Regione: Acceso dibattito sui tagli che colpiranno le famiglie toscane

Quali saranno le fasce tutelate, se ve ne saranno. Chi cadrà sotto la falce del risparmio? Ecco cosa ha deciso la politica in Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 agosto 2012 19:37
Regione: Acceso dibattito sui tagli che colpiranno le famiglie toscane

Oggi la Regione Toscana ha predisposto atti e compiuto scelte conseguenti alla cosiddetta “spending review”. Manovra nazionale di lacrime e sangue - votata anche dal Partito Democratico-, ma fortemente osteggiata dalla Federazione della Sinistra perché "colpisce duramente lo Stato Sociale, la sanità pubblica, il lavoro, le fasce sociali più deboli". Il Consiglio impegna la Giunta a proseguire nelle politiche di revisione della spesa già avviate, che consentano anche di proseguire essenziali politiche di investimento.

In sede di Conferenza Stato-Regioni la Giunta dovrà inoltre chiedere interventi correttivi al provvedimento, per garantire la salvaguardia del sistema di welfare ed una maggiore equità. L’esecutivo dovrà infine riferire puntualmente al Consiglio sui conseguenti provvedimenti e sulla loro attuazione. Con una mozione approvata a maggioranza si è concluso così il dibattito sulla comunicazione della Giunta. Hanno votato a favore i gruppi Pd, FdS-Verdi, Idv ed il consigliere Pieraldo Ciucchi (gruppo Misto).

Contrari PdL, Lega Nord Toscana e Marina Staccioli (gruppo Misto). Il gruppo Udc si è astenuto. Il consigliere Marco Manneschi (IdV) ha annunciato il voto favorevole del proprio gruppo solo sulla parte dispositiva della mozione, “troppo timida nel criticare le scelte del governo Monti e della maggioranza che lo sostiene”. A suo giudizio tali scelte minano la coesione sociale, intervenendo sul presidio della sanità pubblica, irrinunciabile per tutelare con senso di equità le fasce più deboli.

“Le misure non sarebbero queste se ci fosse una chiara maggioranza parlamentare – ha osservato – Sono necessarie le elezioni per restituire al governo la sua legittimità”. Sono state invece respinte una mozione della Lega Nord Toscana e una mozione del PdL. La prima, illustrata dal capogruppo Antonio Gambetta Vianna, sollecitava un impegno della Giunta per l’attuazione del federalismo fiscale e l’introduzione di costi standard in tutti i settori della pubblica amministrazione.

La mozione chiedeva inoltre la modifica del piano regionale di alienazione degli immobili ed una giusta sinergia con il privato. La seconda è stata invece presentata da Alessandro Antichi. “E’ un invito a raccogliere la sfida come un’opportunità” ha sottolineato, per attuare un vero e proprio “piano di emergenza” per evitare l’aumento della pressione fiscale già alta, che rischia di compromettere la competitività del sistema economico. “Il sistema Isee in sanità rischia di aumentare la distanza tra sistema dei servizi e cittadini – ha aggiunto Marco Taradash (PdL) – E’ necessario introdurre modi diversi per determinare la compartecipazione”. “Non c’è il riconoscimento del ruolo positivo svolto dal governo Monti” ha osservato Giuseppe Del Carlo, annunciando il voto di astensione del gruppo Udc sulla mozione PdL.

Sulla mozione della Lega Nord il voto dell’Udc è stato contrario. “Ci sta arrivando addosso uno tzunami, ma non saremo noi i liquidatori dello stato sociale in Toscana”. Così il presidente Enrico Rossi ha commentato la situazione alla luce del decreto legge nazionale n.95 sulla revisione della spesa pubblica, intervenendo nel corso del consiglio regionale straordinario che si è tenuto questa mattina. “Il nostro bilancio è sano – ha poroseguito il presidente – i conti della sanità sono a posto, i bilanci certificati.

Lo attestano le agenzie di rating e lo stesso governo. Ora siamo di fronte a provvedimenti nazionali che non esito definire insostenibili e che mi auguro il governo voglia rivedere. La manovra avrebbe dovuto avere un maggiore segno di equità ma dobbiamo farcene carico. Vogliamo accettare la sfida, che è quella del mantenimento dello stato sociale riformandolo. Continueremo in una politica di rigore e nella spending review, ma non basterà. Quindi prima di tutto dobbiamo razionalizzare e riorganizzare il sistema sanitario pubblico e ad accesso universalistico, facendo uno sforzo per alzare il nostro livello di riforma eliminando eccessi, doppioni, e agendo soprattutto sul versante della qualità.

Ci vorrà il senso di responsabilità di tutte le istituzione e soprattutto il coivolgimento degli operatori, sui quali confido molto”. Secondo punto, la compartecipazione: “Iniziamo una politica difficilissima da realizzare – ha proseguito il presidente Rossi – chiedere una compartecipazione alla spesa secondo le possibilità di ciascuno, seguendo i principi costituzionali di progressività e solidarietà. Siamo infatti convinti che in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando sarebbe davvero sbagliato far parti uguali tra disuguali”. “Non stiamo vivendo tempi usuali – ha detto il presidente - Monti ha detto che siamo in guerra e quindi dobbiamo fare appello a tutte le nostre energie.

Se tenessimo tutto com’è saremmo travolti. Dobbiamo invece esercitare un rigoroso controllo della spesa, qualificare lo stato sociale ispirandoci al principio di solidarietà e chiedendodi più a chi può, e mantenere una quota adeguata e irrinunciabile di investimenti. La prossima tappa – ha concluso il presidente – sarà a settembre con il Dpef e la finanziaria 2013″. Gli interventi:

Monica Sgherri e Paolo Marini – consiglieri regionali Federazione della Sinistra – Verdi: "Nella manovra di Monti non c’è un euro speso per far ripartire le industrie italiane.

Si può continuare a tagliare i servizi e mettere le tasse ma il rigore da solo non ci porterà lontano. Ci vuole un progetto di sviluppo e iniziare a far pagare chi non ha mai pagato, invece ancora una volta la crisi è fatta pagare a chi in questi ultimi anni ha già duramente pagato in termini di riduzione del salario, servizi, tasse sulla prima casa, aumento del costo della vita. Noi siamo saldamente convinti che, e a saldi invariati, fossero possibili scelte e interventi di segno totalmente differente da far ricadere su chi la crisi in buona misura l’ha provocata e chi in questi anni è stato salvaguardato dai vari governi che si sono succeduti.

Scelte che avrebbero dovuto garantire maggiore equità sociale e tenuta dei servizi per le Regioni virtuose, come la Toscana. Nel merito, della manovra regionale, siamo convinti che il buon governo e la buona gestione economica e finanziaria della nostra Regione stiano permettendo di fare fronte a tagli drammatici rispettando, comunque, l’esigenza di una salvaguardia del proprio sistema sociale e sanitario. Abbiamo condiviso la manovra regionale con senso di responsabilità istituzionale ma anche chiaramente richiesto che nel documento finale la nostra Regione si impegni a proporre e promuovere a livello nazionale misure di radicale modifica a quella varata dal Governo. Come chiediamo, con forza, che gli effetti della manovra nazionale non siano pesantemente pagati con salari inferiori e meno tutele contrattuali, dai lavoratori e dalle lavoratrici di questa Regione. A settembre, come già dichiarato, chiederemo alla maggioranza regionale di avanzare al Parlamento una proposta di legge in cui siano messe nero su bianco proposte come l’azzeramento dell’acquisto di costosissimi aerei da caccia militari, il taglio delle pensioni d’oro, l’introduzione di una tassa sui grandi patrimoni, sulle rendite finanziarie e sui capitali scudati". L’intervento del capogruppo Pd, Vittorio Bugli in Consiglio regionale: “Il provvedimento messo a punto dal Governo mette mano in maniera pesante su questioni delicate per i cittadini, con tagli lineari che non tengono di conto della virtuosità delle Regioni e colpiscono in maniera pesante sanità e welfare: speriamo in dei correttivi a settembre ma nel frattempo dobbiamo garantire un futuro alla sanità toscana, ottenendo i risparmi attesi.”.

Così il capogruppo Pd Vittorio Bugli riguardo alle disposizioni della spending review approvata dal Governo, discussa oggi nella seduta straordinaria del Consiglio regionale in materia di riorganizzazione della spesa pubblica regionale. “Comprendiamo che vada fatto un sacrificio ma vogliamo mantenere la qualità del sistema sociale e sanitario che ci siamo conquistati. L’attuale situazione del nostro Paese, richiede a livello istituzionale un forte impegno per ridurre e riqualificare la spesa pubblica, ne siamo ben consapevoli, più di quelle rappresentanze politiche e economiche che si nascondono dietro a tatticismi, non riflettendo sulla gravità della crisi in atto.

–prosegue Bugli - La Toscana ha però già da tempo attuato una razionalizzazione delle spese e il nostro sistema sanitario, nonostante i tagli di questo e del precedente Governo, è in equilibrio finanziario, come attestato da un sistema di certificazione che riteniamo sia da estendere a tutte le Regioni, per una valutazione obiettiva del lavoro di ognuno. Non solo vogliamo mantenere la qualità dei servizi erogati finora ma vogliamo ottimizzarla, lavorando sulla presenza dei servizi, coinvolgendo gli operatori, ripensando la rete ospedaliera: è una sfida che vogliamo portare a termine al meglio, perché un sistema sanitario pubblico e universalistico è nel nostro Dna e i cittadini toscani lo meritano”.

Sintesi dell’intervento in aula del Consigliere regionale del Pdl, Marco Taradash: «A fronte di questo dibattito io vorrei porre un problema politico: in questo consesso abbiamo sentito molti interventi che, per dignità e spessore, sarebbero forse ben risuonati nel parlamento nazionale, ma che poco avevano a che fare col Consiglio regionale. Questo perché il Cons regionale ormai non è più adeguato al suo ruolo: si tratta di un’assemblea troppo piccola per intervenire entro un dibattito nazionale, diventato europeo.

Noi possiamo senz’altro sfogarci in quest’aula, ma poi non possiamo fare altro che registrare il fatto che non abbiamo alcun potere: né come singola Regione né come assemblea delle regioni. E allora: ritengo che il regionalismo italiano oggi non serva più. Oggi più che le Province bisognerebbe pensare di abolire le Regioni, ripensando una revisione complessiva del sistema istituzionale nostro paese, magari ripartendo dal dettato del professor Miglio che immaginava le macroregioni e rileggendo anche la situazione delle Province.

Tre Province in Toscana hanno senso se vanno a sostituire la Regione, altrimenti non ne hanno e la Regione le renderà superflue. Ci stiamo cacciando all’interno di un ulteriore vicolo cieco». «Sulla sanità vorrei poi porre un problema inedito: a Livorno, ad esempio, è in via di costruzione un nuovo ospedale. Ebbene: è stato fatto un calcolo del risparmio o meno che questa operazione implicherà? Ospedali negli ultimi anni ne sono stati costruiti molti, ad esempio quello di Cecina che però adesso viene ridimensionato.

Cosa si fa di questi ospedali? Si costruiscono per dare valore alla sanità, oppure per dare lavoro alle imprese? Ancora in tema di sanità, bisogna ripensare ai modelli. Da qualunque parte vengano gli stimoli, senza pregiudizi. In Emilia Romagna, ad esempio, la Lega delle Cooperative ha pensato a una mutua alternativa: beh, anche qui il tessuto delle cooperative è solido, dunque pensiamoci anche qui, proviamo a individuare strumenti che affianchino il sistema pubblico anziché continuare a togliere ai cittadini servizi e prestazioni».

«Idem sull’autostrada Tirrenica: un conto è come era stata pensata, un altro è come adesso viene realizzata. Ci costerà di meno o di più? Non c’è chiarezza su questo. I progetti vengono stravolti in base alle contingenze ma poi non c’è mai alcuna chiarezza sull’impatto economico, oltre che ambientale, che hanno sul territorio. In realtà ora i comuni verranno privati di una superstrada, non avranno, come si pensava, un'autostrada in più, e dovranno probabilmente affrontare nuove spese.

Noi questi problemi dobbiamo affrontarli, non dobbiamo essere ciechi. Altrimenti tra cinque anni ci troveremo di nuovo a discutere di spending review per colpa delle operazioni fatte oggi». Sintesi dell’intervento in aula della Portavoce dell’Opposizione Stefania Fuscagni: "Se certe scelte, che da anni il centro-destra propone, le avessimo fatte insieme, velocemente e non solo in parte perché costretti a trattare su ogni punto, oggi forse non sarebbe arrivata la stretta finale.

Ma la stretta finale è arrivata, e la sinistra ha una quota di responsabilità altissima, politica e prima ancora culturale. E la risposta? Insufficiente, come il documento della Giunta, con una manovra che per di più pesa sostanzialmente sulle spalle dei toscani. Del resto la Toscana arriva malmessa e pure inconsapevole di esserlo a questo appuntamento. La Toscana si è costruita scientificamente in modo da essere “prodiga” con il proprio apparato pubblico. E’ stata ed è una scelta politica, è stata una scelta sbagliata.

Do alcuni numeri che risalgono al 2010 al tempo cioè dove chi faceva il contenimento della spesa lo faceva per scelta politica e non per bisogno. In Toscana c’è 1 dipendente regionale ogni 1406 abitanti; in Lombardia 1 ogni 2918. In Toscana c’è 1 dipendente provinciale ogni 748 abitanti; in Veneto 1 ogni 1637 abitanti. In Toscana c’è 1 dipendente comunale ogni 134 abitanti; in Lombardia 1 ogni 159, in Veneto 1 ogni 180 abitanti. La Toscana a 1 unità di personale non medico ogni 177 abitanti; il Veneto 1 ogni 191 e la Lombardia 1 ogni 239.

La Toscana ha 1 direttore generale in sanità ogni 59.293 abitanti; il Piemonte 1 ogni 74.288 e la Lombardia 1 ogni 66.118. La Toscana ha avuto (e avrà nelle unioni dei comuni) 1 dipendente delle Comunità Montante ogni 9.013 abitanti a fronte dell’Emilia Romagna che ne aveva (e avrà in altro Ente) 1 ogni 35.745 o del Veneto che ne aveva (e avrà in altro Ente) 1 ogni 31.055 oppure della Lombardia che ne aveva (e avrà in altro Ente) 1 ogni 24.134. La Toscana ha 1 impiegato nei Parchi regionali o in Enti in difesa dell’Ambiente ogni 37.126 abitanti; il Veneto 1 ogni 76.642.

Un tempo questo assetto forse era tollerabile, oggi non più. La domanda è: quanto tempo ci vuole per tornare indietro? Perché questi numeri ci dicono che si è privilegiato l’assetto della macchina all’efficienza del sistema. La verità è che nel tempo delle “vacche magre” la Toscana vi entra dovendo sopportare la crisi generale e i propri errori strutturali. Nel tempo abbiamo fatto proposte per contenere la spesa su ogni settore: sanitario, ambientale, sociale. La risposta è sempre stata di enorme sufficienza anche dinnanzi ad un sistema che richiedeva interventi ovvi quanto urgenti per contenere spese che altrimenti non si fermeranno mai.

Un solo dato: il solo buco di bilancio in una sola ASL , quella di Massa, è poco meno di tutta la razionalizzazione triennale che Monti impone alla Toscana. La voragine di Massa è di 410 milioni di euro ed oggi alla Toscana si chiede una razionalizzazione in sanità di 310 milioni e nel complesso di 500 milioni in tre anni. Insomma: Massa batte Monti! Allora da noi viene una richiesta ben precisa: prima di toccare i toscani nella “carne viva”, fate scelte diverse. Scelte oggettive che ormai non sono né di destra, né di sinistra ma sono solo di buon senso.

Abolite le Società della Salute, riducete gli ESTAV e le ASL, cambiate il contratto di Arpat, fate e non annunciate la gara unica per il TPL, sospendete tutte le elargizioni alle varie Arci che fate ogni anno , buttate a mare le scelte improduttive su temi come la sensibilizzazione democratica, la pace nel mondo, la partecipazione pedagogica, i Toscani all’estero, Toscana Promozione, gli improbabili siti su come vestirsi a secondo del tempo che fa. Poi iniziate a spendere le risorse residue che in alcuni capitoli di spesa - penso all’ambiente o al territorio - sono davvero allarmanti.

Prendete le nostre proposte e le nostre ipotesi di razionalizzazione per quelle che sono: frutto di un lavoro serio che non è meno degno di attenzione del vostro. Abbiate il coraggio di ammettere di non farcela da soli. Ma soprattutto abbiate il coraggio di ammettere che la Toscana che avete costruito non ha le caratteristiche per farcela se non pesando sui toscani. Abbiate il coraggio di ammettere che i ticket si alzano più per ripianare i conti che non tornano a voi che per far fronte alla manovra e abbiate il coraggio di dire che le riforme non fatte e le scelte rimandate oggi si trasformano in tariffe più salate e nuova pressione fiscale.

Credo che sarebbe tempo che il centrosinistra ammettesse che il modello di welfare toscano non ha funzionato. Pensare di fare da soli, facendo pagare ai toscani il costo complessivo della crisi, non solo non è giusto ma crediamo che anche che le forze più sane della stessa maggioranza e le persone più responsabili non lo permetteranno. A questo punto aspettiamo segnali concreti che certo non possono essere espressi da una comunicazione che non fa autocritica e non preannuncia nulla di veramente strutturale ma si affida alla vecchia regola di coprire i tagli con rincari-ticket-fiscalità.

Non è più possibile". “Siamo in una fase di grande difficoltà. Sono momenti in cui le regole che abbiamo in testa rischiano di portarci verso luoghi sbagliati. Questi sono momenti in cui quello che non si sa vale molto più di quello che sappiamo. E’ per questo che è necessario mettersi in discussione, soprattutto in merito alla nostra capacità di comprendere la situazione, come segno della nostra intelligenza politica”. Questo il commento di oggi del Consigliere regionale del PdL Alessandro Antichi durante la seduta del Parlamento toscano. “In questa occasione è importante discutere delle misure di dettaglio, ma altrettanto importante è chiarire cosa stiamo facendo e dove andiamo.

Il Ministro Barca ha appena detto che la prospettiva di chiusura dell’anno con il pil a -2% sarà contraddetta al ribasso, la realtà sarà peggiore della previsione – spiega Antichi – Se comprendiamo la gravità del momento, capiamo anche che l’unica scelta politica che una classe dirigente seria può fare, è quella di pensare al ridimensionamento della propria presenza: non soltanto taglio, ma riqualificazione, riposizionamento, umile ridefinizione della propria presenza nei confronti di una società e di un’economia che soffrono di bulimia della presenza pubblica”. “La nostra mozione accetta la sfida della revisione della spesa non come un male necessario, ma come un’opportunità per poter cominciare una seria ridefinizione delle politiche pubbliche.

Inoltre – aggiunge il Consigliere del PdL – la nostra mozione invita ad un ripensamento non solo in termini di discontinuità di scelte operative, ma anche in termini di totale rivoluzione della politica stessa, che deve riconsiderare la propria posizione e la propria funzione. Politica non è solo intermediare le risorse, non è togliere i soldi da una parte e metterli da un’altra. Noi dobbiamo pensare che politica è altro – chiosa Antichi – è mettere in condizione di operare chi può operare, non scegliere al posto di altri.

E’arrivato il tempo di valutare seriamente, in modo non formale e non ipocrita, e di ripensare la politica, l’Italia e la Toscana”. Sintesi dell’intervento in aula del Vicepresidente Commissione Sanità Stefano Mugnai (Pdl): «Come spesso avviene quando ci sono grandi attese, poi finisce che le aspettative vengano deluse. Anche qui, dalla lettura e dall’ascolto di quanto la giunta ci ha comunicato, una cornice vagamente la si intuisce ma si fatica a individuare con compiutezza le scelte puntuali.

No perché: sulle affermazioni di principio siamo tutti d’accordo: facile dire che bisogna prendere di più a chi ha di più; poi bisogna vedere come ci si arriva, però. Forse alla fine vale di più leggere ciò che la giunta dice ai giornali, per capire quali siano le reali intenzioni ad esempio su come si andrà a applicare il modello Isee, sulle fasce di reddito, se ci sarà una doppia scala o meno... Eppure, definire le modalità con cui si fanno gli interventi avrei pensato dovesse essere il centro di questa seduta.

Invece si è parlato di altro». «Come può non trovare asilo in un documento ciò che la revisione della spesa implica quanto alle minori risorse erogate? Voglio dire: i soldi che non arriveranno come gettito dal governo sono gli stessi soldi che poi vengono impiegati per ripianare i bilanci delle Asl. Sono gli stessi soldi, e sono soldi dei toscani. Io ricordo che solo un mese fa, con la finanziaria regionale, 45 milioni di euro sono stati sottratti al fondo per i trasporti, e dunque ai pendolari, per confluire sui fondi destinati a ripianare i bilanci di alcune Asl.

Era solo un mese fa, ed era la finanziaria della giunta. Ancora: non su Marte ma in Toscana, a Massa Carrara per la precisione, il 20 giugno scorso i revisori dei conti, dinanzi a una voragine nei bilanci che ormai ammonta a 401.891.652 euro, invitavano nella loro relazione «la direzione a intraprendere senza alcun indugio tutte le possibili iniziative affinché la Regione provveda alla copertura delle perdite e soprattutto alla liquidazione di quanto dovuto (pari a euro 401.891.652 comprensivo anche della perdita 2011), vista la critica situazione finanziaria in cui versa l’Azienda, senza considerare gli effetti che ciò produce non soltanto in termini economici di bilancio ma anche nei confronti della collettività e di chi opera costantemente con l’Azienda stessa».

E poi: «Per la perdita dell’esercizio 2011 pari a 55.776.863 euro – si legge ancora nella relazione – il direttore generale non ha indicato le modalità di copertura, così come previsto dalla recente normativa regionale». Ora, questa non è l’opposizione che fa oziose polemiche come potreste voler affermare: no no, sono i sindaci revisori della Asl di Massa. Ebbene: oggi siamo qui a parlare dei sacrifici che chiediamo ai toscani e di questo non si parla? E come si può non parlare di quanto è accaduto a Siena? Anche qui: ci avete detto a mezzo stampa che c’è un’inchiesta della procura, e sempre a mezzo stampa ci avete detto che quei dieci milioni di rosso verranno ripianati.

Beh ma non ve la potete levare così di tacco, perché qui poi si vanno a chiedere sacrifici ai cittadini». «Le vie alternative ci sono. Ci sono da abolire la Società della Salute, cosa che chiedono anche i sindaci Pd, ci sono gli Estav da accorpare, le Asl da ridurre: di questi temi si parla o no? E poi c’è una questione di stile: mentre noi andiamo a chiedere sacrifici ai cittadini, bisogna avere coraggio e capacità politica di stringere la cinghia anche aggredendo le rendite di posizione.

Questo è un passaggio necessario. Noi non ci sottraiamo al confronto. Sul merito siamo pronti a raccogliere la sfida, ma serve la franchezza di parlare di tutto, perché sono tutte risorse dei cittadini e fanno tutte parte del sistema. Questo metodo degli annunci a mezzo stampa ci fa invece pensare che la giunta non abbia la volontà di generare una discontinuità. Eravamo pronti al confronto anche sul Piano sociosanitario, superato dal contesto che va cambiando. Anche qui: vi nascondete dietro alla spending review, ma quando l’assessore Scaramuccia si è dimessa e il Piano è rimasto bloccato la spending review non c’era ancora.

E ora annunciate atti di governo che verranno attuati in assenza della cornice normativa che il Piano sociosanitario avrebbe garantito. Erano cinquecento pagine: non servono più? Si butta via tutto? Due anni e mezzo di legislatura? Bisogna limitarci ad enunciare che va preso di più a chi più ha? Beh… un po’ poco davvero. Bisogna parlare di tutto: ci sono le luci, ma ci sono anche le ombre. E serve l’onestà anche intellettuale di parlarne».

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