Aiuti a ristoranti, bar e imprese del divertimento: presentate 4.936 domande

La proposta della presidente di Confcommercio Pisa: “Contributo di solidarietà del pubblico impiego, non toccato dalla crisi”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 febbraio 2021 21:34
Aiuti a ristoranti, bar e imprese del divertimento: presentate 4.936 domande

A disposizione c’erano oltre 19 milioni e 543 mila euro, destinati ad aiutare ristoranti, bar e imprese del divertimento che da gennaio a novembre 2020 avevano patito perdite per almeno il 40 per cento del fatturato. Al momento pare che di milioni ne potrebbero avanzare otto. Il bando annunciato a dicembre e pubblicato l’11 gennaio si è chiuso infatti con 4.936 domande presentate e 11 milioni e 526 mila euro e spiccioli di potenziali contributi richiesti. Ogni impresa poteva contare, per gli undici mesi presi in esame, su un indennizzo di 2500 euro.

Alla fine le domande sono state meno del previsto. “Gli otto milioni che da un primo esame delle domande non saranno spesi – assicura l’assessore al commercio e al turismo, Leonardo Marras -saranno comunque utilizzati per altri interventi di ristoro e solidarietà destinati al mondo della ristorazione e più in generale alla filiera del turismo, magari a chi non ha potuto partecipare al bando pubblicato ma che comunque ha patito ugualmente pesanti danni durante i mesi prima del lockdown e poi per la restrizioni imposte per contenere il rischio di contagi da coronavirus”.

Prima dovrà però essere completata l’istruttoria: per chiudere il bando scaduto il 25 gennaio gli uffici regionali stimano trenta giorni di lavorazione per esaminare tutte le richieste. Alcune devono infatti ancora depositare la documentazione a corredo delle autocertificazioni fornite nella domanda.

Contributo di solidarietà del pubblico impiego e taglio delle tasse per salvare le imprese. E' questa l'accorata richiesta che la presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Federica Grassini rivolge alla politica, che invece di essere concentrata ad intercettare i fondi del Recovery Fund è esclusivamente interessata ai propri giochi di potere. “Fino ad oggi sono stati erogati appena 10 miliardi di euro di ristori, a fronte di 128 miliardi erogati dalle banche al sistema delle imprese, grazie al fondo garanzia.

Sono dati oggettivi che mettono in luce quanto ridicoli e inadeguati siano stati gli stanziamenti del Governo rispetto alle reali necessità di liquidità delle imprese e quanto queste siano oggi ulteriormente indebitate, considerando che al debito preesistente la pandemia si è aggiunto un surplus di debito ulteriore. Una montagna di oneri che prima o poi dovranno essere ottemperati, in un contesto in cui lo stato di salute del quadro economico è drammatico: 230.000 imprese chiuse, 2 milioni e mezzo i disoccupati, - 10% dei consumi complessivi. Oggi le imprese non sono più quelle del febbraio del 2020, ed è impensabile che la tassazione si mantenga su livelli che già allora erano considerati insostenibili.

Il taglio drastico e immediato delle tasse resta una priorità assoluta”.

“Come Atlante che regge il peso del mondo, questa crisi grava interamente sulle spalle del sistema produttivo, ma se vogliamo davvero ripartire è necessario riequilibrare oneri e onori” - sottolinea inoltre la presidente di Confcommercio: “Ci sono vasti settori della burocrazia del pubblico impiego che non sono stati minimamente scalfiti da questa crisi e ai quali si dovrebbe poter imporre un Contributo di Solidarietà per sostenere la ripresa e l'occupazione del comparto imprenditoriale privato, che peraltro mantiene quella stessa burocrazia. Riequilibrare il rapporto tra “garantiti” ed “esposti”, in un contesto emergenziale in cui nessuno deve sottrarsi da dare il proprio contributo, è una questione non solo di equità sociale, ma anche di sviluppo e di prospettiva possibile per il futuro”.

“Crisi sanitaria, crisi economica, e crisi sociale sono innestate una nell'altra e quello che più grandemente ci preoccupa è che i politici stanno perdendo una montagna di tempo a fronte di un deciso allargamento dell’area del disagio sociale, attualmente solo in parte contenuta dal blocco dei licenziamenti e dalla deflazione” - conclude la presidente Grassini.

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