Sit in notturno in piazza Strozzi per i dipendenti FNAC

Il 13 gennaio 2012 la sede centrale di Fnac annuncia con un comunicato stampa un'imponente ristrutturazione dell'azienda, delineando le iniziative di risparmio programmate per ciascun Paese in cui Fnac è presente

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 settembre 2012 15:41
Sit in notturno in piazza Strozzi per i dipendenti FNAC

Dopo Milano e Roma, i dipendenti di Fnac Italia – a rischio chiusura – manifestano a Firenze in Piazza Strozzi e davanti al negozio di Gucci, marchio di punta del Gruppo PPR di cui Fnac fa parte. Alla protesta pacifica e civile di Milano (6 settembre) è seguita quella di Roma (13 settembre). PPR ha risposto chiudendo il negozio di Gucci di via Condotti, che non ha così partecipato alla Vogue Fashion’s Night Out. Enormemente preoccupati per la situazione e stupiti del silenzio dei vertici di Fnac e del Gruppo PPR, i dipendenti di Fnac Italia chiedono risposte chiare, esaustive e credibili sul loro futuro, continuando la protesta pacifica a Firenze. "Qui la porta di Gucci sarà aperta o chiusa? Monsieur Pinault ha intenzione di rispondere alle domande dei 600 lavoratori Fnac italiani o di continuare a ignorarle nel silenzio? Fnac è una catena francese di megastore di libri, musica, dvd e prodotti di tecnologia, presente in Italia con 8 negozi e un sito e-commerce, per un totale di circa 600 dipendenti dell’età media di 30-35 anni.

Fnac è una società del Gruppo PPR, che detiene tra gli altri i marchi Gucci e Bottega Veneta. Il Gruppo PPR è presieduto da François-Henri Pinault, che negli ultimi anni ha sempre più decisamente manifestato l’intenzione di spostare gli interessi del Gruppo sui marchi del lusso. Il 13 gennaio 2012 la sede centrale di Fnac annuncia con un comunicato stampa un'imponente ristrutturazione dell'azienda, delineando le iniziative di risparmio programmate per ciascun Paese in cui Fnac è presente.

Al destino di Fnac Italia il comunicato dedica una sola riga: In Italia, dove non sussistono più le condizioni per un’attività in proprio, la Fnac vaglierà tutte le possibili opzioni e prenderà una decisione entro l’anno. Oggi, a otto mesi da quell'annuncio, i dipendenti di Fnac Italia non hanno ricevuto alcuna informazione sulla loro sorte e sulla sorte dell'azienda. Otto mesi sono passati nel silenzio, nell'incertezza e nell'attesa. Nel frattempo si avvicina la scadenza del 31 dicembre - data entro la quale sarà presa la decisione sul destino dei 600 lavoratori di Fnac Italia - e la prospettiva della chiusura si fa sempre più reale. Dal 6 settembre a oggi il tam tam della protesta ha raccolto solidarietà e interesse ovunque: dalla pagina facebook “Salviamo Fnac” che in una settimana ha ricevuto oltre 3.000 adesioni al mondo della politica. Diversi sono anche gli artisti che hanno espresso la propria solidarietà verso i lavoratori di Fnac Italia: Litfiba, Subsonica, Afterhours, 99 Posse, Diaframma, Marco Parente. Le reazioni politiche alla mobilitazione di Firenze: “Coinvolgeremo Provincia e Regione.

Faremo di tutto perché il negozio resti aperto: a costo di trovare noi degli acquirenti. Del resto, con i suoi 14 milioni di acquirenti l’anno, non dovrebbe essere difficile”. Stefano Salvi (Assessore al lavoro del Comune di Campi Bisenzio) ”Preoccupa la paventata chiusura, accanto a quella della libreria Edison” Dario Nardella (Vicesindaco di Firenze) “Il Partito Democratico metropolitano di Firenze esprime forte preoccupazione per il poco chiaro processo di ristrutturazione della Fnac: gli oltre 60 dipendenti del punto vendita dei Gigli hanno diritto a delle risposte chiare.

Sarebbe impensabile che i lavoratori e le lavoratrici del punto vendita Fnac, che appartiene alla grande multinazionale di marchi della moda e del lusso, possano rischiare il loro posto solo per strategie di marketing industriale e senza la condivisione di alcun percorso che li metta al riparo dallo spettro del licenziamento. Da parte del Pd va a loro la massima solidarietà e la disponibilità a sostenere la loro causa in tutte le sedi opportune, per difendere i loro interessi e quelli di tutto il territorio fiorentino, che dopo anche i brutti precedenti relativi a chiusure o trasferimenti di aziende, uno per tutti il caso della Champion di Scandicci, non può permettersi un’ulteriore perdita di imprese e posti di lavoro”.

Stefano Righeschi (PD Firenze Coordinamento metropolitano) “Apprendiamo che la multinazionale francese del Commercio Fnac ha presentato il piano industriale 2015-2018, nel quale c’è il fondato rischio della chiusura del punto vendita campigiano, all’interno del centro commerciale i Gigli. Rifondazione Comunista della Provincia di Firenze nel prestare attenzione a questa vertenza raccoglie l’appello dei lavoratori Fnac e della Filcams CGIL affinché le istituzioni intervengano senza alcun indugio per impedire la dismissione del sito e per salvaguardare lavoro, occupazione e diritti.

Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista nell’esprimere solidarietà e sostegno alla vertenza dei lavoratori della Fnac dei Gigli di Campi Bisenzio e a tutti gli altri lavoratori di Fnac Italia, chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’assessore competente di riferire: se risponde a verità la dismissione della rete commerciale italiana e quindi anche dello stabilimento di Campi Bisenzio dal piano industriale del Gruppo Fnac e cosa intende fare per sostenere la vertenza sindacale in atto che prevede tra l’altro una manifestazione dei lavoratori per il 18 settembre se è previsto un incontro della Provincia di Firenze insieme alle Istituzioni coinvolte – Comune di Campi e Regione Toscana – al fine di scongiurare la chiusura dei punti vendita, con il mantenimento dei livelli occupazionali e la riconferma del sito produttivo nella sede nella Provincia di Firenze.

Altresì chiediamo di sapere se l’Amministrazione Provinciale ha verificato nelle sedi di sua competenza lo stato delle relazioni sindacali, la correttezza degli atti e delle informazioni acquisite relative ai movimenti del gruppo industriale e soprattutto il tipo di profilo sociale che l’impresa intende adottare anche per evitare speculazioni finanziarie e massacri sociali". Andrea Calò e Lorenzo Verdi (Consiglieri provinciali di Rifondazione Comunista)

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