Province, in Toscana si passa da 10 a 4: le reazioni della politica

Giurlani: "Confermata nella sostanza l'idea iniziale di Rossi di creare tre grandi aree". Ex Lega Nord: "Giornata di lutto per la Toscana".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 ottobre 2012 16:15
Province, in Toscana si passa da 10 a 4: le reazioni della politica

Da 86 a 51 in tutta Italia, da 10 a 4 in Toscana. Il riordino delle province è cosa fatta. Il governo ha deciso, mettendo in pratica i tagli annunciati, in base ai parametri di popolazione e superfice, con alcune deroghe. Il quadro che emerge in Toscana riserva molte sorprese: la città metropolitana di Firenze comprenderà anche le limitrofe Prato e Pistoia; Arezzo farà provincia a sé: Grosseto e Siena si uniranno e nascerà la macro provincia del nord e del litorale, cioé Lucca, Massa-Carrara, Pisa e Livorno.

La riforma sarà attiva a partire dal 2014 e a novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici. “La Città metropolitana deve nascere dal rapporto paritario tra Firenze, Prato e Pistoia per costruire insieme la nuova ‘governance’ di questa importantissima area della Toscana centrale”. E’ questo il primo commento di Andrea Barducci, presidente della Provincia di Firenze, alle decisioni assunte dal governo in merito al riordino delle Province.

“Il coinvolgimento di Firenze, Prato e Pistoia nella creazione della Città metropolitana è uno scenario che auspicavamo, per il quale abbiamo lavorato da anni e che ovviamente non ci coglie impreparati – spiega il presidente Barducci - Già da tempo le Province di Firenze, Prato e Pistoia hanno avviato intese e collaborazioni a livello istituzionale per ottimizzare il servizio ai cittadini: dalla gestione dei rifiuti, al turismo fino alla pianificazione dei parchi e della aree verdi.

Un processo di collaborazione sempre più stretto che era stato sollecitato anche dal mondo economico più rappresentativo delle tre province. Ora dobbiamo lavorare tutti insieme – aggiunge Barducci – per cogliere le importanti opportunità che si aprono per questa area della Toscana centrale che, lo ricordo, accoglie al suo interno oltre un milione e mezzo di abitanti, e che genera oltre il 50% del Pil regionale. A questo punto sarà fondamentale il rapporto di collaborazione con la Regione Toscana – precisa Barducci – per definire al meglio deleghe e sistema di governance.

Credo che questo processo virtuoso appena iniziato debba continuare favorendo la fusione tra i Comuni”. Empoli, Pistoia e Prato faranno parte quindi della città metropolitana di Firenze. Soddisfatti Brenda Barnini, segretario Pd Empolese Valdelsa e Patrizio Mecacci, segretario Pd metropolitano Firenze, che dichiarano: «Finalmente l'area vasta metropolitana Firenze-Prato-Pistoia diventa realtà e siamo contenti che il Governo dei tecnici questa volta abbia ascoltato la proposta migliore fatta dalla politica.

Una proposta che trova un fondamento concreto in decenni di programmazione regionale e sostenuta con forza dal nostro partito, ritenendo che fosse sbagliato limitare la città metropolitana alla sola provincia di Firenze. Il sistema economico, infrastrutturale e di servizi pubblici, il pendolarismo per studio e per lavoro, le dinamiche demografiche, le sensibilità delle associazioni di categoria e sindacali, tutto nei fatti spingeva nella direzione dell'area vasta. La decisione del Governo ci consegna oggi l'opportunità di lavorare davvero a questa prospettiva e dotare la Toscana di una grande area metropolitana che sappia parlare all'Europa e costituire l'asse portante per uno nuovo modello di sviluppo economico della nostra regione».

La prossima settimana i segretari Barnini e Meccacci incontreranno i loro omologhi di Pistoia, Marco Niccolai, e di Prato, Ilaria Bugetti, per approfondire gli sviluppi del decreto sul riordino delle province. Il capogruppo Pd a Prato, Emiliano Citarella: "Il gruppo del Pd di Prato in consiglio provinciale esprime sconcerto per l'operato del Governo in merito a un riassetto istituzionale fatto sulla testa dei cittadini e con scarso rispetto della storia e del territorio. Siamo impegnati nella tutela delle nostre comunità nel rispetto del compito di rappresentanza che ci hanno attribuito.

Non intendiamo cedere a campagne campanilistiche, come quelle portate avanti dal centrodestra, ma rivendicare attenzione per le autonomie locali e per promuovere lo sviluppo economico e sociale". "A parte il fatto che Arezzo sia riuscita per poco a mantenere la sua autonomia, per il resto trova sostanziale conferma l'idea iniziale del presidente Rossi delle tre aree vaste – è il commento a caldo di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana – Una decisione che sembra avere una sua logica, soprattutto nell'unire Prato e Pistoia a Firenze, creando una importante area centrale, nevralgica per tutta la Regione".

Preso atto della decisione dell'esecutivo, si tratta adesso di vedere come reagiranno gli enti interessati: "A questo punto spero che ogni ragionamento legato a logiche campanilistiche debba essere abbandonato – continua Giurlani -. Oltretutto le aree che si vanno a costituire sostituiscono le province, non i comuni. Quindi, per esempio, non capisco la grande avversità di Prato a stare insieme a Firenze. Qualche dubbio, casomai, può nascere dal concentrare nello stesso ente ben 4 delle attuali province, cioé Lucca, Massa-Carrara, Livorno e Pisa, anche se mi pare comunque una soluzione più omogenea e sostenibile di quanto non fosse quella che accorpava Pistoia e Prato all'area del nord della regione". Dichiarazione della Portavoce dell’Opposizione regionale Stefania Fuscagni: “Siamo contenti per l’autonomia di Arezzo unica scelta razionale e giusta , ma tutto il resto è un minestrone quasi disgustoso che non accontenta nessuno.

Non si disegna la Toscana col righello seduti a un tavolo distante chilometri dalle reali esigenze del territorio. Penso che il Presidente Rossi avrà molto da farsi perdonare agli occhi dei toscani per non aver voluto comprendere le buone e vere ragioni dei territori che oggi, francamente, sono nella stragrande maggioranza mortificati”. Dichiarazione del Vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Roberto Benedetti (Pdl): «A parte il governatore Enrico Rossi, oggi i toscani sono tutti scontenti.

Con la decisione del governo sul riordino delle Province sono state disattese le proposte del Cal, dell’Upi e del tutto ignorate quelle uscite dal Consiglio regionale. Quanto accade oggi, è anche la conseguenza dell’incapacità dimostrata dal non aver saputo elaborare, in Consiglio regionale, una proposta univoca». «In tutto questo, Rossi ha giocato la sua partita sulle spalle dei toscani, ottenendo ciò che voleva con le complicità emerse stamani dalle dichiarazioni dei presidenti delle Province di Pistoia Federica Fratoni e di Firenze Andrea Barducci, con un evidente retrogusto anti-renziano».

«Purtroppo pensiamo che a subirne le conseguenze negative saranno i cittadini toscani» Dichiarazione del Vicecapogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Paolo Enrico Ammirati: «Il mantenimento dell’autonomia della Provincia di Arezzo è un risultato che conferma l’impegno speso dal Pdl in favore del territorio aretino». «Sono estremamente soddisfatto, insieme a tutto il partito, perché sono state riconosciute le prerogative della nostra comunità che legittimamente ha sempre ritenuto di avere tutti i requisiti per ottenere lo status di Provincia anche in questo nuovo assetto.

Sta ora a noi far sì che questo ruolo non rimanga confinato alla carta ma venga esercitato per un rilancio complessivo del territorio sia sotto l’aspetto economico, sia sotto l’aspetto della coesione sociale, sia sotto l’aspetto più complessivamente politico. E’ un lavoro impegnativo ma entusiasmante, per il quale chiederemo il concorso di tutta la collettività». Dichiarazione del Consigliere regionale del Pdl, Stefano Mugnai: «Personalmente, lo ribadisco, sarei stato favorevole a una abolizione tout court delle province.

Tuttavia, il governo nazionale ha scelto per la via del riordino e su questa ci siamo dovuti confrontare. In quest’ottica, è con soddisfazione che si apprende della decisione del governo nazionale che ha salvaguardato l’autonomia della Provincia di Arezzo, considerando la sussistenza sostanziale dei parametri a ciò necessari. Se questa interpretazione ha prevalso è merito della compattezza con cui tutta la comunità aretina ha fatto sentire, in maniera decisa ma mai sgangherata, la propria voce univoca in difesa delle ragioni del territorio.

Questo dev’essere un solido punto d’orgoglio. L’atmosfera di unità oltre ogni steccato ma solo nell’interesse del territorio che abbiamo respirato il 5 settembre scorso alla Borsa Merci è stata qualcosa di inedito. Proprio quella capacità di superare le barriere ideologiche e gli interessi particolari è ciò che consente oggi di portare a casa il risultato. In tutto ciò non dobbiamo dimenticarci di ringraziare il governatore Enrico Rossi, dato che quel sussulto di orgoglio è stato una reazione alla prepotenza con cui, nelle sue dichiarazioni agostane, dimostrava di considerare Arezzo e gli aretini non altro che un’appendice marginale, una sorta di provincia dell’Impero.

Dinanzi a questo Arezzo compatta ha detto no; e l’ha spuntata». La dichiarazione del presidente della Provincia di Prato, Lamberto Gestri, sul decreto di riordino delle Province: “Siamo di fronte al risultato di una partita cominciata male e finita peggio. Soprattutto senza tenere conto delle volontà che hanno espresso i territori. Da Prato era arrivata una posizione chiara e univoca, con una ragionevole richiesta di deroga. Il blitz del Governo, con l’inserimento di Prato nella città metropolitana, rappresenta l’ennesimo colpo di mano.

Mi auguro che il Parlamento intervenga. Non ci rassegniamo. La battaglia da fare adesso, più uniti che mai, è quella di affermare il ruolo centrale di Prato. Dobbiamo essere pragmatici e guardare prima di tutto all’interesse dei pratesi. Per noi le priorità restano lo sviluppo dei territori e delle nostre imprese, i servizi per la gente, la salvaguarda dell’autonomia dei Comuni e delle comunità. E’ stato tutto sbagliato dall’inizio. Si doveva mettere mano a una riorganizzazione complessiva, che tagliasse gli sprechi dove ci sono davvero.

In questo modo andiamo a creare enti di secondo grado, gestiti da nominati invece che da amministratori eletti che devono rendere conto ai cittadini. Ora si apre la partita delle competenze. Mi fa paura la gran voglia che c’è in giro di centralizzare tutto, perdendo di vista il contatto necessario con le esigenze del territorio e con i cittadini. In questi quindici anni le risorse più consistenti del bilancio provinciale sono state spese per le scuole superiori, le strade e la salvaguardia dell’ambiente.

Voglio proprio vedere in futuro cosa accadrà. Intanto non ci saranno grandi risparmi e l’attività resterà paralizzata, bloccando opere pubbliche e progetti avviati”. «A parte gli aretini e il governatore Enrico Rossi, oggi è una giornata di lutto per i Toscani». È il commento dei consiglieri regionali di “Più Toscana” Antonio Gambetta Vianna (capogruppo) e Gian Luca Lazzeri «i cittadini toscani – chiosano Gambetta Vianna e Lazzeri – ci rimetteranno da questa folle riorganizzazione che vede praticamente due aree vaste più Arezzo e la fusione di Siena e Grosseto.

Come gruppo ci siamo adoperati per promuovere la soluzione dell’Upi del 5+1, ma il Governo ha optato per una mega provincia costiera dalla Lunigiana a Piombino e per una vasta area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia. Soluzioni, queste, che mortificano i territori. Visto che Rossi si è visto esaudire il suo desiderio – concludono Gambetta Vianna e Lazzeri –, adesso dovrà riorganizzare i servizi in base alle decisioni del Governo. Cominciamo dalle Asl: ci sono quattro Province? Allora bastano quattro Asl».

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