogativi sollevati dalla Cisl sulla governance della sanità toscana.

“Vogliamo mantenere – prosegue l’assessore – l’attuale livello dei servizi e salvare il nostro sistema sanitario in una fase molto complessa che vede, accanto alla profonda riforma strutturale portata avanti dalla Regione, l’azione delle singole Asl per attuare la spending-review entro il 2012. Azioni così complesse necessitano necessariamente anche del coinvolgimento dei sindacati, secondo uno schema consolidato di relazioni e rapporti tra le parti. E’ così che siamo partiti in questa opera di riorganizzazione e così continueremo, in maniera sempre più approfondita, con tavoli aperti sui singoli filoni e temi di intervento, mantenendo, come Regione, il coordinamento strategico di tutte le iniziative”. “Mi assumo l’impegno a definire entro i prossimi due mesi un progetto sanitario specifico, che miri a tenere conto delle peculiarità dell’insularità e della qualità, adeguatezza, quantità e sicurezza dei servizi sanitari, al fine di servire e tutelare al meglio la popolazione dell’isola d’Elba”.

Come promesso nel corso dell’incontro di mercoledì scorso con i sindaci elbani, oggi l’assessore Marroni ha inviato loro una lettera, in cui mette nero su bianco gli impegni che la Regione intende assumersi per la sanità dell’isola. Nella lettera, inviata a tutti i sindaci per il tramite di Roberto Perìa, sindaco di Portoferraio e presidente della Conferenza dei sindaci, l’assessore fa presente “la situazione di grave crisi economico-finanziaria che il nostro Paese sta attraversando e la consistente riduzione delle risorse a disposizione”, condizioni che “hanno reso obbligato procedere in tempi brevi all’analisi delle strutture e dei servizi del sistema sanitario regionale, per individuare spazi di razionalizzazione e ottimizzazione che conducono ad una necessaria revisione dei modelli organizzativi e produttivi”.

Un’azione che – si sottolinea nella lettera – “è comunque improntata al rispetto dei principi di universalità, di qualità, di equità e quindi al mantenimento e possibilmente al miglioramento del livello dei servizi e dell’assistenza”.

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